“Per amore di Te”
La confessione di fede
di san Tommaso d’Aquino
San Tommaso, “cantore dell’eucarestia”, che redasse l’ufficio e la messa della festa del Corpus Domini, tre giorni prima di morire, al momento di ricevere la comunione come viatico, si rivolge al Cristo con questi sentimenti:
Ricevo Te, prezzo della redenzione dell’anima mia. Ricevo Te, viatico della mia peregrinazione [in terra]. Per amore di Te ho studiato, ho vegliato, ho faticato. Te ho predicato, Te ho insegnato. Mai ho proferito qualcosa contro di Te, ma se qualcosa l’ho detta, l’ho detta per ignoranza e non persisto nella mia idea. E se ho detto qualcosa di errato rispetto a questo sacramento e agli altri, rimetto tutto alla correzione della santa Romana Chiesa, nella cui obbedienza ora lascio questa vita (Tocco, Vita di san Tommaso, n. 58).
In questa professione di fede, san Tommaso esprime innanzitutto la gratitudine per la redenzione della sua anima, che Cristo ha operato donando la sua vita in riscatto per l’uomo. Egli riconosce che l’amore di Cristo, che dona la sua vita per la salvezza degli uomini, è all’origine del suo moto d’amore per Cristo. È la vita, il comportamento di Cristo che commuove il cuore di Tommaso, lo fa uscire da sé stesso per amare Gesù Salvatore. L’amore che nutriamo per Cristo è suscitato da Lui stesso, è un dono che Lui ci fa.
Egli, poi, riconosce Cristo come il compagno di viaggio che ha sostenuto (“viatico”) il percorso della sua vita terrena. Cristo amato da Tommaso in tutto ciò che ha fatto: lo studio, con le veglie e le fatiche, anche corporali, sostenute per amore di lui. Cristo oggetto della predicazione e dell’insegnamento di Tommaso – pensiamo al sermone VIII, E Gesù cresceva in età, sapienza e grazia; pensiamo allo studio dei misteri della vita di Cristo, nella 3a parte della Somma di teologia.
Tommaso professa poi la sua fedeltà a Cristo, la sua buona fede in tutto ciò ha detto su di Lui. E sottomette i suoi scritti al giudizio e alla correzione della Chiesa, rinnovandoLe la sua obbedienza, nel momento di uscire da questa vita per entrare nella patria eterna.
Questa preghiera racchiude la parabola della vita terrena di Tommaso, dalla sua professione di obbedienza religiosa fino alla sua morte: un autoritratto del religioso e del teologo che egli è stato.
Teologo novatore (Tocco, n. 15), che introduce nella riflessione teologica verità tratte da autori pagani, ebrei e musulmani, per dire “non una parola qualunque ma la Parola che spira l’Amore”.
Teologo combattivo, che rivendica, assieme ad Alberto Magno, questo modo innovativo di fare teologia, osteggiato dai suoi confratelli tradizionalisti, timorosi che il confronto con il pensiero non cristiano compromettesse l’integrità della fede. Combattivo anche nel denunciare la pretestuosità degli attacchi contro la vita religiosa mendicante e nel difendere la verità della fede cattolica contro gli errori del passato e della sua epoca.
Teologo che partecipa alla riforma degli studi nell’Ordine e per i suoi confratelli scrive la Somma di teologia e altre opere.
Il segreto della sua monumentale produzione sta proprio nell’amore per Cristo ch’egli confessa alla fine della sua peregrinazione terrena. Se “Dio e tutto ciò che si riferisce a Lui come alla sua causa e al suo fine” sono l’oggetto della teologia, Cristo però “si è fatto via” perché ciascun uomo possa raggiungere il suo fine, Dio nella visione beata.
La vocazione religiosa, che consiste nell’amore unico per Dio in Cristo Gesù, ha nutrito tutta la teologia di san Tommaso, in un’armoniosa unità di vita.
fr. Adriano Oliva, O.P.