DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Fiori contro le pistole...

«Dunque tu sei re?» chiede Pilato a Gesù ? «Tu lo dici: io sono re. » risponde un Gesù ormai già catturato e vicino alla sua offerta totale sulla Croce. Abbiamo un re denudato da ogni dignità, preso in giro, schernito, coronato di spine, umiliato … ma talmente innamorato degli uomini sino a donarsi totalmente per essi, per il suo e il loro Regno. Abbiamo un Re che ci fa cittadini di un regno eterno, perchè la patria del nostro Re è l’eternità, e se si è fatto uomo è per ricordarci principalmente questo: guardate alle cose di lassù; guardiamo anche alla croce, e non fermiamoci là, la croce è la porta della nostra eternità!

Gesù lo dice chiaramente nel Vangelo di oggi : «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». La tensione di questi giorni nelle città europee, la paura del terrorismo, la paura di essere coinvolti in un attentato, vedere così tanta polizia a ogni stazione della metro, sono immagini che ci fanno scontrare proprio con questa verità rivelata da Gesù: il mio regno non è di quaggiù. E quindi abbiamo paura di cosa quaggiù sta succedendo.

Abbiamo paura perché forse eravamo abituati a vedere il male dalle nostre poltrone davanti alla TV, spettatori delle guerre degli altri, e ora invece la guerra, con le sue armi, con la sua tensione, sembra essere entrata proprio a casa nostra. Ci sono uomini e donne che pretendono di uccidere in nome di dio. Lo diceva anche il papa la scorsa settimana durante l’Angelus. Non c’è bestemmia più grande che usare il nome del Dio della vita, del Padre di tutti, per uccidere un fratello ! Il fatto che il Regno di Dio non sia di quaggiù non significa che la nostra terra non abbia relazione con l’eternità. Il nostro quaggiù è il luogo in cui la nostra fedeltà a Dio ci fa scegliere l’eternità, e la nostra fedeltà a Dio ci chiede un amore trasformante e senza misura nel mondo di quaggiù! Non ci chiede isterismi di paura, e neanche attaccamento patologico al tempo che ci è donato, ci chiede fiducia in Dio, fiducia nel suo custodirci, fiducia nel suo difenderci e fiducia nel fatto che è Lui che ha in mano tutto: l’Universo intero e le sue creature.

gianmatteo serra1  fr. Gian Matteo Serra, O.P.

“Gli furono dati potere, gloria e regno;
[…] il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto » abbiamo sentito nella prima lettura. Siamo nelle mani di Dio, sempre ! Non dimentichiamolo, anche e soprattutto quando abbiamo paura, che Cristo è il nostro Re e che siamo nelle sue mani, e che nessuno potrà distruggere il nostro essere suoi figli, neanche la morte. Un giovane sposo e padre il giorno dopo aver perso sua moglie nell'attentato del teatro Bataclan a Parigi scriveva rivolto agli assassini della moglie: “Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatto a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo di odiarvi. Ogni pallottola nel corpo di un fratello o di una sorella è una ferita nel cuore di Dio. Dalle pallottole ci si deve difendere, si deve neutralizzare il nemico, è la dottrina cattolica, ma neutralizzare il nemico non significa né rispondere all'odio con l’odio, « sarebbe come cedere alla stessa ignoranza » diceva sempre lo stesso padre di famiglia, né generalizzare l’odio identificandolo con una famiglia, con un popolo, con una religione… Non potremo fare un errore più grande: calpesteremo anche il coraggio di tanti fratelli e sorelle di religione musulmana che in questi giorni si sono fatti vedere in giro con cartelli che dicevano : non in mio nome!

« Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi ai miei concittadini con diffidenza- diceva il giovane padre agli assassini della moglie- ma la vostra è una battaglia persa ». Non si tratta di essere imprudenti, perché la vita è bella, e dobbiamo difenderla e fare in modo che la comunità internazionale la difenda e ci difenda. Si tratta, come uomini e donne di fede, di non dimenticare che chi ha in mano i lacci della storia è Dio, e non il male. Ci scontriamo con il male, ma dobbiamo farlo con una speranza evangelica che non teme non solo di fronte alla minaccia della morte, ma neanche la morte stessa. Nella solennità di Cristo re vediamo in Cristo il ponte che si crea tra il regno di quaggiù e quello dell’eternità.

cristo re2La realtà è che il regno di quaggiù è ancora in travaglio, in cammino, ed è spesso attaccato dal mistero del male. Questo però deve però lasciarci disperati perchè dopo la risurrezione di Gesù, siamo più che mai nelle mani di Dio. Già, abbiamo paura di perdere la nostra vita perché la vita è bella ed è dono di Dio. Siamo a sua immagine e ferire la vita significa ferire Dio, quindi dobbiamo difenderla! Ma non dimentichiamo che il nostro RE è più potente di ogni male, che possiamo essere anche uccisi, Dio ce lo scongiuri, ma che non sarà mai ucciso quel seme di eternità che ci fa seminare amore là dove il male vuole seminare odio.

Non permettiamo alla paura di farci dimenticare che l’unica nostra arma è il bene, sono fiori contro le pistole, spiegava un giovane padre ad un bambino ancora terrorizzato dagli attacchi a Parigi. L’arma del bene può essere anche crocifissa, o fatta esplodere, ma mai distrutta, perché il nostro Re è più potente di ogni male.

fr. Gian Matteo Serra, O.P.

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