DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

La vigna dell'anima tua

Omelia in occasione del secondo giorno del triduo che si svolge a S. Maria sopra Minerva in preparazione alla festa di S. Caterina da Siena (29 aprile)

In questo è glorificato il padre mio, che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. E dice sempre san Giovanni: da questo sapranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri. L’amore è il frutto che glorifica Dio e ci rende suoi discepoli.

Tutto l’uomo nella sua completezza, è chiamato a glorificare Dio con la sua vita, a diventare imitatore di Dio che si fa carne. I santi sono per noi un esempio di vita che da gloria a Dio. Santa Caterina in modo particolare è per noi esempio privilegiato, a causa del legame che abbiamo nei suoi confronti. Caterina è in modo particolare patrona della nostra provincia e consorella nella vocazione domenicana del glorificare Dio attraverso la grazia di una predicazione vivificante. 

Non una predicazione vuota, non un ubriacare le persone con parole dotte ma vuote, ma una predicazione che è fuoco e carezza allo stesso tempo, che porta la vita, che fa fruttificare i semi di bontà che Dio pone nei nostri cuori. Una predicazione che edifica il bene e che denuncia l’ingiustizia, una predicazione che ha una finalità concreta: avere una vendemmia abbondante nella vigna di Dio! Santa Caterina, commenta e riprende spesso il Vangelo che abbiamo sentito oggi. Lo riprende in modo particolare evidenziando la necessità del rimanere legati a Cristo e quindi essere portatori di frutti veri.

Ognuno di noi, dice Caterina, custodisce la vigna dell’anima sua della quale deve prendersi cura. Lavorare la vigna della propria anima non è però cosa facile! E’ un lavoro di squadra con Dio che dà le forze necessarie. Dice Caterina che “ à ricevuto tanta fortezza questo lavoratore dell’anima che né dimonio né altra creatura gliel può tollere se egli non vuole”. Ma qual è il compito del lavoratore della vigna dell’anima? Qual è il nostro compito di custodi della nostra anima? Non è quella di piantare così come se fossimo artefici della nostra stessa vita o di quella degli altri. “IO so’ il lavoratore che piantai la vite vera de l’unigenito mio figliuolo nella terra della vostra umanità, acciò che voi, tralci , uniti nella vite faceste frutto”. Rivela Dio Padre a Caterina nel Dialogo. L’unico che pianta è Dio. E nella terra della nostra umanità ha piantato il Cristo. A noi spetta vigilare al fine che la nostra vita di tralci rimanga sempre unita all’unica pianta che da vita: Cristo. La vigna dell’anima di ogni uomo è fatta di tralci che se non sono uniti al ceppo, muoiono. Eppure la tentazione di essere tralci staccati dal ceppo è continua nella nostra vita. E spesso non è solo una tentazione. Quante volte proviamo a vivere staccati dal ceppo convinti di poterlo fare!! Ci illudiamo di essere tralci che staccati dal ceppo e conficcati nella terra della nostra autoreferenzialità possiamo attecchire e dare frutto in modo autonomo! Quanti progetti senza Dio proviamo a realizzare! Un tralcio ancora verde, come siamo noi durante tutta la vita, fragili anche quando portiamo frutto, se staccato dal ceppo, rimane vivo per poco. Senza unione a Dio non c’è vita.

gian matteo serra   fr. Gian Matteo Serra, O.P.L’unione a Dio però è lontana dall’essere teorica. Anzi, mi sembra che l’unione a Dio sia molto più concreta di quello che pensiamo, altrimenti non avrebbe senso che il vangelo, quando parla di discepolato, e di portare frutto, ci inviti ad amarci gli uni gli altri. I santi ce lo insegnano. Santa Caterina, con la sua vita ce lo insegna. Lei è stata una grande donna perché innamorata di Dio attraverso un innamoramento delle persone e delle situazioni concrete della sua società e del suo tempo. La vigna della sua anima ha dato tanto frutto perché si è comportata da discepola che ha amato tanto. Ha amato la sua città e la pace per i suoi cittadini e per quelli delle città vicine. Ha amato la Chiesa, che attraverso la sua preghiera e le sue lettere ha sostenuto, spronato, incoraggiato e corretto. Ha amato in modo particolare il papa, difendendolo e in qualche modo schermandolo con la sua preghiera e i suoi quotidiani pellegrinaggi in san Pietro. Lo ha amato con sincerità anche ricordandogli la sua vocazione di pastore di Roma, e non di rifugiato al sicuro nella corte di Avignone. Caterina si è consumata per la Chiesa e per i suoi ministri. Caterina ha amato l’Ordine dei Predicatori, essendo madre spirituale per molti figli, nonché ispiratrice di tante donne, uomini e sacerdoti che si associano ancora oggi all’Ordine domenicano. Caterina ha amato tanto i poveri. I poveri del suo tempo, quelli che bussavano alla porta degli ospedali che frequentava e serviva, quelli che incontrava per strada.

Si è tenuta innestata a Cristo nel servire gli altri, nell’offrire tutta la sua vita per gli altri, sino ad avere atteggiamenti di un coraggio e di un’eroicità certamente rari da trovare in una donna del suo tempo, ma altrettanto difficili in una persona al giorno d’oggi. Lei è per noi un esempio travolgente di vita donata agli altri con intelligenza, ardore e coraggio accompagnati sempre da tanta umiltà. Caterina non ha mai preteso di essere lei l’artefice di tutto quello che ha fatto, ma perché ha saputo rimanere sempre un tralcio attaccato al ceppo Gesù Cristo, piantato da Dio, non ha smesso, in tutta la sua vita di dare frutti che ancora oggi sono per noi di esempio. Caterina ci sprona, o dovrebbe spronarci con l’esempio della sua vita!

Chiediamo l’intercessione della grande santa Senese, perché il nostro desiderio di rimanere attaccati a Cristo ci trasformi in coraggiosi e concreti esempi di santità, senza la paura, se ciò dovesse essere necessario, di esser potati da tutto ciò che ci trattiene dal dare più frutto.

fr. Gian Matteo Serra, O.P.

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