DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Giordano di Sassonia

giordanosassonia1Il 13 febbraio 1237 il Beato Giordano di Sassonia, immediato successore di San Domenico di Caleruega, fondatore dell’Ordine dei Predicatori (Domenicani), periva insieme ai due suoi confratelli e compagni di viaggio fra Gerardo e fra Giovanni in un naufragio davanti alle coste di Pamphilia, vicino Attalia, mentre tornava in Europa dalla visita alla Provincia di Terra Santa. 

L’intero Ordine domenicano compianse l’improvvisa scomparsa del secondo maestro generale quando apprese la triste notizia dai penitenzieri della Curia papale fra Godefrido e fra Reginaldo, ai quali fra Filippo di Reims, provinciale di Terra Santa aveva inviato una lettera con i dettagli del tragico evento. Giordano era nato a Burberg in Sassonia intorno al 1185. Dalla sua stessa testimonianza tramandataci nel Libellus de principiis Ordinis Praedicatorum, la prima biografia di san Domenico e la prima narrazione delle vicende che condussero alla nascita dell’Ordine dei Predicatori (Domenicani), sappiamo che aveva conseguito a Parigi il titolo di “magister artium” e quello di baccelliere in teologia.

Il suo incontro con il Santo castigliano nel 1219 fu decisivo: dopo essersi confessato da san Domenico, Giordano di Sassonia decise di prendere l’ordine del diaconato. Di lì a poco, l’11 febbraio 1220, Mercoledì delle Ceneri, insieme al suo carissimo amico Enrico di Colonia vestì l’abito domenicano presso il Convento di Saint Jacques a Parigi.

Il loro ingresso fra le fila dei Predicatori fu anche merito dell’efficacissima e fervida predicazione del beato Reginaldo d’Orleans. Così è riportato nel Libellus l’ingresso dei due amici nell’Ordine:

giordanosassonia3 «Quando giunse il giorno nel quale, con l’imposizione delle ceneri viene ricordata ai fedeli la loro origine e il loro ritorno in cenere, anche noi decidemmo, proprio in quella data così conveniente per iniziare una vita di penitenza, di adempiere al voto che avevamo fatto al Signore.

Della cosa avevamo perciò lasciato all’oscuro i nostri compagni di pensione. Successe, perciò che quando fra Enrico uscì di casa, uno dei nostri compagni gli chiedesse “Dove andate, messer Enrico?”. “Vado a Betania” – rispose.

 Quello allora non comprese certo il significato di quella parola, ma lo comprese più tardi, dopo il fatto, quando seppe ch’egli era entrato a Betania, ossia nella casa dell’obbedienza. Tutti e tre ci trovammo adunque a San Giacomo e, al momento in cui i frati cantavano l’antifona Immutemur habitu, ecc., improvvisamente certo, ma opportunamente, ci unimmo al loro gruppo. Ci spogliammo subito dell’uomo vecchio e ci rivestimmo subito di quello nuovo, realizzando così su di noi coi fatti, ciò che essi cantando invitavano a fare».

Il 17 maggio di quello stesso anno, domenica di Pentecoste, a Bologna il frate sassone prese parte al primo capitolo generale dell’Ordine domenicano come uno dei delegati del convento parigino. L’anno seguente in occasione del secondo capitolo generale sempre a Bologna venne nominato provinciale della nuova Provincia di Lombardia. Durante il suo provincialato venne istituito nel Convento patriarcale di San Domenico di Bologna il canto della Salve Regina dopo la recita di Compieta, a seguito della vessazione diabolica di cui era stato vittima un certo fra Bernardo, usanza che ben presto venne estesa in tutto l’Ordine. Il terzo capitolo generale tenutosi a Parigi nel 1222 lo elesse alla guida suprema dei Predicatori come immediato successore di san Domenico. Nei quindici anni di governo, Giordano diede un forte impulso organizzativo al nuovo Ordine, consolidandolo soprattutto a livello di governo con la promulgazione delle prime Costituzioni e l’istituzione di altre sette province, oltre alle cinque già istituite dal Fondatore. Indubbio fu il successo della “nova religio” che giunse in breve tempo a contare ben duecentocinquanta conventi e circa quattromila frati.

Giordano seguì le orme del suo predecessore anche come sapiente direttore spirituale di monache, fra cui la beata Diana degli Andalò di Bologna, di cui resta a testimonianza il corpus di cinquanta lettere

Comprese l’importanza fondamentale della formazione intellettuale dei futuri frati Predicatori e per questo fu particolarmente attento all’attuazione delle disposizioni riguardanti lo studio inserite nelle Costituzioni ancora vivente il fondatore. Nel 1233, durante il capitolo generale che quell’anno fu celebrato a Bologna, Giordano assistette alla traslazione del corpo di san Domenico nel nuovo sacello e fu testimone dei prodigi che accompagnarono l’evento, punto di partenza dell’iter che condusse alla solenne canonizzazione del Santo castigliano il 3 luglio 1234 ad opera di papa Gregorio IX. Uomo di governo saggio e prudente, ma anche fermo e severo, Giordano seguì le orme del suo predecessore anche come sapiente direttore spirituale di monache, fra cui la beata Diana degli Andalò di Bologna, di cui resta a testimonianza il corpus di cinquanta lettere, che ne rivelano la sua profonda spiritualità incentrata sul mistero della Passione, Morte e Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. 

Questo epistolario è anche una preziosa testimonianza dei successi apostolici di Giordano nell’assicurare all’Ordine nuove vocazioni dall’effervescente alveo universitario: a Parigi impose l’abito a sessanta studenti, a Padova diede l’abito a Sant’Alberto Magno. 

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Nelle lettere Giordano sottolinea come la parola scritta sia un efficace mezzo per rendersi presente “di persona”, quando non può farlo fisicamente per i molteplici impegni. Per questo motivo inaugurò una tradizione ancora oggi viva nell’Ordine quella di inviare delle lettere “encicliche” a tutti i frati Predicatori dai vari maestri generali venuti dopo di lui. Giordano di Sassonia fu chiamato dalla Provvidenza a guidare l’Ordine dei Predicatori in un momento storico travagliato sia dal punto di vista politico (la lotta tra il Papato e Federico II) sia dal punto di vista ecclesiale (l’avanzare dell’eresia catara).

Tuttavia, seppe coniugare in modo esemplare la dimensione contemplativa, quella apostolica e missionaria, attuando così il carisma di san Domenico, che verrà efficacemente sintetizzato da San Tommaso d’Aquino nel famoso “Contemplari et contemplata aliis tradere”. La salma di Giordano di Sassonia fu inumata nella chiesa domenicana di S. Giovanni d’Acri, dove fu custodita fino alla presa della città da parte dei musulmani. Il suo culto fu confermato da papa Leone XII il 10 maggio 1826. L’Ordine domenicano lo festeggia il 13 febbraio.

fr. Luciano Cinelli, O.P.

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