Tre Sante Domenicane ed un Tiepolo
Nella bella chiesa veneziana dedicata alla Madonna del Rosario ma conosciuta sotto il nome “dei Gesuati”, per via dell’ordine che abitò la zona fino alla loro soppressione nel 1668, il grande pittore Giovan Battista Tiepolo fra il 1747 ed il 1748 dipinse una maestosa tela raffigurante il mistero dell’adorazione di Gesù Bambino da parte di tre sante domenicane. Le tre sante in questione sono S. Caterina da Siena, S. Rosa da Lima e S. Agnese da Montepulciano. L’intento della committenza, i frati domenicani, era quello di mostrare come l’adorazione del Bambinello fosse al centro della spiritualità e della predicazione domenicana.
La contemplazione del Bambino Gesù altro non è che la contemplazione del grande mistero dell’Incarnazione, mistero d’Amore che negato dagli eretici catari spinse S. Domenico a cominciare la sua opera di predicazione. I figli e le figlie di Domenico non predicarono questo Mistero solo con le parole e con le opere d’arte presenti nelle loro chiese, ma in primo luogo con la propria vita. Infatti al centro della vita delle tre sante in questione vi è sempre un episodio che le ritrae con il Bambinello fra le loro braccia.
È sempre la Vergine che apparendo con il Figlio, per un momento si distacca da esso e lo dona a queste donne che per alcuni attimi, che sembrano eterni, possono prendere fra le loro braccia questo bel bambino e così farsi riempire della tenerezza di Dio. In quest’opera il Tiepolo è riuscito ad esprimere bene l’unicità delle tre sante cogliendo l’anima del loro diverso modo di accogliere la tenerezza di Dio. Due sono in piedi (Caterina e Rosa) ed una seduta (Agnese); lo stare in piedi è simbolo della vita attiva, dello stare “nel mondo”, dello spendersi come Marta affinché il Signore abbia tutto ciò che gli è dovuto (cfr. Lc 10,38-41); mentre lo stare seduti simboleggia l’essere “reclusi al mondo”, lo stato di chi fa della sua vita un’oper di contemplazione, come Maria, del Signore (cfr. Lc 10,42).
Nella vita di S. Agnese scritta dal b. Raimondo da Capua (cap. XIII) si legge di un apparizione avuta dalla santa prima della prova della malattia ove la Vergine appare assisa in trono e dal volto imperturbato ma beato, immagine questa resa bene dal Tiepolo. Qui Agnese ha lo sguardo beato, sguardo di chi ha trovato l’oggetto del proprio desiderio, e questo oggetto consiste in una “crocellina” che tiene fra le mani. Si narra che questa “crocellina” si trovava al collo del Bambino Gesù che la Madonna gli aveva messo fra le braccia. Il momento del distacco dal Bambino Gesù fu però per Agnese così drammatico che dovette “lottare” con Maria sino a poter ottenere come ricordo questa piccola croce. Ed ora ella è dipinta qui con questa crocetta e non ha più bisogno di tenere in braccio Gesù, perché Lui è sempre con lei, e niente e nessuno glielo può togliere.
Oggi ricorre la memoria della nascita al cielo di S. Agnese e proprio oggi questo quadro ci fa conoscere quello che è il fulcro della santità di questa monaca domenicana, ovvero la serenità di colei che nonostante le grandi sofferenze non si è chiusa nel suo dolore ma si è aperta al mistero di tenerezza di Dio.
fr. Manuel Giovanni M. Russo, O.P.