Compimento della Legge
- Commento a Matteo 5, 17- 19 e seguente -
Gesù ci insegna prima di tutto che non si può essere cristiani escludendo a priori la legge e i profeti, insomma l’Antico Testamento. Lui è venuto non per abolire, ma per compiere, come dire che seguendo le sue orme anche noi dobbiamo compiere tutto non una parte di ciò che è scritto nel Sacro Testo. Pensiamoci bene: chi di noi, credenti segue e conosce come si conviene tutta la Parola di Dio? Noi cristiani “forse “ conosciamo a mala pena il Vangelo, forse! anzi no! "Avete inteso che fu detto, ma io vi dico..." Gesù non annuncia una nuova morale più esigente e impegnativa.
Queste, che sono tra le pagine più radicali del Vangelo, sono anche le più umane, perché qui ritroviamo la radice della vita buona. E Dio vide che era cosa buona. La bontà della natura, le più umane. Insomma la dimensione connaturale che ci rende con “facilità” ciò che dobbiamo essere sin dall’origine, cosa buona, umana perché immagini di Dio. Il discorso della montagna vuole condurci alla radice, lungo una doppia direttrice: la linea del cuore e la linea della persona. Il grande principio di Gesù è il ritorno al cuore, che è il laboratorio dove si forma ciò che poi uscirà fuori e prenderà figura di parola, gesto, atto. È necessario guarire il cuore, ferito dal peccato originale, per guarire la vita. Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adira, chiunque alimenta dentro di sé rabbie e rancori, è già omicida.
Gesù risale alla radice prima, a ciò che genera la morte o la vita, e che san Giovanni esprimerà in un'affermazione colossale: «Chi non ama suo fratello è omicida» (1 Gv 3, 15). Cioè: chi non ama uccide…. Alla stregua di un comune assassino del corpo. Non amare qualcuno è togliergli vita; non amare è un lento morire. Ma io vi dico: non giurate affatto; il vostro dire sia sì, sì; no, no. Dal divieto del giuramento, Gesù arriva al divieto della menzogna. Di la verità sempre, e non servirà più giurare. Non servirà all’altro confermare ciò che vorresti se sei quello che desideri essere.
Se così non fosse non hai mai dato testimonianza verace di te stesso da dover giurare inevitabilmente. È una dimostrazione implicita che non sei vero. Così porta a compimento, sulla linea del cuore, le conseguenze già implicite nella legge antica. E poi la linea della persona: Se tu guardi una donna per desiderarla sei già adultero... Non dice: se tu, uomo, desideri una donna; se tu, donna, desideri un uomo.
Il desiderio è un servitore indocile, ma importante. Dice: Chi guarda per desiderare, e vuol dire: se tu guardi solo per il tuo desiderio, se guardi il suo corpo per il tuo piacere, allora tu pecchi contro la sua persona. Tu allora sei un adultero, nel senso originario di adulterare: tu falsifichi, tu inquini, tu impoverisci la persona. Perché riduci a oggetto per te, a corpo usa e getta la persona, che invece è abisso, oceano, cielo, angelo, profondità, vertigine. Pecchi non tanto contro la legge, ma contro la profondità e la dignità della persona, che è icona di Dio. Perché la legge è sempre rivelazione dei comportamenti che fanno crescere l'uomo in umanità, o che ne diminuiscono l'umanità e la grandezza, che è come dire rivelazione di ciò che rende felice l'uomo.Comprendiamo così quanto sia facile peccare: Bonum ex integra causa; malum ex cocumque defectu. Dobbiamo assolutamente studiare per sapere bene e trovare il maestro preparato e sapiente per essere istruiti per il Vero. Uno sforzo umano di ragione premiato col miracolo divino dell’incontro di maestri e della Grazia divina che eleva e perfeziona ragione e cuore: Dio è prima di tutto Veritas. Il Dio di Israele afferma a Mose: "Dì al popolo mio eletto che Io sono". Non certo il Dio secondo me, secondo la storia, le correnti, le idee e le simpatie momentanee. Quello è un Dio inesistente adorato come il dio Baal-Peor (vitello d’oro) adorato fallimentarmente e dalla Torà traviata nel tempo. È un unico salto di qualità quello che Gesù propone, la svolta fondamentale: passare dalla legge alla persona, dall'esterno all'interno, dalla religione del fare a quella dell'essere.
Il ritorno al cuore, là dove nascono i grandi «perché» delle azioni. Allora il Vangelo, che è “Parola perfetta”, è facile, umanissimo, anche quando dice parole come queste, che danno le vertigini.
fr. Alberto Viganò, O.P.