Il sacerdozio: un servizio meravigliosamente duro
Omelia tenuta in occasione del Giovedi Santo presso la Basilica di S. Maria sopra Minerva
Oggi celebriamo il Giovedì Santo, inizio del Triduo pasquale in cui rivivremo la Passione, la Morte, e la resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. La scena del Vangelo che abbiamo proclamato comincia con l’amore totale di Gesù per “i suoi” e termina con l’esortazione, se non un vero e proprio comandamento divino, di fare come Lui ha fatto, cioè di lavare i piedi gli uni degli altri, mettersi in ginocchio per servire come il più umile fra i servi.
Oggi è anche la festa dell’istituzione della Santa Eucarestia, e quindi dell’istituzione del sacerdozio ministeriale. E stamattina il nostro vescovo, Papa Francesco, insieme a centinaia di sacerdoti, ha celebrato la Messa del Crisma, dove vengono benedetti gli oli sacri che saranno utilizzati per i sacramenti.
Tutta la Chiesa celebra oggi la festa del servizio che noi sacerdoti siamo chiamati a rendere, e la lavanda dei piedi, che fra poco vivremo, ricorda a tutti chiaramente ed inequivocabilmente qual è il posto del sacerdote: ai piedi dei fedeli, ai piedi del mondo! Questo ci chiede il Corpo Mistico, questo si aspetta il Popolo di Dio: che noi, come il Cristo, vi amiamo fino alla fine, e che vi serviamo, in primo luogo con il sacramento dell’Eucarestia, del Corpo e del Sangue di Cristo, con gli altri sacramenti, e con l’annuncio della Parola, come Cristo, seguendo l’esempio di Cristo e lasciandoci cristificare dalla grazia del Cristo!
Questo ci aspetta e questo voi vi aspettate da noi! I fedeli e il mondo intero guardano al sacerdote come l’esempio del Cristo … è vero che tutti i cristiani sono chiamati a vivere la perfezione della vita della grazia, ma l’attenzione di tutti è concentrata sui sacerdoti, coloro che da più di ogni altro cristiano ci si aspetta che sia perfetto e santo nell’amore! È un’enorme responsabilità che abbiamo assunto al momento della nostra ordinazione sacerdotale, sapendo di offrire la nostra vita in olocausto, pronti a subire qualsiasi cosa, pronti a morire per il nostro gregge! È vero, siamo solo uomini e siamo deboli come tutti, anzi, come dice san Paolo, siamo i più deboli, perché Dio sceglie i più deboli per confondere i forti, e per questo siamo proprio noi che dobbiamo testimoniare più di ogni altro cristiano la verità e l’amore di Dio!
È vero, anche noi abbiamo bisogno di sentirci amati, rispettati, sostenuti, apprezzati, eppure siamo noi che dobbiamo amare per primi, rispettare tutti, sostenere, apprezzare e confortare tutti, anche i nostri nemici e coloro che ci perseguitano! Spaventoso?! Come è possibile vivere ogni istante della vita così? Chi ne è capace? Nessuno! Umanamente, nessuno può sostenere un tale peso, una tale responsabilità un tale continuo consumarsi per gli altri e soprattutto, essere l’esempio di Cristo per il mondo! Eppure, è questo che Dio ci chiede ed è questo che il mondo vuole vedere da noi!
La nostra condizione ci costringe alla perfezione, ci obbliga alla santità, se non vogliamo incorrere al pesante giudizio degli uomini e a quello ancora più terribile di Dio! Come possiamo non soccombere sotto tanto peso? Come sopportare la mancanza del conforto dell’amore di una moglie e dei figli? Come accettare l’odio, gli scherni e le persecuzioni di tanti? Come essere fonte di amore se non riceviamo a nostra volta amore? È semplice! Ci lasciamo santificare dalla grazia, una grazia tutta speciale che passa attraverso quel cambiamento ontologico che la nostra anima ha subito con il sacramento dell’ordinazione, e che ci rende più conformi a Cristo-Sacerdote, e ci lega più intimamente a Lui, per poter celebrare i sacramenti in Persona Christi Capitis, per poter annunciare la Sua Parola e per poter offrire la nostra vita come Lui ha offerto la Sua. Solo così, nella nostra debolezza trasfigurata dalla grazia, sarà palese ai fedeli ed al mondo la gloria di Dio, che risplende nelle nostre povere persone!
Non siamo ordinati per ricevere onori e riverenze, apprezzamenti e glorificazioni terrene, o vantaggi materiali. Non siamo ordinati per approfittare dell’ingenuità del gregge che guidiamo … sarebbe un tradimento di Cristo, lo stesso tradimento di Giuda! Come reagirà il popolo di Dio alla vista di un sacerdote fintamente santo, se non proprio scandalosamente mondano, tutto preso a fare del suo servizio l’occasione di avere un’importanza sociale, di fare carriera, o di soddisfare altri altrettanto bassi desideri? I fedeli che oggi sempre più ci guardano con occhio critico, che non danno più per scontato che siamo santi, ma che lo vogliono costatare nei fatti, restano giustamente scandalizzati, come se vedessero Giuda tradire Colui che offre la Sua vita per la nostra salvezza.
Certo che abbiamo bisogno delle preghiere di tutti, del sostegno e dell’amore umano dei fedeli, del conforto, del riposo … ma siamo chiamati a essere padri, e come padri non riposiamo mai pur di attendere ai bisogni dei figli, non ci aspettiamo che siano i figli a confortarci, a sostenerci, ma siamo noi ad amarli per primi, senza condizioni, e siamo pronti a dare la vita per loro. Non possiamo pretendere di essere padri se continuiamo a comportarci come bambini che cercano l’affetto e l’aiuto dei genitori umani! Questo lo possiamo fare solo quando viviamo veramente come figli dell’unico Padre celeste, da cui solo dobbiamo aspettarci amore incondizionato, conforto, correzione, sostegno e tutto quello di cui abbiamo bisogno.
Cari fratelli e sorelle, il servizio del sacerdozio è meravigliosamente duro, spesso ci consuma fino al midollo, ma ci obbliga a essere santi, veramente santi, per il nostro vero bene, per quello di tutto il Popolo di Dio e del mondo! Preghiamo insieme perché noi sacerdoti diventiamo sempre più conformi al Cristo Crocifisso e Risorto e siamo l’esempio vivo e la realtà splendente dell’amore di Dio per il mondo.
fr. Riccardo M. M. Lufrani, O.P.
Convento di S. Maria sopra Minerva, Roma