S. Teresa d'Avila: maestra di orazione
S. Teresa definisce così la preghiera: “L'orazione, a mio parere, non è altro che un intimo rapporto di amicizia, nel quale ci si trattiene spesso da solo a solo con quel Dio da cui ci si sa amati” ( Vita 8,5 ). Il nome di Teresa di Gesù viene associato all'Orazione, come quello di S. Francesco d' Assisi alla Povertà e di S. Domenico Guzman alla Predicazione. Ognuno di essi ha messo a fuoco un aspetto importante della vita cristiana alquanto trascurato nel periodo storico in cui vissero. Teresa dice alla Chiesa di tutti i tempi: Bisogna pregare e farlo bene, perchè la vocazione della creatura umana è l'unione con Dio. Il Concilio Vaticano II nel capitolo V della Lumen Gentium parla di vocazione universale alla santità. Sappiamo che Teresa è stata aiutata molto dai Domenicani e che proprio fr. Luigi di Granada O.P. ha scritto un libro nel quale espone un metodo per fare orazione, che è stato fatto proprio dalla nostra Santa e dall'Ordine Carmelitano.
Ella prescriveva nelle prime costituzioni che ogni monastero avesse tale libro di Luigi di Granada e avrebbe desiderato vedere il volto di quell'uomo che tanto bene aveva fatto alla sua anima con il suo scritto. L'orazione è sostanzialmente dono dello Spirito, ma è anche impegno nostro e, quindi, anche un'arte. Inizialmente è importante adottare un metodo per imparare a meditare e preparare in anticipo il tema della meditazione. Alla scuola del Vangelo, Teresa raccomanda la solitudine per raccogliersi in se stessi e disporsi all'incontro con il Signore (cfr. Mt 6,6): "Sua Maestà ci insegna a pregare in solitudine" (Cammino di Perfezione 24,4). "Per molto basso che l'anima parli, Egli, che le è vicino, l'ascolta sempre. E per cercarlo non ha bisogno di ali perchè basta che si ritiri in solitudine e lo contempli in se stessa" (CP 28,2).
Quindi per entrare in preghiera si può cominciare facendosi un segno di Croce con calma e consapevolezza per poi socchiudere gli occhi e mettere da parte ogni preoccupazione che non sia lo stare alla presenza di Dio : "Occore farsi un po' di violenza per raccogliersi e contemplare il Signore nel proprio interno" (CP 26,8). "Non si può parlare con Dio nel medesimo tempo che con il mondo...ascoltando ciò che si dice all'intorno, o fermandosi a quanto vien loro in mente, senza alcuna cura di raccogliersi" (CP 24,4). "Infatti i sensi si ritirano dalle cose esteriori (...). Gli occhi si chiudono spontaneamente per non vedere più nulla, mentre lo sguardo dell'anima si acuisce di più" (CP 28,6).
Teresa consiglia di iniziare con un breve esame di coscienza, non per cadere nello scoraggiamento costatando la nostra povertà, ma per cantare le misericordie i Dio nella nostra vita. Schema per l'orazione mentale può essere:
- Preparazione:
Remota: evitare distrazioni e affezioni disordinate (buona coscienza – vita cristiana ordinata). Esercizio abituale della presenza di Dio.
Prossima: Fissare un soggetto, possibilmente la sera prima (agli appuntamenti importanti ci si prepara per evitare improvvisazione). Stabilire il tempo adatto e scegliere un luogo che favorisca i raccoglimento.
- Introduzione: mettersi alla Presenza di Dio
- Lettura: deve essere attenta, lenta, devota e che ci fornisca l'argomento del nostro colloquio.
- Rappresentazione : è utile “immaginare” l'episodio che si vuole meditare (es. Il Getsemani). Aiuta a fissare la fantasia, “la pazza di casa“ che vaga continuamente.
- Meditazione: è il lavoro dell'intelletto che si sforza di approfondire la verità di fede o il mistero della vita di Cristo che si sta considerando, magari ponendosi delle domande per aiutarsi. S. Teresa suggerisce: chi soffre? Cosa soffre? Perchè soffre? Con quali disposizioni soffre? La conclusione deve sempre portare ad una più viva coscienza dell'amore di Dio e disporre al...
- Colloquio affettivo: è la parte centrale dell'orazione che consiste per S. Teresa “non nel molto pensare, ma nel molto amar". Si esprime l'amore o almeno il desiderio di amare il Signore. Poiché si tratta di colloquio non si deve solamente e continuamente parlare, ma mettersi in atteggiamento di amoroso ascolto di Dio creduto realmente presente e che fa sentire non la sua voce sensibilmente, ma donando grazie di luce e di amore per intendere meglio le vie di Dio ed entrarvi con generosità. Si può concludere con: ringraziamento, offerta, petizione (parti integranti il Coll).
fr. Antonio Cocolicchio, O.P.