Perchè ognuno faccia la sua parte
La maggior parte delle difficoltà della vita ha origine dal modo in cui sono formulate le domande: chi, che cosa, dove, quando, perché, come… Probabilmente non passa un giorno senza che ci si ponga una domanda, non importa quanto banale essa sia, per esempio: chi incontrerò sulla strada oggi, che cosa mangio a pranzo, dove ho messo l’orologio da polso, quando farà meno caldo, perché c’è così traffico oggi, come si fa un capuccino perfetto…
Queste domande manifestano la realtà della mancanza di qualcosa o di qualcuno. A volte, le questioni che sorgono sono più complicate e più pesanti. In quei momenti, siamo forzati ad affrontare le cose più profonde della vita e anche della nostra fede. Per esempio ci chiediamo: di chi mi posso fidare, che cosa farò della mia vita, come posso trovare la pace della mente, quando imparerò dai miei errori, perché nessuno mi ama, come faccio a pagare le mie bollette?
Noi tutti, rispondiamo alle domande della vita in modi diversi. Per alcuni, può essere facile, mentre per altri può risultare opprimente e, in alcuni casi, è una questione di vita o di morte. Nel Vangelo di oggi, Gesù dice a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Poi la Scrittura suggerisce che il Signore dice così per mettere alla prova il discepolo; ed egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Filippo risponde enfatizzando ulteriormente la mancanza di cibo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». In effetti, la moltitudine della gente era così grande che era normale pensare come Filippo. C’è però un altro discepolo, Andrea, fratello di Simon Pietro, che risponde nel modo giusto; egli guarda ciò che c'è, e non quello che manca.
Andrea dice, «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci». Perché ha preso in considerazione ciò che avevano, piuttosto che quello che non avevano, l'Apostolo ha fatto il primo passo per superare la difficoltà. Sovente, ci sentiamo oppressi dai problemi della vita perché non riusciamo a vedere quello che possediamo, e ci focalizziamo su quello che non possediamo. Per esempio, preferiamo lamentarci quando non riusciamo ad avere un lavoro ben remunerato, ma non vediamo il dono di avere un lavoro stabile. Oppure ci lamentiamo che i nostri figli non fanno un lavoro prestigioso, ma non vediamo il dono di avere dei figli che ci amano. Ed è più facile essere irritato quando il marito russa durante il sonno, piuttosto che vedere il dono di avere un sposo leale e affettuoso (almeno quando è sveglio).
Ciò nonostante, non basta semplicemente riconoscere quello che possediamo. Questo perché, riconoscere è solo l'inizio. Nel Vangelo, l'apostolo Andrea infatti ha riconosciuto che c'erano cinque pani d’orzo e due pesci, ma è comunque rimasto focalizzato sulla mancanza, quando dice: "ma che cos’è questo per così tanta gente?”. Quindi, se è vero che Andrea ha visto ciò che avevano, egli non ha potuto cogliere l’elemento più importante della situazione, e cioè il ruolo di Gesù. Perché accada un miracolo, l'intervento del Signore è indispensabile, e questo era ciò che Gesù desiderava insegnare agli apostoli e che Gesù mostra operando un miracolo: dai cinque pani d’orzo e due pesci, egli nutre cinque mila persone, e ben dodici canestri sono riempiti di quello che avanza. Con questo miracolo il Signore insegnava gli apostoli due cose: primo, che avevano bisogno di guardare a ciò che possedevano, piuttosto che alla mancanza; secondo, che dovevano lasciar fare a Gesù la sua parte. Con questo miracolo il Signore insegna la stessa cosa a noi.
Spesso, in mezzo alle difficoltà della vita, anche quando riconosciamo ciò che possediamo, ancora rimaniamo appesantiti dalla realtà dell'insufficienza delle cose. Però, come il Vangelo ci mostra, solo quando ci fidiamo di Dio, possiamo sperimentare e riconoscere i suoi miracoli nella nostra vita. Così come il Signore ha fatto una domanda per mettere alla prova il discepolo, nello stesso modo le questioni che vengono dalle difficoltà della vita sono anche occasioni per ricordarci della generosità di Dio. Come il Signore ha moltiplicato i pani e i pesci per nutrire la gente, così egli manifesterà la sua abbondanza nella nostra povertà.
Oggi, il Signore ci pone una domanda. Oggi il Signore ci invita a lasciare che Gesù faccia la sua parte nella nostra vita. È necessario solamente fidarsi di Dio, anche se tutto sembra senza speranza. E questo esige l’umiltà, come quella di sedersi sull’erba del campo. Perché è solo con un cuore umile che possiamo avvicinarci al Signore per chiedergli di riempire di ciò che ci manca. È solo con un cuore umile che possiamo credere nella sua provvidenza. È solo con un cuore umile che possiamo riconoscere la potenza di Dio, e così sperimentare il miracolo nella nostra vita.
fr. Florentino Bolo, O.P.