La gioia del Signore sia la nostra forza
Il messaggio del Natale
La celebrazione eucaristica conclude con uno di questi saluti: La gioia del Signore sia la nostra forza, andate in pace, e i fedeli rispondono dicendo : Rendiamo grazie a Dio. E' proprio nell’eucaristia, che è “fonte e apice di tutta la vita cristiana”, i fedeli sono nutriti dalla Parola e dai sacramenti: fonte della gioia che uno sperimenta dentro di sé e porta agli altri nella vita quotidiana. Siamo nel periodo di Natale. Ci chiediamo: qual’è la prima reazione davanti a questo grande mistero del Dio che si fa bambino, si fa uomo? Penso che la prima reazione non può essere altro che gioia.
L’evangelista Luca presenta la scena di nascita di Gesù con annucio dell’Angelo ai pastori: “Ecco. Io vi annuncio una grande gioia” (Lc 2,10). Questo è il tema della gioia che apre il Vangelo, ed è il tema che lo chiude perché Gesù Risorto rimprovererà agli Apostoli proprio di essere tristi (cfr Lc 24,17). La gioia della vicinanza di Dio attraverso la sua nascita è ben espressa nelle parole di Benedetto XVI:
“Da dove nasce questa gioia? Direi che nasce dallo stupore del cuore nel vedere come Dio ci è vicino, come Dio pensa a noi, come Dio agisce nella storia; è una gioia, quindi, che nasce dal contemplare il volto di quell’umile bambino perché sappiamo che è il Volto di Dio presente per sempre nell’umanità, per noi e con noi. Il Natale è gioia perché vediamo e siamo finalmente sicuri che Dio è il bene, la vita, la verità dell’uomo e si abbassa fino all’uomo, per innalzarlo a Sé: Dio diventa così vicino da poterlo vedere e toccare”( Udienza generale, 04. 01. 2012). Il modello perfetto e la realizzazione di questa gioia evangelica non è altro che Maria stessa.
I primi tre misteri gioiosi del santo rosario parlano della gioia sperimentata personalmente da Maria vergine nel concepire Gesù al momento dell’ anunciazione; la gioia condivisa con gli altri nella visitazione e la gioia che esplode per tutto il mondo nel mistero della nascita di Gesù. La risposta spontanea di Elisabetta al saluto di Maria “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (Lc 1: 44). L’evangelista Luca usa il termine “skirtan”, cioè “saltellare”, lo stesso termine che troviamo in una delle antiche traduzioni greche dell’Antico Testamento per descrivere la danza del Re Davide davanti all’arca santa (2Sam 6,16). Giovanni Battista nel grembo della madre danza davanti all’arca dell’Alleanza, come Davide; e riconosce così: Maria è la nuova arca dell’alleanza, davanti alla quale il cuore esulta di gioia. Maria non tiene per sé questa divina presenza, ma la offre condividendo la grazia di Dio. Per questo motivo Maria realmente è “causa nostrae laetitiae”( cfr. Benedetto XVI, omelia sul 15. 08. 2011).
Il Natale deve portare a noi tutti la vera gioia di Gesù che è il Sommo bene. Era questo il motivo per cui San Domenico cercava e predicava La Verità. La visione che San Tommaso d’Aquino ha avuto davanti al Crocifisso che gli chiedeva quale sarebbe la sua ricompensa per tutti i suoi scritti e per le dottrine ci dice in altre parole la stessa cosa: SanTommaso risponde quello che anche noi vorremmo probabilmente sempre dirgli: “Nient’altro che Te, Signore!”
fr. Maxim D'Sylva, O.P.