La Quaresima: non un tempo di rivoluzione
Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina per abitarvi, ci dice il profeta Isaia nel capitolo 58, una delle pagine più belle della parola di Dio sul digiuno! Il digiuno più bello che il Signore vuole è quello dell’astenerci dal continuare come abbiamo fatto sino ad oggi per entrare in un movimento di conversione che ci fa aprire gli occhi al mondo. Chissà, tra le persone che conosciamo, quante catene inique possiamo aiutare a sciogliere, quante corde che legano i nostri amici alla tristezza possiamo provare a spezzare, quanti imprigionati dai drammi della loro vita possiamo accompagnare. Quanto pane abbiamo ancora da condividere!
Si certo, il pane del tempo da dedicare alla solitudine, il pane della pazienza da dedicare a chi ci da fastidio, il pane della dignità a chi non ce l’ha … ma non dimentichiamo di condividere anche il pane di farina che sprechiamo ogni giorno, non dimentichiamo di dover ridimensionare il pane delle nostre comodità e dei nostri gadget per comprare farina da condividere, aprire le porte per i miseri, dare un vestito a chi non ce l’ha, una penna a chi vorrebbe studiare!
Tommaso d'Aquino e le diverse vocazioni nella Chiesa
Pubblichiamo l'omelia che fr. Miroslav Konštanc Adam O.P., Rettore della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Urbe, ha tenuto ieri nella Basilica di S. Maria sopra Minerva in occasione della festa di S. Tommaso d'Aquino.
Carissimi fratelli ed amici!
Oggi, anniversario della traslazione delle reliquie di San Tommaso d’Aquino a Tolosa nell’anno 1369, celebriamo la festa di questo grande Santo Domenicano. Figlio dei conti d’Aquino, signori di Roccasecca, Tommaso, nato nel 1225, era destinato ad una splendida carriera politica, o per lo meno ad una dignitosa carriera prelatizia. Serio fin da giovane, riflessivo e saggio, i genitori lo vedevano già o ministro o cardinale, o almeno abate di una grande abbazia, come quella per esempio di Montecassino. Tommaso deluse tutto il parentado quando, dopo aver studiato filosofia a Napoli, dichiarò di voler entrare nel giovane, povero, combattuto Ordine di San Domenico: un Ordine addirittura di “mendicanti”! I nobili parenti tentarono in ogni modo d’impedirgli quella ritenuta pazzia. I fratelli lo inseguirono per sequestrarlo. Egli riuscì a sfuggire alle troppo premurose attenzioni della famiglia, ed entrato tra i frati predicatori venne inviato allo Studio di Parigi, dove i compagni lo schernirono per il suo carattere taciturno.