Il carisma di San Domenico, oggi
Il Concilio Vaticano II ha voluto ricordarci la necessità, nel contesto della vita consacrata, di rileggere il carisma del Fondatore nell’attualità dello “oggi” (Perfectae caritatis, 2; Lumen gentium 45). Tematica quanto mai attuale e, a mio dire, ancora nella tensione del divenire! E’ nota la peculiarità del carisma di san Domenico per il quale l’Ordine esercita da secoli la sua missione, sia pure storicamente espressa ora accentuando lo “studio” ora la “missione”: l’ “annunzio” della Parola previamente “contemplata”.
E’ quindi la “predicazione” nel senso paolino. Ma predicazione nell’ “oggi” – questa la novità - per interrogarci sul significato della nostra presenza nella storia odierna. Predicazione nell’ “oggi” che richiede di tener ben presente la sensibilità e la mentalità del contemporaneo, perché il comunicare la Parola possa risultare efficace.E proprio in questo contesto mi tornano alla memoria le seguenti parole profetiche del beato papa Paolo VI: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni” (Udienza al Pontificio Consiglio per i Laici, 2 ottobre 1974).
Infatti, all’ “oggi” altro risulta una predicazione vera, per il suo autentico contenuto dottrinale, altro è che sia credibile: la verità oggettiva non è facilmente credibile se non è comunicata da un fattore ritenuto oggi primario, quale è la forza eloquente della testimonianza della vita. Credo che anche per questo il nostro santo Fondatore ci volle in comunità, dove la Parola può essere più facilmente amata, cercata e “studiata”, direi sperimentata, e quindi annunziata ai fratelli, non solo come realtà vera, ma anche credibile, in ossequio alla verità evangelica secondo la quale “da questo (dal comandamento nuovo vissuto) – dice Gesù – tutti sapranno che siete miei discepoli” (Gv 13,35). Da questo, non da altro! Così, può essere più efficacemente annunziata ai fratelli, intendendo per quest’ultimi non solo i nostri laici e fedeli che ci circondano e quelli più “da lontano”, ma anche il fratello di “casa nostra”, quello della “stanza accanto” che, forse implicitamente, attende da me proprio questo annunzio.
fr. Giuseppe di Ciaccia, O.P.