Una recensione di "Lettere a una carmelitana scalza" del card. Giacomo Biffi
Riflessioni sugli avvenimenti della vita alla luce della Verità del Vangelo. Cinquant’anni di scambio epistolare tra il Card. Biffi ed una monaca carmelitana scalza1
L’11 luglio 2015 concludeva il suo lungo e proficuo pellegrinaggio terreno il Card. Giacomo Biffi, Arcivescovo emerito di Bologna, noto per i suoi scritti in ambito soprattutto teologico e catechetico, per le sue omelie, sempre brevi, ma allo stesso tempo dense e graffianti, delle quali i primi uditori erano coloro che non erano proprio in sintonia con lui, ma che in ogni caso gli riconoscevano una profonda preparazione, coerenza ed onestà intellettuale.
Vita cristiana
Un giorno, Pascal scrisse un « pensiero » diventato assai celebre:
I corpi tutti, il firmamento, le stelle, la terra e i suoi regni, non valgono la più piccola delle menti, poiché essa conosce tutto ciò e se stessa; mentre i corpi non conoscono nulla. Tutti i corpi insieme e tutte le menti insieme e tutte le loro produzioni non valgono il più piccolo movimento di carità. Ciò è di ordine infinitamente più alto. Da tutti i corpi insieme, non si potrebbe farne uscire un pensiero anche piccolo: ciò è impossibile e di un altro ordine. Da tutti i corpi e da tutte le menti, non si potrebbe trarre un movimento di vera carità: ciò è impossibile, di un altro ordine, soprannaturale (Blaise Pascal, Pensées, 783 Br.).
San Tommaso, quattro secoli prima, aveva espresso un concetto analogo in modo assai più stringato e toccante: « Il bene della grazia di un solo individuo è più grande che non il bene naturale di tutto l’universo » (IaIIae, q. 113, a. 9, ad 2m)1. Appena leggiamo queste parole, siamo costretti a riconoscervi una verità incontrovertibile... ma quali prospettive queste parole ci aprono quanto al nostro modo di vivere la nostra fede?