Perugia, San Domenico
I domenicani Cristiano Ermanni della Staffa e il b. Nicola da Giovinazzo, che giunsero a Perugia intorno al 1230, furono i primi frati mendicanti a stanziarsi in città. Qui edificarono tra il 1231 e il 1260 una primitiva chiesa nell’area dove oggi sorge il chiostro maggiore.
Nel 1304, avendo l’Ordine assunto un ruolo assai importante in città sia dal punto di vista politico che religioso, si iniziarono i lavori di costruzione per una nuova grandiosa basilica. La chiesa venne terminata nel 1458 con stile gotico e consacrata da papa Pio II Piccolomini l’anno successivo.
La nuova chiesa a tre navate con copertura a volta sorretta da piloni ebbe già alla metà del Cinquecento i primi problemi di staticità.
All’inizio del Seicento dopo il crollo delle navate (1614-1615) la chiesa venne interamente rifatta su disegno dell’architetto pontificio Carlo Maderno (1629-1632).
L’imponente facciata, che si apre in cima ad una scalinata a doppia rampa, è ornata da portale di epoca cinquecentesca mentre il fianco e l’abside conservano i contrafforti e le finestre ogivali di epoca Trecentesca
L’interno, con pianta a croce latina, è caratterizzato da nudità d’insieme. Contrasta con l’austerità delle navate il gotico fiorito della notevolissima vetrata absidale, datata 1411 e firmata dal perugino Bartolomeo di Pietro e dal fiorentino Mariotto di Nardo. Il finestrone, alto 23 metri, è il più grande dell’epoca dopo quello del Duomo di Milano.
Il campanile fu costruito verso la fine del Quattrocento ed era sormontato da un’altissima cuspide piramidale che sorreggeva una palla ed una croce. L’altezza complessiva doveva raggiungere i 126 metri. Nel 1545 fu mozzato al disopra dei due finestroni gotici.