Roma, Santa Maria s. Minerva
Nella seconda metà del secolo XIII alcuni frati domenicani si insediarono nella chiesa di S. Maria sopra Minerva a seguito di una concessione, nel '75, da parte delle monache di S. Maria in Campo Marzio. Con i lavori di ampliamento della chiesa i frati iniziarono a realizzare e ad ampliare quello che sarebbero divenuto il nucleo primitivo del convento. L'antico nucleo del convento era probabilmente formato da un chiostro che serviva per aggregare edifici necessari alla vita quotidiana dei frati che, conformemente alla propria Regola, vivevano (e vivono) in clausura. Già dai primi anni del '300 questa realtà domenicana diventa una tra le più importanti della città di Roma, ospitando già più di cinquanta frati.
Nel XV secolo si ha una intensa attività edilizia nel complesso minervitano, in particolare grazie al'aiuto della famiglia Orsini, del cardinale Giovanni Torquemada e Oliviero Carafa. Proprio a quest'ultimo,cardinale protettore dell'Ordine, si deve il primo ampliamento di rilievo del primitivo nucleo del convento.
Il convento fu anche sede di due conclavi che videro l'elezione dei papi Eugenio IV e Nicolo V. Il convento domenicano della Minerva divenne insomma una realtà molto significativa nella vita religiosa romana, vedendo non a caso anche la presenza di grandi figure come S. Caterina da Siena (1347-1380) e il Beato Angelico (1395-1455), entrambi sepolti nella basilica.
Nel 1577 venne istituito nel convento, da parte di Giovanni Solano, il Collegio di San Tommaso d'Aquino, realtà dedicata alla formazione intellettuale e religiosa dei frati domenicani proveniente dalle provincie d'Italia. Un altro grande ampliamento avvenne nella prima metà del XVII secolo sotto il generalato di Niccolà Ridolfi.
Durante la violenta occupazione francese di Roma (1797 – 1814) il convento venne utilizzato come caserma di due reggimenti di fanteria, provocando così un forte degrado dei luoghi. Un altro violento cambiamento si ebbe, in particolar modo, con la soppressione delle corporazioni religiose nel giugno del 1810. A seguito di tale editto, infatti, i frati furono costretti ad abbandonare il proprio convento e a disperdersi. Dopo alcuni anni, però, riuscirono a riprendere possesso del proprio convento iniziando, nel 1825, un'opera di restauro delle pitture del chiostro contiguo alla chiesa che, durante l'occupazione francese, venne adibito a stalla. Ma nel 1849 alcuni militari francesi, che con il loro esercito avevano ristabilito a Roma l'autorità pontificia, presero nuovamente alloggio nel convento.
Il convento venne definitivamente espropriato nel 1871 dal novello Stato italiano quando la "Commissione per il trasferimento della sede di governo a Roma" scelse il convento domenicano della Minerva come sede per il Ministero del Tesoro e delle finanze e, in seguito, della Direzione Generale delle Poste e Telegrafi.
I frati poterono tornare in una parte del proprio convento soltanto nel 1929 quando, nel clima di riconciliazione fra Stato e Chiesa dovuto al Concordato, riottennero in uso alcuni locali attorno al primo chiostro, quello cioè attiguo alla Basilica.