Tommaso d'Aquino e le diverse vocazioni nella Chiesa
Pubblichiamo l'omelia che fr. Miroslav Konštanc Adam O.P., Rettore della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Urbe, ha tenuto ieri nella Basilica di S. Maria sopra Minerva in occasione della festa di S. Tommaso d'Aquino.
Carissimi fratelli ed amici!
Oggi, anniversario della traslazione delle reliquie di San Tommaso d’Aquino a Tolosa nell’anno 1369, celebriamo la festa di questo grande Santo Domenicano. Figlio dei conti d’Aquino, signori di Roccasecca, Tommaso, nato nel 1225, era destinato ad una splendida carriera politica, o per lo meno ad una dignitosa carriera prelatizia. Serio fin da giovane, riflessivo e saggio, i genitori lo vedevano già o ministro o cardinale, o almeno abate di una grande abbazia, come quella per esempio di Montecassino. Tommaso deluse tutto il parentado quando, dopo aver studiato filosofia a Napoli, dichiarò di voler entrare nel giovane, povero, combattuto Ordine di San Domenico: un Ordine addirittura di “mendicanti”! I nobili parenti tentarono in ogni modo d’impedirgli quella ritenuta pazzia. I fratelli lo inseguirono per sequestrarlo. Egli riuscì a sfuggire alle troppo premurose attenzioni della famiglia, ed entrato tra i frati predicatori venne inviato allo Studio di Parigi, dove i compagni lo schernirono per il suo carattere taciturno.
Lo chiamarono “il bue muto”. Ma Sant’Alberto Magno, suo maestro, apprezzando la riservatezza del suo giovane scolaro, ebbe a dire: “Sì, egli è un bue, ma un giorno i muggiti della sua dottrina saranno uditi in tutto il mondo”.
Lo studio fu la vocazione di Tommaso d’Aquino: lo studio costante, amoroso, profondissimo di quella dottrina senza fondo, che è la Teologia, cioè la scienza di Dio. Quando il giovane, non solo studente, ma da vero studioso, era immerso nella lettura e nella riflessione, diventava quasi insensibile ad ogni stimolo esterno. Il risultato più poderoso dei suoi profondi studi e delle sue continue meditazioni, fu la monumentale Summa Theologiae, paragonata a una grandiosa e completa cattedrale, salda su incrollabili fondamenta e splendida di altissimi luminosi fastigi. Quando morì, nel 1274, la sua tersissima intelligenza aveva lasciato sulla terra la testimonianza più prodigiosa di uomo innamorato della verità. Nel 1323 il Papa Giovanni XXII lo volle giustamente iscrivere nel catalogo dei Santi.
A chi gli opponeva domandando: “Ma dove erano le virtù eroiche del grande maestro di dottrina? Dove i miracoli del sapiente filosofo e teologo?”, il papa rispose: “Quante proposizioni teologiche scrisse, tanti miracoli fece”. E tributò al frate domenicano innamorato della verità, l’elogio massimo che si potesse fare a un maestro di dottrina: “Tommaso – disse – ha illuminato la Chiesa più di tutti gli altri Dottori, e un uomo fa più profitto sui libri suoi in un solo anno, che non sulle dottrine degli altri per tutto il tempo della sua vita”. Così Tommaso dei conti d’Aquino, il bue muto, il frate studioso, il maestro esemplare, fu proclamato Santo e Dottore della Chiesa, con l’altissimo attributo di Dottore angelico.
Cari fratelli e sorelle, la parola di Gesù: “Voi siete la luce del mondo”, si può applicare a molte vocazioni cristiane ma è particolarmente adatta a un santo come Tommaso d’Aquino i cui scritti illuminano ancora oggi il pensiero cristiano e tutto il pensiero umano. Le parole di Gesù: “Voi siete la luce del mondo”, ci fanno intravedere qual è la condizione per poter essere la luce del mondo; non si tratta semplicemente di usare la propria intelligenza per ricercare il segreto delle cose ma prima di tutto di mettere la propria intelligenza in relazione con Dio.
“Alla tua luce vedremo la luce”, dice un salmo: per vedere la luce presente nella creazione di Dio bisogna essere in rapporto con lui. Ecco perché non esiste vera sapienza senza preghiera. “Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza”, dice il Libro della Sapienza. Tommaso d’Aquino è stato un santo contemplativo: il suo ideale era trasmettere agli altri le cose che egli stesso aveva contemplato, cioè capite nella preghiera, comprese nel rapporto con Dio. L’intelligenza da sola può certamente fare molte cose, costruire sistemi di idee, ma sono sistemi che non corrispondono alla sapienza, hanno un effetto devastatore. San Tommaso d’Aquino è sempre rimasto profondamente unito a Dio, ha pregato per ottenere quell’intelligenza vera, dinamica, equilibrata che proviene dal creatore; per questo ha potuto accogliere anche idee pagane. Non ha avuto paura di studiare Aristotele e di cercare nelle sue opere luce per capire meglio il mondo creato da Dio. Egli è riuscito a rendere sapienti le idee pagane; è stato aperto in modo straordinario a tutta la creazione di Dio, a tutte le idee umane proprio perché viveva intensamente il suo personale rapporto con Dio.
Nella Chiesa ci sono molte vocazioni. Alcuni sono chiamati ad insistere fino al paradosso sul rifiuto della sapienza umana. Altri come San Tommaso d’Aquino hanno la vocazione di far vedere che tra loro è possibile una profonda conciliazione che avviene quando si è rinunciato all’autonomia umana per darsi tutto a Dio; si è completamente all’unisono con il creatore ed egli ci mette profondamente in accordo con la creazione.
Domandiamo al Signore che apra il nostro spirito ad accogliere in pieno la luce, in modo da poter attirare quelli che ne sono in ricerca; che siamo davvero anime viventi del rapporto con Dio e proprio per questo capaci di orientare verso tutte le ricchezze nell’universo. Amen.
Prof. P. Miroslav Konštanc Adam, O.P.
Rettore della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino in Urbe
Roma, Basilica di S. Maria sopra Minerva, Festa di San Tommaso d’Aquino, 28 gennaio 2016
Le fonti usate: P. BARGELLINI, Mille Santi del giorno, Città di Castello (PG), 19887, p. 57; A. DOSSENA, Illustrissimi in bianco e nero, Bibbiena, 1998, pp. 264-266; http://www.lachiesa.it/calendario/Detailed/20130128.shtml