“Perché egli sia il primogenito tra molti fratelli”
Fraternità e sinodalità nell’Ecclesiologia di s. Tommaso
Il tema della fraternità sta suscitando da alcuni anni un rinnovato interesse, sia in ambito antropologico-politico, come principio capace di indicare uno stile di reciprocità e collaborazione tra gli attori della vita politico-sociale, che superi la classica dicotomia tra individualismo e comunismo; sia a livello teologico-ecclesiale, quale categoria ermeneutica in grado di esprimere la natura della Chiesa come comunione e popolo di Dio, e di
«esplicitare il riconoscimento dell’esperienza dell’origine nel rapporto, non di rado conflittuale, che lega nella Chiesa i fratelli e le sorelle tra di loro, ma anche, a raggio più largo, i membri della Chiesa con tutti gli uomini»1.
La Trinità di Masaccio, espressione della vicinanza di Dio
Una delle cose che più colpisce colui che, entrando in Santa Maria Novella a Firenze, si avvicina alla Trinità di Masaccio, è una frase, una sorta di memento mori sopra quello scheletro così anatomicamente perfetto che si trova ai piedi della Trinità, la frase recita così: «IO FU[I] G[I]A QUEL CHE VOI S[I]ETE E QUEL CH[‘]I[O] SON VOI ANCO SARETE». Ma cosa ci dice veramente questa frase, è semplicemente la classica espressione “Ricordati che devi morire?” un rimando a quel destino di morte al quale tutta l’umanità è chiamata? O nasconde qualcosa di più profondo, un qualcosa che non si riesce a comprendere all’istante?