Le nozze di Cana
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5) dice la Madre di Gesù ai servitori, al matrimonio a Cana di Galilea.
Nel Vangelo di san Giovanni, si possono enumerare il numero delle volte nelle quali la Vergine proferisce parola: con questa dice tutto. In ogni insegnamento di Gesù Cristo, possiamo sentire questo invito da parte della Madre come eco: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Ella per prima è ascoltatrice attenta e ubbidiente della Parola del Signore: Maria fa ciò con generosità, prontamente. Frutto di questo ascolto ubbidiente, con il suo “Fiat!”, con il suo assenso è l’incarnazione della Parola nel suo seno purissimo: la Parola di Salvezza che darà alla luce per la gioia del mondo.
Lei diventa così la “Causa nostrae salutis” come la definisce sant’Ireneo. La Vergine Maria è coerente. Lei chiede, ciò che per prima ha fatto. A Cana di Galilea, i servitori del banchetto, accolgono l’invito della Madre di Gesù. Ciò che il suo Figlio gli dice essi lo fanno, prontamente, con ubbidienza. Non hanno da ridire sul fatto che manca il vino e cosa c’entra l’acqua… per giunta sei giare colme. Non deridono il fatto. Rispondono con generosità alla chiamata da parte del Signore a darsi da fare per procurare il vino.
Essi eseguono con ubbidienza la Parola ascoltata, anche quando Gesù dice: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto» (Gv 2, 8). Ed ecco l’acqua si converte in vino, uno dei migliori lodato anche dal direttore del banchetto: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Con il loro ascolto ubbidiente della Parola del Signore, essi da semplici servitori di banchetto, sono diventati servitori, strumenti preziosissimi del Signore per la gioia non solo di due sposi ma di tutti i commensali.
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5). La Vergine Santissima lo dice anche a noi, perché nel mettere in pratica la Parola del Signore, nel rispondere con generosità alla chiamata del Signore, sta la vera gioia e si diventa portatori di gioia.
Fra Domenico M. Vendemmiati, O.P.
- Lettura del Vangelo secondo Giovanni (Gv 2,1-11) -
Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua - chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.