"Contemplazione – azione”: fuoco vivo che brucia, ma non consuma
Sono Matteo, ho 30 anni e sono al termine del mio anno di prenoviziato nella Casa di Santa Maria del Rosario in Prati a Roma. La mia storia vocazionale, cronologicamente, è iniziata il 3 Febbraio 2020; ma, in realtà, è da quando son nato che la voce dell’amore di Dio mi risuona nel cuore.
E già fare questa differenza è fondamentale, alla luce di quello che ora vivo: saper vedere il “Kairos”, indicando la natura qualitativa del tempo trascorso; anziché pensare al mero “Kronos” dove il tempo è quantitativo e, con questo termine, si indica lo scorrere dei minuti.
Come Giona, però, mi ostinavo a non ascoltare il Signore che mi parlava; finchè, in un momento di profondo dolore e angoscia, mi son trovato da solo con Lui in una cappella d’ospedale vuota, ma Lui era lì ad aspettarmi sull’altare: da solo anche Lui…allora mi son seduto su una panca, ho sentito come se Lui non vedesse l’ora di vedermi lì davanti, finalmente da soli per poter parlare:
Gli ho confidato pensieri, angosce, paure; e, per la prima volta, l’ho pregato veramente e, nella preghiera, consapevolmente, c’era una promessa: “Signore, so che ho sbagliato e già tante volte mi hai salvato; ma, per favore, non lasciarmi da solo proprio ora e io ti seguirò per sempre!”.
Due settimane dopo quel giorno, è accaduto l’impossibile: quella situazione per cui Lo avevo tanto pregato si è risolta e, da lì, non sono più fuggito. L’abbraccio del Signore, che in quella situazione non mi aveva mai fatto sentire solo, è diventato sempre più avvolgente e tutte le situazioni che vivevo mi parlavano di Lui e in tutto vedevo Lui; il cuore ardeva di conoscerlo e mi sono pazzamente innamorato della sua misericordia.
E ho cominciato a camminare con Lui facendo esperienza di me e scoprendo che tutto ciò che avevo vissuto fino ad allora aveva sempre avuto un àncora di salvezza a cui mi ero aggrappato per non affondare ed ero stato, inconsapevolmente, in luoghi in cui ora mi trovo.
Dopo un discernimento, durato due anni, accompagnato dal mio Padre Spirituale che, con pazienza, mi ha dato le indicazioni giuste per non andare fuori strada e verificare se nel cuore stesse veramente nascendo una piantina da cominciare a coltivare; sono giunto, un giorno, davanti all’immagine della Madonna del Rosario e mi ha colpito il modo in cui quel Santo che era ai piedi della Vergine, di cui neanche conoscevo il nome, guardava Maria come a dirle: “Non lasciarmi solo!”, riprendendo un po’ la mia esperienza… lì ho conosciuto che era San Domenico e chi fosse quel santo, che esiste il suo Ordine di Frati che è protetto e custodito da Maria.
Ero nella chiesa intitolata a Maria Santissima della Strada: se avessi dovuto intraprendere una “strada” di vita religiosa lo avrei fatto in un Ordine che fosse stato di Maria.
E così è stato: solo lei poteva indicarmi la vera Via da seguire, la vera Verità a cui credere per condurmi alla vera Vita che solo in Gesù si trova. E quale vita migliore poteva indicarmi Maria, se non quella che si vive nel suo Ordine per predicare Cristo!? Allora, da lì, mi son messo alla ricerca di come fare per venire in contatto con questa vita e, dopo varie “avventure”; il Cielo mi ha fatto imbattere, su Instagram, in una locandina che invitava giovani ad un incontro “Sui passi di San Domenico” a Roma: contattai il promotore vocazionale Padre Domenico Sprecacenere e cominciai a raccontargli la mia storia, di com’ero venuto a conoscenza dell’Ordine e dei motivi che mi spingevano a fare quest’esperienza… Erano tante le paure: come dire ai miei genitori di voler fare questa scelta, il sapere cosa lasciavo per il non sapere cosa mi aspettava… ma mai mettere limiti alla Provvidenza: io non lo sapevo, ma lo Spirito aveva lavorato e messo già tutto apposto. Affrontate le paure, trovata la forza di abbattere gli ostacoli, il 18 Febbraio 2022 mi ritrovai sul treno alla volta di Roma per partecipare al mio primo weekend vocazionale con l’Ordine dei Predicatori. L’esperienza dei weekend è stata formativa e ha fatto nascere in me la consapevolezza di essere amato e voluto per ciò e per chi sono: l’accoglienza da parte degli altri ragazzi in cammino con me, ma soprattutto di Padre Domenico e degli altri frati delle varie comunità che in ogni tappa abbiamo visitato, mi ha fatto subito sentire “a casa” e mai fuori posto e, intanto, anche una voce nel cuore si faceva sempre più forte e mi diceva che finalmente aveva trovato la sua pace.
Ciò che mi è piaciuto di più dell’Ordine, fin dall’inizio, è stato il binomio “contemplazione – azione”, che scaturisce da un fuoco vivo che brucia, ma non consuma: proprio quello che sentivo e sento nel mio cuore. Un fuoco che arde in me e per me, tanto che io non posso fare a meno di donare il mio calore a chi mi sta accanto e a chi solo incrocio sul mio cammino.
Si contempla attraverso lo studio dei libri e della Sacra Scrittura: attraverso lo studio, che diventa preghiera, ci si nutre d’amore per sfamare se stessi e donare costantemente, l’amore di cui ci si è nutriti, al prossimo.
Il “non vedere l’ora” di ritornare a vivere la vita da Domenicano ogni volta che andavo via da un weekend e le lacrime liberatorie di felicità, erano il sintomo più bello di quella gioia traboccante che solo lì trovavo: la voglia di scoprire, leggere, studiare e toccare con mano la realtà dell’Ordine Domenicano si impadronivano di me sempre di più e la libertà con cui tutto questo avveniva era un sentimento talmente bello e abbandonato alla fiducia di Dio che mi hanno fatto riflettere e ponderare la scelta di intraprendere, seriamente, il cammino in quest’Ordine.
Così, il 5 Giugno, feci richiesta d’ammissione per l’anno di prenoviziato al Padre Provinciale e dopo pochi mesi iniziai a vivere “in pianta stabile” nella Casa di Santa Maria del Rosario a Roma per sperimentare la vita comune, secondo gli insegnamenti di San Domenico, insieme ai miei compagni di prenoviziato e ai frati di questa comunità. Da quel giorno, mi rendo conto di esser cresciuto tanto: di aver intensificato il mio rapporto con Dio nella preghiera, di vedere nuova vita lì dove ci son situazioni “di deserto”. Nell’anno di prenoviziato ho imparato la gradualità, la pazienza, il saper vivere con me stesso e con gli altri nel rispetto reciproco comprendendo che tutti vanno accolti nelle loro diversità, amando l’originalità di ciascuno per crescere insieme, consapevole del fatto che, in tutti, c’è l’immagine e la somiglianza di Dio. Come i discepoli di Gesù: è qui che si gioca la credibilità stessa dei discepoli di ogni tempo. Solo nella fraternità condivisa possiamo rinviare il mondo al Padre, testimoniando la nostra figliolanza a immagine di Cristo. La relazione è premessa della vita spirituale ed è alla base della fede; Gesù stesso chiede ai suoi discepoli di realizzare, attraverso un progressivo cammino di perfezionamento interiore, la stessa unione trinitaria: fare esperienza del Padre, alla maniera del Figlio, nell’amore dello Spirito Santo.
Ed è stato proprio questo uno dei punti fondamentali su cui ho lavorato più di tutti: il perfezionamento interiore. In prenoviziato, non con facilità, ho imparato a gestire situazioni personali ed esterne con la pazienza, ma anche con la prontezza e la determinazione che ho pregato il Signore di darmi: ho imparato a “tagliare” il superfluo che mi portavo dietro da prima di quest’esperienza, facendo nascere sentimenti di gratitudine e bene che adesso custodisco.
Consapevole, sempre più, dell’infinita e gratuita misericordia di Dio; ho imparato a togliere ciò che sottraeva vitalità per poter “portare più frutto”; accogliendo tutti gli aspetti della mia vita, soprattutto i più dolorosi, e ringraziando il Signore per averli trasformati in occasioni di grazia e terreno fertile per il “tempo del raccolto”. Nella vita di comunità e nella presenza di ogni singolo frate, ho trovato la forza di rialzarmi dopo ogni “caduta” che ho trovato lungo il cammino e, soprattutto, il sapere che il Signore non mi abbandona mai e che è con me proprio nei momenti più umani della vita, mi dà la certezza che devo continuare a correre ancora più forte sulla mia strada e mi spinge ad andare avanti, con cor-aggio (agendo col cuore), in questo bellissimo percorso nell’Ordine di San Domenico. Punto cardine di tutto è stato ed è la preghiera: tramite e guida sicura del rapporto personale col Signore, grazie alla quale ho imparato a “lasciarmi andare” alla sua volontà in ogni situazione, sentendomelo sempre accanto e percependo tutto, continuamente, come suo dono per cui ringraziarlo.
Il lavoro di ogni buon frate domenicano è quello di saper accogliere, ascoltare e correggere
e io mi sono impegnato a farlo in quest’anno, iniziando da me stesso!
Voglio essere, ancora di più, luce per illuminare e dare calore e, sempre più, sale per dare sapore;
perché, come dice San Tommaso:“Illuminare è più perfetto che risplendere soltanto,
così è meglio dare agli altri i frutti della propria contemplazione che contemplare soltanto”.
Al termine di quest’anno di prenoviziato, ho la vera consapevolezza di voler essere un frate Domenicano per “assumere l’Ufficio del Verbo” e, attraverso la luce della Sapienza, continuare la missione di Cristo che fu, poi, affidata agli Apostoli; sulla strada di San Domenico per praticare la carità della Verità. E, sotto la protezione di Maria, icona di pazienza e gradualità; che è Madre, ma che è stata anche la prima discepola del Signore, voglio dire il mio “Sì” e cantare il mio “Magnificat” per ringraziare il Signore delle meraviglie che opera nella mia vita.
Matteo Macagnino