Il sacerdozio: un servizio meravigliosamente duro
Omelia tenuta in occasione del Giovedi Santo presso la Basilica di S. Maria sopra Minerva
Oggi celebriamo il Giovedì Santo, inizio del Triduo pasquale in cui rivivremo la Passione, la Morte, e la resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. La scena del Vangelo che abbiamo proclamato comincia con l’amore totale di Gesù per “i suoi” e termina con l’esortazione, se non un vero e proprio comandamento divino, di fare come Lui ha fatto, cioè di lavare i piedi gli uni degli altri, mettersi in ginocchio per servire come il più umile fra i servi.
“Ed ecco, concepirai un figlio” (Lc 1,31)
Concepire e partorire. Sono due azioni che, in forza della natura, sono attribuibili alla sola donna. In effetti, nonostante i goffi tentativi dell’irragionevole scienza estrema, il concepimento e la naturale conseguenza del parto fisico, sono esperienze prettamente ed esclusivamente femminili, ma da tale esperienza e ampliando il senso di questi verbi, possiamo parlare di un concepimento e di un parto non solo corporali, ma anche spirituali. Concepire ha tanti significati e così come partorire si possono intendere in senso lato. Concepire è sicuramente accogliere nel proprio ventre il “seme” di una vita nuova, dare origine ad un nuovo essere vivente, ma è anche cominciare a sentire un affetto, un amore, un odio… concepire è anche immaginare, ideare, pro-gettare.