La conversione come dono di sé
Ognuno di noi – specie in questo tempo di grazia che la Quaresima rappresenta – è chiamato a dare una risposta sincera a Dio che lo chiama, prendendo coscienza, con profondità nuova, della necessità della conversione del cuore e della vita. La conversione implica quel particolare “lavoro” su noi stessi, spesso impegnativo ed esigente, che comprende un’accoglienza rinnovata della parola di Dio e una disponibilità confermata ad un’ascesi, anche come capacità che sa valorizzare i tempi più caratteristici della purificazione, perché l’amore di carità in noi divenga gradualmente più autentico.
E tutto questo con un ritorno al Sacramento della Penitenza, come penitenti che hanno scoperto la grazia del pentimento e la gioia del perdono di Dio. Ora, è bene ricordare - contro ogni prassi “magica” della celebrazione della Penitenza sacramentale - che il Sacramento non crea il penitente, ma sacramentalizza la penitenza, cioè la conversione attuata [è questa un’espressione varie volte proposta dal fr. Dalmazio Mongillo OP nei corsi di insegnamento in teologia morale, di cui era professore all’Angelicum].
Gesù, le tentazioni e Tommaso d'Aquino
A conclusione del suo commento sull’episodio evangelico di Lc 4,1-13, san Tommaso presenta questa considerazione un po’ sorprendente:
In ciò che abbiamo visto, l’evangelista mostra come Cristo sia stato esaminato e promosso, mediante la sua vittoria sul diavolo, e ora mostrerà come Cristo incominciasse ad insegnare.
Dicevo questa notazione sorprendente, perché è evidente che, per poter insegnare, Gesù non avesse avuto bisogno di superare un esame e siamo, perciò, tentati di veder nell’espressione di san Tommaso solo una battuta adatta al suo uditorio, ma senza vera consistenza. Se, tuttavia, ci riflettiamo meglio, possiamo forse scoprire in queste parole una chiave per capire più profondamente l’evento, che ci viene riportato, della tentazione di Gesù.