Nicola Paglia
Nicola di Giovinazzo (Nicolaus de Iuvenatio, de Palea), beato, nacque a Giovinazzo (Bari) alla fine del XII secolo da una famiglia nobile locale. L’appartenenza al casato dei Paglia, non attestata dalla documentazione coeva, è sostenuta dagli storiografi domenicani di età moderna.
Tuttavia, alla fine del XVII secolo lo scrittore erudito Antonio Lupis di Molfetta, in una lettera ad Antonio Paglia di Giovinazzo, negò l’appartenenza del beato al casato dei Paglia rivendicandola al proprio, sulla scorta di quanto asserito dal suo antenato Bisanzio Lupis, autore delleCronache di Giovinazzo, pubblicate poi nel 1880 dallo storico locale Giuseppe De Ninno (Lupis, 1687, pp. 316-318).
È stata dimostrata altresì l’infondatezza dell’identificazione di Nicola con l’omonimo Nicola di Giovinazzo, attivo invece nella seconda metà del XIII secolo, il «sapiente cristiano» (probabilmente esponente dello Studium di Napoli alla fine degli anni Cinquanta), collaboratore di rabbi Mosè da Salerno per il commento alla Guida dei perplessi di Mosè Maimonide (Rigo, 1999, pp. 61-146).
L’annalista domenicano Girolamo Albertucci de’ Borselli (Bologna, Biblioteca Universitaria, mss. Lat. 1999) colloca nell’agosto 1220 la vestizione di Paglia, allora studente di diritto a Padova, che sarebbe avvenuta per le mani dello stesso s. Domenico durante il suo passaggio in quella città. A Paglia viene poi attribuita la fondazione del primo insediamento domenicano a Trani e il suo nome è legato dalla letteratura agiografica ai primordi di altri conventi pugliesi e lucani, come quelli di Brindisi (1223), di Matera e di Lucera (1233), ma tali notizie non hanno alcun fondamento documentario (per un’attendibile datazione di questi insediamenti domenicani, Tugwell, 2000, pp. 91, 94).
Fra il 1229 e il 1230 Paglia fu eletto priore della Provincia romana durante il capitolo tenutosi a Firenze. Il 28 gennaio 1231 compare in qualità di provinciale in una lettera inviata da papa Gregorio IX agli abati, ai priori, ai prevosti e alle abbadesse della Tuscia, in cui il pontefice lo presenta, insieme ai confratelli Giovanni da Salerno, priore di S. Maria Novella, e fra Federico, come degno della sua stima «honestate vitae, scientia, prudentia et conversatione honesta» (Analecta Sacri Ordinis Praedicatorum, 1897, n. 242, p. 507): i tre sono quindi incaricati di recarsi come visitatori apostolici nei monasteri di quella regione. Appena due giorni dopo, Paglia, sempre insieme a fra Giovanni e fra Federico, ricevette l’incarico papale di visitatore dell’abbazia di S. Antimo (Siena), nella diocesi di Chiusi, decaduta «per abbatis incuriam et malitiam habitantium», al fine di riformarla «tam in capite quam in membris» (Analecta Sacri Ordinis Praedicatorum, 1897, n. 243, pp. 507 s.).
Durante il mandato di priore provinciale, Paglia inviò al maestro dell’Ordine Giordano di Sassonia, immediato successore di Domenico, una relazione sul monastero di S. Sisto in Roma, alla quale fa allusione lo stesso Giordano in una sua lettera alla beata Diana degli Andalò, rassicurandola sul buon andamento di quella comunità. La fondazione del convento di S. Domenico di Arezzo, attribuita a Paglia da Tomás Malvenda (1627, p. 519) va collocata fra il 1232 e il 1233 (Tugwell, 2002, p. 85). Nello stesso periodo i domenicani si insediarono a Orvieto, come attesta la cronaca di quel convento, che menziona Paglia anche quale fautore della fondazione del convento di S. Domenico di Perugia, su richiesta di Giordano di Sassonia (Caccia, 1907, p. 69).
La sezione trecentesca della Cronaca del cenobio perugino conferma l’attribuzione della paternità dell’insediamento a Paglia, che a Bologna aveva convertito il giovane studente di Perugia Cristiano, rampollo della potente e aristocratica famiglia degli Armanni. Insieme a questo, tra il 1233 e il 1234, chiese al Comune un luogo dove poter edificare il convento.
Secondo Costantino d’Orvieto, autore della Legenda sancti Dominici (1244), si deve collocare in quel torno di tempo, nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1233, la partecipazione di Paglia alla solenne traslazione del corpo del santo fondatore, voluta da Giordano di Sassonia su sollecitazione di Gregorio IX. La notizia della sua partecipazione al capitolo di Bologna del 1233 in qualità di provinciale della provincia romana, riportata dall’annalista domenicano settecentesco Tommaso Mamachi, è stata invece dimostrata inattendibile (Tugwell, 2002, pp. 85 s., 103 n.). Parimenti non è documentata la sua presenza a Rieti in occasione della canonizzazione di Domenico di Caleruega, il 29 giugno (o 2 luglio) 1234, che tuttavia può essere plausibile, poiché ebbe luogo nel territorio della provincia romana, di cui in quell’anno Paglia era a capo.
Gregorio IX, con una lettera inviata da Rieti il 17 ottobre 1234, si rivolse a Paglia sollecitandogli l’invio di due frati idonei «ut per Tusciam portent in humilitate cordis et corporis verbum crucis», ossia per predicare la crociata, così da raccogliere fondi per la spedizione in Terrasanta. L’anno successivo Paglia terminò il suo mandato e gli successe Giovanni Colonna. Poi le fonti tacciono su di lui per i due decenni seguenti.
La Chronica Ordinis, posta in appendice alle Vitae fratrum di Gerardo di Frachet (databile alla fine degli anni Cinquanta del XIII secolo) colloca nel 1255, anno del capitolo provinciale di Napoli, il secondo mandato di Paglia come provinciale romano – successore a sua volta di Giovanni Colonna, nominato arcivescovo di Messina alla fine d’agosto dello stesso anno – e lo indicano come «vir religiosus et litteratus et graciosissimus predicator» (Gerardus de Fracheto, 1896, p. 338).
La Chronica informa anche che Paglia morì poco dopo, tra la fine del 1255 e gli inizi del 1256, sicuramente prima della Pentecoste (4 giugno) del 1256, data di inizio del capitolo generale di Parigi, al quale non partecipò. Gli atti del capitolo della Provincia romana, tenuto ad Anagni nel 1256, menzionano una disposizione data da Paglia di portare a termine per il capitolo successivo un «opus concordiarum» della Sacra Scrittura (Kaeppeli - Dondaine, 1941 p. 20), iniziato probabilmente per sua iniziativa durante i pochi mesi del secondo mandato. Le sue spoglie riposano nella basilica di S. Domenico di Perugia. Leone XII nel 1828 ne confermò il culto con il titolo di beato.
fr. Luciano Cinelli, O.P.
Fonte: Enciclopedia Treccani