Nella cella 32a del convento San Marco, a Firenze. dove il frate pittore dotò le celle e alcuni spazi comuni delle scene dei Vangeli, il Beato Angelico ha rappresentato la scena del deserto del Vangelo di oggi.
In questo affresco mancano solo le bestie selvatiche, che forse erano rappresentate accovacciate alla destra di Gesù, nella parte dove adesso c’è una finestra.
La scena del deserto è divisa sapientemente in due, come due sono le “immagini” del Vangelo di Marco: in alto Gesù che allontana Satana; in basso Gesù e gli angeli che lo servono.
A separare le due scene una corona di chiome di alberi che allo stesso tempo offrono ombra e segnano la vetta di un monte sulla quale Gesù, in piedi, scaccia Satana, rappresentato con ali di pipistrello, mani unghiate e piedi di grifone, ma con abiti e copricapo dell’epoca del Beato Angelico. In entrambe le scene, Gesù indossa invece una tunica rosa e una specie di toga rosa con bordo azzurro.
Mentre l’espressione di Gesù che allontana Satana evoca un misto di ribrezzo e di tristezza, nella scena inferiore, Gesù siede sereno con le mani giunte, incorniciato tra un grande pane e un vassoio pieno di frutta e con una caraffa di vino rosso porti dai due angeli. Compreso nella meditazione e nel digiuno, Gesù guarda l’osservatore con una rassicurante espressione ieratica. Il paesaggio desertico è molto simile a quello che ancora oggi si può osservare sulle sponde del Mar Morto, in Terra Santa, con un corso d’acqua che sfocia in un lago dal colore verde tenuo.
Certo, sarebbe interessante chiedere al Beato Angelico stesso come ha concepito l’affresco, o sapere come i frati che nei secoli lo hanno contemplato ne abbiano avuto giovamento.
Gli studiosi del Beato Angelico potrebbero parlare di questo per ore, magari non trovandosi in accordo su tutto, ma sicuramente su una cosa troverebbero un consenso unanime: quella del Beato Angelico è arte!
Oltre che fruitore d’arte, come tutti noi, da anni ho l’onore di assistere l’UCAI, che è nata proprio qui alla Minerva nel 1945 per iniziativa dell’allora Mons. Montini, futuro San Paolo VI. Associazione che, tra le tante iniziative, ha promosso la beatificazione del Beato Angelico, proclamata solennemente da Papa Giovanni Paolo II, proprio in questa Basilica, il 18 febbraio 1984, esattamente 40 anni fa!
In questi anni di contatto più stretto con gli artisti, spesso mi sono chiesto cosa sia l’arte. Qual è l’essenza specifica di questo agire riservato agli esseri umani. Per rispondere a questa domanda mi sono fatto aiutare da un clone di San Tommaso d’Aquino, con il quale, in attesa di poterlo fare direttamente nella vera Patria, ho conversato per chiarirmi le idee.
Solo dopo un lungo scambio, siamo riusciti a dare la definizione di arte che mi sembra la più generale e la più completa, coprendo ogni forma di arte, in ogni epoca e in ogni civiltà, dalle grotte di Lescaux alle produzioni artistiche dell’Intelligenza artificiale, dalla pittura alla musica.
Ecco la definizione:
"L'arte è l'attività umana di plasmare forme espressive con valenze simboliche, interpretative, comunicative, spirituali, rituali e sociali.”
Se mi sembra soddisfacente come definizione, manca però la finalità; ora, è proprio il fine che specifica. Ci ritorneremo.
Consideriamo intanto come l’arte agisca nell’animo umano, sia nell’animo dell’artista che del fruitore.
L'arte, quale agire umano che plasma forme espressive, opera nell'animo degli uomini, per usare un’immagine, in modo simile a uno specchio che riflette lo splendore del divino, sebbene in modo finito. Quando l'arte è dotata di un significato simbolico, funge da segno che indica una realtà al di là della mera composizione materiale dell'opera. È attraverso i simboli che l'intelletto è in grado di comprendere verità che altrimenti non sono immediatamente accessibili ai sensi.
L’interpretazione nell'arte permette l'interazione dell'intelletto con l'opera, portando a una comprensione più profonda sia di sé stessi che delle verità trascendenti. Questo dialogo è simile al processo di indagine intellettuale in cui la mente si muove dalla potenzialità all'atto nella ricerca della verità.
Dal punto di vista comunicativo, l'arte funge da veicolo per condividere i pensieri e le emozioni più intime dello spirito umano, favorendo una comunione di anime. È in questa condivisione che le barriere tra le persone vengono erose e si coltiva un senso di unità e comunità.
Dal punto di vista spirituale, l'arte agisce sull'anima elevandola verso il divino, così come la bellezza nel mondo può attrarre l'anima verso Dio. È nell'incontro con la bellezza che l'anima viene commossa e resa più ricettiva all'infusione della luce divina.
Il significato rituale nell'arte si realizza nel modo in cui plasma le pratiche comunitarie e individuali della fede, fungendo da aiuto nell'orientamento dell'anima verso i misteri divini.
Infine, non si può trascurare la dimensione sociale dell'arte, poiché essa ha il potere di plasmare il tessuto morale e culturale della società. Può ispirare la virtù e istruire l'anima nei percorsi del bene, così come può, purtroppo, essere utilizzata per smarrire le anime.
Come abbiamo appena considerato, l’arte, in tutte le sue forme, agisce sull'anima umana plasmandola, con-muovendola, sia al livello individuale che comunitario, si estende a ogni aspetto della vita ed svolge certamente un ruolo speciale nell’interazione dell’uomo con la realtà, e quindi anche con il divino.
Torniamo a ciò che specifica una determinata produzione artistica, cioè la sua finalità, consapevole o meno che sia.
Questo vale per ogni oggetto o azione artistici: mi viene in mente la musica liturgica, la cui finalità dovrebbe essere quella di predisporre alla comunione prodotta dai sacramenti e dalla preghiera, come la musica per un film, che dovrebbe aiutare lo spettatore a lasciarsi coinvolgere dalla storia raccontata. Ora, ogni finalità che non sia ultima, che lo si voglia o no, è orientata verso la finalità ultima che l’artista persegue, consapevolmente o meno. Si tratta di un ineludibile meccanismo metafisico!
Per rivelazione, sappiamo che esiste un solo fine ultimo, per tutti noi, per tutto l’universo, quindi anche per gli artisti: Dio stesso, sommo bene comune, a cui tutto è ordinato come suo fine proprio.
L’artista, quindi, nella libertà della sua ispirazione, è chiamato a dare il suo contributo in vista del fine ultimo comune, Dio stesso, lasciandosi santificare, anche nella sua attività artistica.
Che si tratti di arte sacra, ad esempio le icone ortodosse realizzate nella preghiera come finestre verso il divino, o di una poesia profana, di una musica per un film, l’artista realizza la sua vocazione partecipando con la sua arte al governo dell’universo al quale Dio ci chiama. In altre parole, l’arte, nella sua espressione più perfetta, è conforme alla legge eterna, cioè al disegno della sapienza di Dio nella creazione e nel governo dell’universo, e lo fa ponendo le condizioni migliori per aprirsi alla comunione con Dio.
Opera umana, però, l’arte incorre negli stessi limiti della condizione decaduta dopo il peccato originale. L’interazione tra l'ispirazione artistica e le forze della grazia e del peccato è complessa. È una danza di volontà divina e umana, di influenza celeste e desiderio terreno, in cui l'artista deve navigare tra le proprie inclinazioni, sia virtuose che viziate, per produrre opere in armonia con la legge eterna.
L’artista, come tutti noi, è chiamato alla santità, cioè a vivere la sua vocazione nella pienezza.
Nel Vangelo di oggi Gesù ci invita a convertirci e a credere al Vangelo. Il verbo usato da San Marco è metanoèo, che significa “cambiare mente” (meta + nous), cioè a cambiare mentalità.
Ricordiamoci sempre che tutti noi tendiamo a pensare secondo le categorie della nostra cultura. È la mentalità mondana alla quale non dobbiamo conformarci, come ci avverte Gesù.
Per questo abbiamo bisogno di meditare il Vangelo per farne la nostra mentalità e viverlo, incarnarlo, e l’arte, come quella dell’affresco del Beato Angelico dell’episodio di Gesù nel deserto, ma anche ogni altra produzione veramente artistica, ci aiutano in questa nostra conversione.
In questa festa del Beato Angelico, per sua intercessione, chiediamo la grazia di cambiare mentalità, e di profittare del periodo di Quaresima per scoprire, e gli artisti fare, l’arte che ci predispone e ci aiuta in questo cammino verso la Pasqua di Resurrezione.
Fr. Riccardo Lufrani op