Una perla d'arte domenicana nel Casentino
Sarà certamente cosa gradita ai visitatori di questo sito la presentazione di tre dipinti presenti nel Santuario di S. Maria del Sasso (Bibbiena), recentemente restaurati a spese del Santuario stesso, sotto la direzione della Soprintendenza di Arezzo.
Si tratta di tre dipinti a olio, su tela, di un certo valore, legati all’Ordine Domenicano per vari motivi: il primo – che ha per soggetto la Natività della Vergine – perché mette bene in evidenza San Raimondo di Penafort, un santo domenicano spagnolo del '300; il secondo – che riproduce la Madonna in trono e vari santi – perché l’autore è il pittore domenicano Fra Paolino del Signoraccio da Pistoia; il terzo perché raffigura il Santo domenicano Giacinto di Polonia.
Descrizione dettagliata delle singole opere
Primo quadro: La natività della Vergine (1607) di Jacopo Ligozzi, pittore veronese (Verona 1547-Firenze 1627 ca.). Si tratta di un dipinto di media grandezza (270 x 200) ed è collocato nella piccola cappella davanti all’ingresso della sacrestia. Questa cappella fu fatta costruire dalla Famiglia Poltri di Bibbiena (1601), che commissionò anche questo quadro. E’ datato e firmato ai piedi dell’asciugatoio, con la scritta “Jacopo Ligozzi faceva 1607 in Fiorenza, in via Larga” (in questa via di Firenze c’erano concentrate allora tutte le botteghe granducali e c’era anche la bottega di questo artista).
Questo quadro è importante e veramente molto bello: nei suoi vivaci colori, il movimento che creano i vari personaggi (Angeli, Santi, la Vergine Bambina, le varie ancelle…) e tutta l’armoniosa composizione, ma in modo particolare è da sottolineare il soggetto rappresentato, cioè la nascita della Vergine, un soggetto raramente presente nell’arte. Si notano parti ben distinte: al centro, in alto e in basso, ai lati sopra e sotto.
Al centro: S. Anna, sdraiata nel suo giaciglio, che ha appena partorito, assistita da due presenze femminili; in basso: la Vergine Bambina, attorniata da ben sei presenze femminili. Una didascalia delle Belle Arti riporta questa precisa descrizione: “E’ un dipinto con un tono di grande intimità domestica, accentuata dalla raffigurazione estremamente naturalistica degli oggetti in primo piano: catino e brocca in rame, asciugatoio con il braciere che riverbera calore e luce sul volto tenero della Fanciulla e sui volti delle ancelle”; ai lati di questa parte principale del dipinto, vi sono in grande rilievo due Santi: Sebastiano e Raimondo di Penafort (forse uno della famiglia Poltri si chiamava Sebastiano e vollero nel quadro il suo patrono, mentre san Raimondo, patrono dei giuristi, era il patrono di tutta questa famiglia di di giuristi e qui vollero ricordarlo); in alto (continua la didascalia delle Belle Arti): “Più astratta e di ‘Maniera’ è la parte superiore, dove volteggiano giocosi cinque angioletti, in un girotondo di danza.
La composizione generale del quadro è sviluppata su piani successivi. Precede il tutto una sorta di pedana, che prosegue illusionisticamente i gradini reali dell’altare e nella quale sono dipinti a monocromo episodi della vita dei due Santi. Davanti a questa pedana è dipinta in primissimo piano una croce astile in bronzo, che offre una ulteriore illusione di realtà. I due Santi, di proporzioni molto maggiori delle figure della Natività retrostanti, posano sulla pedana. Alle loro spalle la Natività di Maria si svolge come un dipinto incorniciato da un listello dorato, inserito a sua volta come in un finto arco di pietra, con due angeli nei pennacchi. Il Ligozzi mette in atto, ancora agli inizi del nuovo secolo, quei procedimenti illusionistici e di gioco, tra realtà e illusione pittorica, caratteristici della pittura della ‘Maniera’, ma anche rivelatori della volontà di coinvolgimento emotivo e devozionale“.
Secondo quadro: Madonna col Bambino in trono e Santi, di Fra Paolino del Signoraccio da Pistoia, pittore domenicano (1490-1547). Dipinto di modeste dimensioni (184 x 164), firmato e datato sul basamento del trono con la data MDXXV (cioè 1525). La Madonna è in trono e ha sulle ginocchia il Bambino Gesù. Inizialmente questo dipinto era collocano in una cappella della chiesa inferiore (o terza chiesa), dedicata a S. Lucia.
Ecco perché questa Santa è raffigurata in posizione privilegiata, a destra della Vergine, mentre in parallelo, a sinistra, c’è santa Caterina d’Alessandria (nell’Ordine domenicano venerata come patrona dei filosofi).Le due sante sono davanti in primo piano, inginocchiate e rivolte verso la Vergine. Gli altri personaggi, ai lati della Vergine, sono santi domenicani: Domenico, Tommaso d’Aquino, Vincenzo Ferreri e sant’Antonino, vescovo di Firenze. Lo stile di Fra Paolino, sensibile ai dettami del confratello Savonarola riguardo all’arte, mostra qui – come indica una didascalia delle Belle Arti – “caratteri arcaizzanti nella semplificazione formale e nella gamma cromatica di sapore quasi quattrocentesco”. Si tratta di un buon dipinto, collocato ora nella parete sinistra del Santuario, in fondo, ben visibile subito a chi entra in chiesa
Terzo quadro: San Giacinto di Polonia di Lodovico Buti (1560-1600 ca), allievo di Santi di Tito. Dipinto di media grandezza (280-198), collocato nella cappella a sinistra del tempietto centrale, da dove inizia la scala per la cripta. Il nome dell’artista è scritto in basso, nella piccola pedana ai piedi di un vaso di fiori, dove è appoggiato un libro e lì è ben visibile anche la scritta “Sanc. Hiacintu”. Si tratta di un buon dipinto, che raffigura, a destra in basso, san Giacinto, in perfetto abito domenicano (tonaca bianca e scapolare dello stesso colore, con sopra cappa e cappuccio color nero). In alto, a sinistra, la Madonna col Bambino sulle ginocchia, raffigurata in atteggiamento di dialogo con san Giacinto e sembra accompagnare le parole col gesto e le dita della mano destra.
Il santo, a braccia aperte e con lo sguardo rivolto alla Vergine, è confortato dalle parole della Madonna (riportate nella cornice dell’architrave, in alto):“Gaude fili Jacinthe quia tuae a Filio meo exauduntur preces” (“Gioisci, figlio Giacinto, perché le tue preghiere sono esaudite da mio Figlio”). In questo dipinto la Madonna è come sospesa in un trono di nuvole, sorretto da due angeli. Sempre in alto, nella parte sinistra, un piccolo stuolo di angeli dà movimento e gioia a tutto il quadro. Il restauro, avendo ravvivato i colori originali, sembra aver donato più luce alla la cappella, un po’ “fredda” per la pietra che contorna tutto il quadro. Saranno certamente di aiuto, per la lettura dei tre dipinti, le rispettive fotografie riportate, unite alle singole descrizioni dei dipinti stessi.fr. Giuseppe Serrotti, O.P.