DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

San Francesco e la famiglia: "permesso"

Continua da: San Francesco e la famiglia - Introduzione

Chiedere permesso ha due accezioni. In senso proprio, si tratta di chiedere a chi ha autorità su di noi di permetterci di fare una determinata cosa: insomma, siamo qui nella pratica dell’obbedienza; in senso più largo, si tratta di un atto di cortesia nei riguardi di chi non ha, a propriamente parlare, autorità su di noi, ma che potrebbe esser disturbato o incomodato in qualche modo da un nostro comportamento. Per il primo caso, quello dell’obbedienza, la vita e le parole di san Francesco ci dànno tanti esempi.

 Prima di tutto, ovviamente, l’obbedienza a Dio in tutto ciò che egli comanda e nell’accettazione cordiale di tutto ciò che egli vuole che si subisca, bene o male che sia. Tommaso da Celano ci riporta che, durante la sua ultima malattia,

quando un frate gli domandò un giorno se preferisse sopportare quella malattia grave e così lunga oppure qualsiasi crudele martirio inflitto dal carnefice, rispose: « O figlio, è sempre stato ed è per me maggiormente caro, maggiormente dolce, maggiormente gradito ciò che al Signore mio Dio più piace avvenga in me, e alla sua volontà soltanto voglio risultare in tutto concorde e obbediente in tutto»1.

E sappiamo come, appena Cristo crocifisso gli ebbe detto « Francesco, va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina »2, si mise senz’indugio a riparare la chiesa di S. Damiano, poi un’altra chiesa ed infine la chiesa della Porziuncola, nella quale scoprirà il vero senso delle parole che Gesù gli aveva rivolte3. In secondo luogo, si sa come Francesco fosse obbediente alla Chiesa e volesse che i suoi figli lo fossero. Tommaso da Celano scrive:
Egli [sc. Francesco] riteneva sacrosanto dovere osservare, venerare e seguire in tutto e sopra ogni cosa gli insegnamenti della santa Chiesa romana, nella quale soltanto si trova la salvezza. Rispettava i sacerdoti e nutriva grandissimo amore per l’intera gerarchia ecclesiastica4.

daniel-ols    fr. Daniel Ols, O.P.Questa notazione è di grande importanza, perché mostra la differenza, l’opposizione che vi è tra Francesco e i Minori, da una parte, e, da l’altra parte, altri movimenti, sotto altri aspetti vicini al loro stile di vita e di predicazione, ma più o meno eretici. Allo stesso modo, Francesco è obbediente nella sua vita religiosa.

Obbedisce alla Regola (per esempio, nella sua ultima malattia, tiene a esser fedele all’officio divino, come vedremo subito) e, allorché aveva rinunciato alla direzione dell’ordine da lui fondato, afferma con forza nel suo ultimo scritto (1226) la sua piena obbedienza ai superiori dell’Ordine:
[…] fermamente voglio obbedire al ministro generale di questa fraternità e a quel guardiano che gli piacerà di darmi. E così io voglio essere prigioniero nelle sue mani, cosicché non possa andare e fare oltre l’obbedienza e la sua volontà, poiché egli è il mio signore. E sebbene io sia semplice e infermo, tuttavia voglio sempre avere un chierico che mi reciti l’ufficio, così come è detto nella Regola5.

Quanto al secondo aspetto dell’obbedienza, quello in cui si obbedisce senza esserci obbligato dalla legge, potremmo anche qui raccogliere diverse testimonianze. Ci basti un esempio. San Bonaventura, che chiama san Francesco speculum obedientiae sanctae « specchio della santa obbedienza »6, riporta che « si impegnò a rimanere soggetto non solo ai superiori, ma anche agli inferiori, a tal punto che aveva l’abitudine di promettere obbedienza anche al compagno di viaggio, fosse anche il più semplice»7.    

[Continua a: San Francesco e la famiglia: grazie e scusa]

fr. Daniel Ols, O.P.

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1) Thomas de Celano, Vita prima, c. 107 [FF p. 384; trad. FFit, p. 498, con diverse modifiche]

2) Thomas de Calano, Vita secunda, c. 6 [FF, p. 452; trad. FFit, p. 562, modificata

3) S. Bonaventura de Balneoregio, Legenda maior, cc. 2-3 (FF, p. 786-795; trad. FFit, pp. 844-852); Thomas de Celano, Vita prima, c.c. 8-9 (FF, pp. 293-297; trad. FFit, pp. 425-429)

4) Thomas de Celano, Vita prima, c. 22 [FF, p. 338; trad. FFit, p. 461]

5) S. Franciscus Assisiensis, Testamentum [FF, p. 230; trad. FFit, p. 133, con qualche modifica]

6) S. Bonaventura de Balneoregio, Legenda Maior, Miracula, c. 7, n. 1 (FF, p. 942)

7) S. Bonaventura de Balneoregio, Legenda minor, III, lectio IV [FF, p. 982; trad. FFit, pp. 1033-1034])

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