DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Sempre illuminati dal Segno della Croce

La nostra vita spirituale e il nostro cammino di vita cristiana che è chiaramente incastonato nel Mistero della Croce e con esso sempre dialogante, si rievoca e si rivive durante la Grande Settimana, che raccoglie e racchiude il Mistero Pasquale della Passione, Morte e Resurrezione del Cristo Gesù. Ed è per questo che la Croce, e il Crocifisso, sono simbolo e segno supremi dell’esperienza cristiana del Popolo di Dio, il popolo della Nuova Alleanza.

Se così è, ben si comprende come sia la Parola di Dio, che la Tradizione della Chiesa, canonica e non, hanno sentito la necessità di rievocare e attualizare lo stesso Mistero in un realtà umana e corporale e manifestarlo con un gesto: il segno delle Croce.

Difatti il primo segno di croce fu quello dello stesso Cristo: "egli si è lasciato inchiodare sulla croce stendendo le braccia fra il cielo e la terra in segno di perenne alleanza" (Messale Romano: Preghiera Eucaristica della Riconciliazione); il segno quindi ricorda e rivive Cristo Crocifisso nella Sua vita e nei Suoi misteri. La Sacra Scrittura ci parla del Segno della Croce: in Ezechiele 9, 4: "marca una croce sulla fronte degli uomini", e in San Paolo: "voi siete stati segnati con lo Spirito santo della promessa" (Ef. 1,13); "io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo" (Gal. 6,17); "Non devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi" (Ap.7,3); "Poi guardai ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo" (Ap. 14,1).

Il gesto concreto del segno della Croce sembra provenire dalle preghiere e benedizioni in uso nei tempi apostoloci: Tertulliano (160-220) "lotta contro le tentazioni del demonio"; san Basilio (329-379), Padre della Chiesa del IV secolo, afferma che gli Apostoli "ci hanno insegnato a realizzare il segno della croce" per i candidati al battesimo; e poi impararono a segnarsi nel battesimo e a usare tale gesto come benedizione. Altre belle testimonianze si aggiungono a confermare come questo segno cominció ad imporsi gradualmente nella prassi della vita cristiana: San Efren il Siro (306-373): "adorna e proteggi ogni parte con questo vittorioso segno e niente ti toccherà"; san Cirillo di Gerusalemme (317-386): "questo segno è una potente protezione". Mentre lasciamo gli altri aspetti storici, liturgici e devozionistici e di analogía con altre religioni e confessioni cristiane di questo meraviglioso segno ad una riflessione piú approfondita, vediamo che il Mistero della croce e il Crocifisso hanno un passato glorioso di ascetica, mistica e liturgia nella nostra spiritualità ed è presente nelle parole e preghiere di San Domenico e delle sue figlie e suoi figli santi, nelle arti visive, come anche nel pensiero teologico dei nostri grandi confratelli: teologi, moralisti e mistici.

La preghiera di San Domenico e della prima generazione di noi domenicani e dei tanti protagonisti del “cammino guzmano” lungo la storia è sempre stata segnata dalla relazione con il Crocifisso nella prospettiva dell’umanita’ di Cristo (i Nove Modi di Pregare di San Domemico, la Oratio secreta, Cronaca e Storie della vita di Pieta’ e di Devozione). giorgio pittalisfr. Giorgio Pittalis, O.P.Ricordiamo nel versante iconográfico, come esempio, il dipinto del Beato Angelico di San Domenico di Guzman in adorazione di Gesù Cristo crocifisso ubicato nel Chiostro di Sant’Antonino del Convento di San Marco a Firenze (adesso Museo Nazionale) che invitava i frati e qualsiasi visitatore che di li’ passasse a osservare, meditare e dialogare col Crocifisso; il quadro che raffigura San Ludovico Beltran (1526-1581) con un arma con cui doveva essere ucciso diventare un crocifisso nella Cappella di San Pietro Martire del Santuario domenicano di Santa Maria delle Grazie in Milano; e in altri versanti come quello delle letterario le parole nel Dialogo d’Amore del Beato Enrico Susone(1295-1366): "Sta su Enrico guardami Crocifisso e pensa quanto io ho patito per te e ti dimenticherai d’ogni tua afflizione", nonché la Lettera di numero 165 a Bartolomea, moglie di Salviato da Lucca di Santa Caterina da Siena(XIV sec.) di cui questa frase può essere emblemática: "Abbraccia Gesù crocifisso, amante ed amato, e in lui troverai la vita vera, perché è Dio che si è fatto uomo"; San Vincenzo Ferreri (1350-1419), poi, benediva migliaia di persone con il segno della croce affinchè si curassero.

Questo gesto sacro ci porta a considerare alcune verità che ci aiutano ad ampliare il nostro intelletto e la nostra esperienza, cosí anche il campo interpretativo che questo segno tutt’oggi possiede. Esso e’ anzitutto una apertura al Mistero di Dio: "quando ti Segni, pensa a tutti i misteri che la Croce possiede" (San Giovanni Crisostomo), tale segno suggerisce la invocazione del Mistero Trinitario, rinviandoci chiaramente agli altri grandi evento della nostra fede: Creazione, Incarnazione, Redenzione e Santificazione; affermando la nostra fede ci pone in sintonia con quella che e’ la vera immagine del Dio trinitario elevando la nostra preghiera; altresi’ il santo segno ci veicola chiaramente all’esperienza del Battesimo e lo attiva e lo rende concreto: "Non sapete che quanti siete stati battezzati in Cristo Gesu’, siete stati battezzati nella Sua morte?" (Rom. 6,3) e "Non vergognamoci della Croce di Cristo … tu mostrala públicamente sulla tua fronte, in modo che i demoni fuggano volando. Fai questo segno quando mangi o bevi, quando ti siedi o vai nel tuo giaciglio, quando ti alzi, quando parli, in qualsiasi occasione"(San Cirillo di Gerusalemme). La Croce e’ il distintivo del Discepolo: tracciandomi quel nobile segno dichiaro pubblicamente che sono cristiano, che sono suo seguace; "chi vuole seguirmi che neghi se stesso, prenda la sua croce quotidiana e mi segua" (cfr Lc 9,23), diventa segno di appartenenza e di protezione per chi lo porta. Tale gesto ci aiuta a assumere nella nostra vita la sofferenza come impegno generoso nella nostra vita cristiana ed ecclesiale: "Nella Sua sofferenza, Cristo ha steso le sue mani abbracciò (ndr) il mondo" (Lattanzio: 250-325).

Il Segno di Croce è il segno con il quale ci sentiamo difesi, liberi e coraggiosi nell’applicare la vittoria di Cristo:" quando vedono la Croce ricordano al Crocifisso" (San Cirillo di Gerusalemme); "Il Segno di Croce e il segno della nostra liberazione che ci ricorda che non siamo schiavi di nessuno" (cfr San Giovanni Crisostomo); esso e’ anche il Segno della Missione. "Andate dunque e fate che i popoli siano miei discepoli, battezadoli nel nome del Padre, del Figlio e dello spirito Santo" (cfr Mt 28, 19) attivando in noi quella genetica cristiana dell’anelo e urgenza missionaria che il Crocifisso, il Gesù della Pasqua sia portato in dono a tutti gli esseri umani senza distinzioni.

La Croce col Suo segno ci invita anche a considerare la dimensione verticale (il dialogo con il Signore) e quella orizzontale (la solidarietà con il nostro prossimo, i nostri simili, i nostri amici e meno amici che abbiamo e siamo). Il santo segno della Croce rievoca, pone in pratica e rende partecipe, ogni volta che la persona lo realizza, quella realtà teandrica, del divino e dell'umano di Gesu’ di Nazareth che ci da la opportunità di essere capaci dell’Eterno Divino ("l’uomo è capace di Dio" - cfr San Tommaso d’Aquino) e di essere in nome della Croce di Cristo e dei suoi segni più umani, più persone, più liberi, più solidali.

fr Giorgio Pittalis, O.P.

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