DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Civiltà digitale del benessere di massa Vs. vita domenicana

Che senso ha la vita domenicana nella nostra civiltà digitale del benessere di massa? In che modo possono comunicare tra loro uno stile di vita che nasce nel medioevo e un altro che in buona parte, invece, affonda le sue radici nella seconda metà del ‘900? Per poter rispondere a questa domanda conviene considerare almeno alcune delle caratteristiche principali e nuove della società del benessere di massa, nella quale l’Occidente è entrato dagli anni '50 del secolo scorso, seguito negli ultimi decenni dai paesi “emergenti”, vale a dire da miliardi di persone.

 

"Nell’Europa dell’ovest i tre decenni dopo la fine della guerra erano di fatto «gloriosi». L’ammirevole accelerazione della crescita economica si accompagnava con un benessere mai esistito prima. All’interno di una generazione l’Europa dell’ovest dopo 40 anni di crisi economica e guerre si riprendeva in modo potente e cominciava ad adattarsi in economia e consumo alle condizioni americane. Gli uomini che meno di 10 anni fa uscivano barcollanti ed insicuri dalle macerie entravano ora stupiti e leggermente confusi nell’era del benessere."1

La profondità e la grandezza di questi cambiamenti e la velocità con la quale avvenivano trova espressione particolarmente illuminante nelle parole del grande storico Hobsbawm Eric che chiama il periodo in questione “la più grande, veloce e universale trasformazione della storia umana” e continua: “La novità di questa trasformazione consiste sia nella sua velocità straordinaria sia nella sua universalità. […] Per la maggior parte del globo i mutamenti furono repentini e catastrofici. Per l’80% dell’umanità il Medioevo finì di colpo negli anni ’50; o, meglio ancora, se ne avvertì la fine negli anni ’60.”2

arti-liberali-2    Le arti liberali in una raffigurazione medievale“Benessere” significava - e continua (!) a significare - liberazione dall’oppressione della fame, del freddo, della malattia, della sottomissione familiare, politica, ecc. per le masse, vale a dire per centinaia di milioni di persone. Questa liberazione dal peso secolare della lotta per la sopravvivenza, libera nuovi livelli di potenzialità e di significati di vita umana fin ora sconosciuti. Se fino alla metà del secolo scorso l’imperativo per la maggior parte delle famiglie europee era “sopravvivere” ora è diventato “donare significati di vita e modalità di realizzazioni personali concordati in modo democratici”, compiti per i quali la famiglia tradizionale non è per niente attrezzata come illustrano i fallimenti coniugali annuali (circa 80.000 coppie).

Vita domenicana significa ricerca di verità, vale a dire scoperta dei vari livelli di significati della vita umana e divina a partire da una tradizione universitaria che si basava sull’approfondimento delle artes liberales, vale a dire per coloro che avevano le mani libere dal lavoro manuale che oggi è… la massa. Questa liberazione dall’assillo quotidiano per la sopravvivenza rende possibile la coltivazione della vita libera e liberamte dello spirito, attraverso l’educazione della parola pensata (logica), scritta (grammatica) e detta (retorica) e lo studio dei numeri (matematica, geometria, musica e astronomia), l’arte e le scienze naturali di oggi! La libertà di massa e la cultura di massa costringe le masse, i popoli, le famiglie e i singoli alla coltivazione delle artes liberales, alla formazione permanente dello spirito, a occuparsi del proprio essere a immagine di Dio in modo principale e necessario!

La vita domenicana porta nel suo DNA questa grande tradizione europea della liberazione dello Spirito e della sua realizzazione nella scoperta dei sensi sia nelle scienze umane sia naturali. Conoscenza e amore di sé al modo di Caterina e finezza di pensiero tommasiano con una buona prassi democratica di progettazione quotidiana (da scoprire e da aggiornare) potrebbero essere risposte straordinarie alla società digitale del benessere, della libertà, della cultura, della soggettività e della democrazia di massa.

Fr. Christian-M. Steiner, O.P.

1 Judt, Tony, Geschichte Europas, Von 1945 bis zur Gegenwart, Fischer TaschenbuchVerlag, Frankfurt 2012 (4. Aufl.), 362. “Negli anni ’50 e ’60 del ‘900, l’economia dei paesi industrializzati attraversò un periodo di sviluppo senza precedenti per intensità, per durata e per ampiezza dell’area geografica interessata: un periodo che più tardi gli storici avrebbero identificato come «l’età dell’oro» del capitalismo industriale. Rispetto alle altre fasi di espansione (1850-73, 1896-1913), questa ebbe ritmi molto più rapidi: nei paesi industrializzati, fra il 1950 e il 1973, il tasso medio annuo di incremento reale del prodotto pro-capite fu del 3,8%, quasi tre volte superiore a quello del 1896-1913. Ma l’espansione fu caratterizzata anche da un maggiore continuità: tanto da far apparire lo sviluppo economico e l’aumento del benessere come la condizione normale (!) delle società industrializzate.” (Sabbatucci, Giovanni, Vidotto, Vittorio, Storia contemporanea, Il Novecento, Editori Laterza, Bari 2008).
2Hobsbawm, Eric J., Il secolo breve 1914-1991, BUR Rizzoli, Milano, 2014 (4° ed.), 340.

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