DOMENICANI

Domenico è affascinato dalla radicalità del vangelo, in particolare dal radicalismo delle beatitudini. I suoi modelli sono Cristo e Maria Vergine. Cristo ha amato talmente gli uomini da consegnarsi, per la loro salvezza, volontariamente alla morte. La sua missione è l’evangelizzazione, ma questa non ammette limiti. «Non ammette limiti geografici né limiti di impegno e di sacrificio. Il suo carisma – la caritas veritatis – fiorisce dalla radicalità evangelica. Egli prende il meglio delle tradizioni monastiche e vi aggiunge lo stile di vita degli Apostoli», scegliendo una Regola austera. Essere ambasciatore di Cristo, seguirne le orme, significa per Domenico vivere il radicalismo delle beatitudini ascoltate con le proprie orecchie dagli Apostoli. In merito, il beato Giordano ci racconta che papa Gregorio IX, che conosceva molto bene il Santo spagnolo, un giorno affermò d’aver trovato in lui «un uomo che ha attuato integralmente la vita degli Apostoli».

Domenico, secondo le testimonianze, appare a noi, oggi, come “un estremista”, ma è l’estremismo di Cristo, dell’amore che tutto dà e tutto sopporta per il bene delle anime. Il suo estremismo non incosciente, ma virtuoso, cioè misurato dalla ragione illuminata, quella ragione che ha fatto dell’Ordine la sua caratteristica, la sua bandiera (Lux Veritatis) di cui Maria ne è la Madre. Uomo, dunque, equilibrato, che non ammette compromessi o equilibrismi: si scorgeva il suo equilibrio dalla bontà d’animo e dal volto gioioso e sereno. Domenico è definito dal beato Giordano di Sassonia, che l’ha conosciuto, uomo evangelico perché imitò il Cristo per le vie della Palestina nell’annuncio, lo seguì nel cenacolo e nell’orto del Getsemani, nel pretorio di Pilato, disciplinandosi nello straziarsi la carne, lo seguì sulla croce offrendo la sua vita, desideroso di morire martire per la Verità.

    fr. Alberto Viganò, O.P.Anche Caterina da Siena esprime lo stesso concetto quando scrive che Domenico «Assunse l’ufficio del Verbo» con tanto zelo da sembrare «un apostolo», «un lume dato al mondo per mezzo di Maria». Le Fonti dicono: «Il suo modello è Cristo, il “Salvatore”, il “Crocifisso”. Per questo esorta i suoi frati a “pensare al Salvatore” e nelle Costituzioni fa inserire che i frati predicatori devono essere “uomini evangelici che seguono le orme del Salvatore” ». Il suo intento fu di far rivivere la fede apostolica dei primi padri, riportare la Chiesa al vangelo autentico, alla radicalità dei primi Apostoli. Per questo ardito progetto costituisce una milizia fedele solo a Cristo promettendo l’ausilio e la benedizione costante di Maria anche dopo la sua morte. Il suo intento comporta prima di tutto un effettivo radicalismo assunto da ogni domenicano, poiché non si può convertire se prima non si è convertiti tramite una profonda contemplazione e una continua comunione con Dio-Verità.

Domenico è stato scelto dall’alto, e lo sa bene Dante che così si esprime al cap. XII del Paradiso: Domenico fu detto; e io ne parlo (Fu battezzato Domenico; e io parlo di lui) sì come de l’agricola che Cristo (come di un contadino che Cristo) elesse a l’orto suo per aiutarlo (scelse come aiutante del suo orto). Ben parve messo e famigliar di Cristo: (Sembrò proprio un inviato e un servo di Cristo): che ’l primo amor che ’n lui fu manifesto, (infatti, il primo amore che si vide in lui), fu al primo consiglio che diè Cristo (fu rivolto al primo consiglio dato da Cristo - l’umiltà). L’umiltà, la povertà, i poveri in spirito sono la stessa faccia della prima beatitudine nel Vangelo di Matteo, vangelo amato particolarmente, secondo le Fonti, dal Patriarca Domenico. Sapeva bene che è il nuovo programma che definisce l’antica legge. Sono i paradossi di Gesù amati e cuciti in lui come un abito interiore. 

fr. Alberto Viganò, O.P.