"Per annunciare l’amore misericordioso di Dio"
Pubblichiamo l'omelia tenuta da fr. Aldo Tarquini, Priore Provinciale della nostra Provincia, in occasione della professione semplice di fr. Domenico Vendemmiati.
Caro fr. Domenico, terminato l’anno di noviziato ti accingi ora a fare la tua professione per diventare frate domenicano. Questo avviene in un giorno particolare, quello del tuo compleanno. In un certo senso si può dire che il giorno della tua nascita coincide con il giorno di una tua rinascita, perché la professione religiosa è come una rinascita, in quanto segna una svolta radicale nella vita.
Poco fa alla mia domanda “che cosa chiedi”, hai risposto “la misericordia di Dio e la vostra”. Oggi si parla molto della misericordia, soprattutto grazie al ministero di Papa Francesco, nei cui messaggi la misericordia è il tema centrale. Ma per noi domenicani questo tema è da sempre un punto di riferimento, perché una delle caratteristica fondamentale del nostro Padre S. Domenico era appunto la misericordia.
Per questo la nostra professione è vissuta come un ingresso in questo circuito della misericordia: una misericordia che si chiede e si accoglie e una misericordia che si dona. In senso letterale misericordia vuol dire avere il cuore (cor) vicino ai poveri (miseri); in altre parole vuol dire decentrare l’attenzione dal proprio io per rivolgerla agli altri, in particolare ai poveri e ai bisognosi di ogni specie. E’ in questo spirito che noi facciamo la professione: con essa rinunciamo ai nostri progetti per metterci a servizio della Chiesa, nella forma di vita concepita da S. Domenico, per annunciare e testimoniare l’amore misericordioso di Dio a tutti coloro che cercano la salvezza.
Le letture di questa celebrazione, che non sono state scelte ma sono quelle della liturgia corrente della XXIV domenica del tempo ordinario, sono quanto mai adatte ad accompagnare la nostra riflessione in questa circostanza. Esse ci dicono da dove nasce questa tua scelta e quale è la prospettiva in cui va vissuta. Il punto di partenza ce lo indica la prima lettura: “Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro”. Tu hai accolto la chiamata di Dio senza tirarti indietro. Avevi già intrapreso il percorso religioso entrando in seminario. Ma un ulteriore discernimento ti ha portato a orientare la tua vita verso l’Ordine Domenicano e con docilità hai fatto questa scelta. Ma a ben riflettere non sei stato tu a fare la scelta, ma è il Signore che ti ha scelto: la prima scelta è la sua e la tua è solo la risposta alla sua chiamata, alla quale non hai opposto resistenza. E’ questa la vocazione religiosa: l’incontro di una chiamata e di una risposta, la chiamata di Dio e la risposta umana. Il brano del vangelo ci dice, in maniera chiara e cruda, quale è la condizione per seguire il Signore: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuol salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”. Con la professione tu ti consacri al Signore e ti metti a suo servizio per la missione di annunciare a tutti l’amore del Padre che per salvarci ha mandato il suo Figlio Crocifisso e Risorto.
La tua vita non la salverai proteggendola e riservandola per te stesso, ma spendendola con generosità per gli altri, per la causa del Vangelo. Anche andando incontro a sofferenze e violenze, come il servo di Jahwè, di cui parla la prima lettura; come Gesù che per la sua obbedienza al Padre deve “soffrire molto, essere rifiutato…venire ucciso”. Per questo non basta un generico atto di fede in Gesù o riconoscere, come Pietro, che egli è il Messia. E’ necessario smettere di “pensare secondo gli uomini” e imparare a “pensare secondo Dio”. E’ necessario impegnarsi in una vita di preghiera e di studio. Siamo chiamati ad essere apostoli e predicatori, prima però bisogna conoscerlo il Signore che vogliamo predicare. Siamo chiamati ad una testimonianza di parole e di opere che non si improvvisa ma scaturisce dalla contemplazione della Verità, dall’incontro personale con il Signore: e questo è ciò che ha voluto S. Domenico per i suoi figli. Quella domanda di Gesù “voi chi dite che io sia?” dobbiamo averla sempre presente. Ad essa non si risponde con le parole, con gli atti di fede, perché la fede non basta. A rispondere saranno le nostre scelte quotidiane, le nostre opere di amore e di misericordia, i frutti del nostro lavoro, perché, come dice S. Giacomo nella seconda lettura, “la fede se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta”.
Caro fr. Domenico, viviamo con gioia questo tuo ingresso nella nostra famiglia domenicana, e mentre ti accogliamo con affetto, ci impegniamo ad accompagnarti con cura nel tuo percorso formativo. All’inizio ho fatto riferimento alla coincidenza tra il tuo compleanno e la tua professione. Ma c’è un’altra coincidenza: oggi la chiesa fa memoria del nome di Maria. Tu sai che il nostro Ordine ha coltivato sempre una speciale devozione verso la Madonna, considerata nostra speciale protettrice. Con la nostra preghiera ora ti affidiamo a lei, perché ti accompagni e ti aiuti ad essere fedele e perseverante in questo tuo proposito di servire il Signore nella vita domenicana.
fr. Aldo Tarquini, O.P.
Priore Provinciale