Uscire dal tempio
Nel discorso rivolto alla Chiesa italiana nel duomo di Firenze, Papa Francesco ha indicato alla nostra chiesa italiana di uscire dal tempio:
Una Chiesa che presenta questi tre tratti – umiltà, disinteresse, beatitudine – è una Chiesa che sa riconoscere l’azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella vita quotidiana della gente.L’ho detto più di una volta e lo ripeto ancora oggi a voi: «preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze.Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti» (Evangelii gaudium, 49).
“Alzati, va’ a Ninive la grande città…” dice Dio a Giona. E’ lo stesso invito che rivolge a ciascuno di noi...
Uscire dal tempio … In una società che cambia, divenuta culturalmente pluralistica, secolarizzata e per più di un aspetto post-cristiana, in una Italia da rievangelizzare, che senso ha restare all’interno o alla porta del tempio, sulla difensiva, attendendo e invitando quelli che stanno fuori a entrare? Occorre uscire dal tempio, in campo aperto. Urge andare per le strade delle nostre città, condividendo problemi, ansie, fatiche e speranze degli uomini dei nostri quartieri, per fare di Cristo il cuore del mondo … Dopo l’età del Tempio, la nostra sarà la nuova età della Tenda. Uscire dal Tempio (inteso come luogo dove converge la maggioranza) e piantare la Tenda di Dio nel mondo (simbolo di una minoranza nomade, in cammino nella storia degli uomini). (B. Sorge, Uscire dal tempio, Marietti)
E’ lì, nella città che Dio parla … ci parla là dove ci sono drammi, bisogni, problemi, gioie, ferite e sogni. E’ lì, nella città che siamo chiamati a “parlare”, annunciare, vivere, testimoniare, condividere, con gesti spesso ardui e scomodi … Per non doverci più lamentare con le parole di un vescovo: “Dovunque Gesù andasse scoppiava una rivoluzione; dovunque vado io, la gente mi serve il the …”
O con quelle di mons. Tonino Bello:
La nostra fede non ha molta polvere sulle scarpe, non sa di polvere, non ha profumi di strada, non ha sapori di piazza, non ha odori di condomini. Ha solo il profumo dell’incenso delle nostre chiese.
Sembrano, a me, essere queste alcune condizioni perché l’uscita dal tempio e abitare la città, possa assolvere il suo compito con correttezza. Il compito di questa evangelizzazione è quello di essere chiamata a portare la forza del Vangelo nel cuore della cultura e delle culture e nella vita quotidiana; e la fedeltà a questo Vangelo e alle culture in cui esso è annunciato rende corretta quella missione che non soltanto provoca assimilazione intellettuale del contenuto della fede, ma tocca anche il cuore e trasforma la condotta. In questo modo la missione genera una vita dinamica ed unificata dalla fede, colma il fossato tra il creduto e il vissuto, tra il messaggio cristiano e il contesto culturale, stimola frutti di santità.
Questo invito di papa Francesco come realizzarlo nelle nostre comunità?
fr. Vincenzo Caprara, O.P.