Ma perché tutto questo silenzio di Sabato?
“Perchè oggi, che è Sabato Santo, dovrei fare silenzio?”. Solo il Padreterno sa quante volte mi sono fatto questa domanda! Dico davvero, non sapevo proprio rispondermi e forse neanche oggi lo so appieno... sì perché, sorpresa delle sorprese, dalla proposizione “sono un domenicano” non ne deriva automaticamente la risposta “ho tutte le risposte”... che trauma! Allora mi sono domandato che cosa mi lascia ammutolito nelle vicende della vita e, allo stesso tempo, per quale motivo la Chiesa faccia memoria anche del giorno in cui tutto il mondo tacque perché Cristo era ancora nel sepolcro, morto.
Nella mia vita ci sono stati eventi che mi hanno lasciato muto, senza parole: eventi brutti ed eventi belli, difficoltà e gioie. Cercando di fare mente locale, mi accorgo che è l'inaspettato che mi lascia sempre a bocca aperta, in silenzio, muto. Certi avvenimenti mi lasciano spiazzato al punto da non saper cosa dire: a volte abbozzo delle risposte, rendendomi però conto che sarebbe stato meglio rimanere in silenzio perché davvero il silenzio “ha voce”, il silenzio “parla”.
In una società affetta da un male chiamato “horror vacui” il silenzio fa assai paura, e si cerca di “riempirlo” in ogni modo possibile ed immaginabile. Mi chiedo: ma perché? Forse perché ci ricorda che non a tutto c'è una risposta semplice, immediata, a portata di mano. Le nostre frasi e i nostri ragionamenti non arrivano a motivare tutto e perciò... parliamo, sperando di riempire il vuoto. Ma ci si accorge, in fondo, che il meccanismo non funziona.
A tutti, anche a me (eh già...), capita di voler dire e fare per riempire dei vuoti e dei silenzi imbarazzanti, nella speranza di eliminare momenti indesiderati e tornare alla “normalità” tanto sospirata. Nonostante ciò, mi permetto di fare una confidenza: credo di trovarmi in una scuola efficace per “guarire” da questo strano caso di “horror vacui”. Questa scuola è detta “vita domenicana”. Nelle Costituzioni dei frati predicatori, noi tutti siamo chiamati ad osservare “diligentemente il silenzio, soprattutto nel tempo e nei luoghi destinati alla preghiera e allo studio, poiché esso è la salvaguardia di tutta l'osservanza e giova specialmente alla vita interiore, alla pace, all'orazione, allo studio della verità e alla genuinità della predicazione” (LCO, c. 46, § 1).
“Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui. Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita." (Rm 5, 6-10)
Da un silenzio che poteva inizialmente incutere timore perchè privo di significato, passo così ad una quiete che mi rende il cuore e la mente pieni della certezza che in tutto, persino nel silenzio più incomprensibile, quale è quello della "morte di Dio", vi é la presenza rasserenante di un Dio che é sincero e fedele alle sue promesse, ad un Dio che da senso alla mia vita, alla mia esistenza e ad ogni mia giornata, per quanto silenziosa o rumorosa possa, di volta in volta, apparire.
fr. Fabrizio P.M. Cambi, O.P.