Filantropia, castità e Amore
In una società malata di egocentrismo, profondamente segnata dal bisogno di guarire le proprie ferite affettive, in questa società dove è l’apparenza ciò che conta... In che rapporti siamo col vero l’amore? Quella della filantropia è un rischio molto grande a cui dobbiamo stare tutti attenti, sposati come consacrati.
Filantropia: amore per un prossimo generico, non incarnato, quel sentimento di buonismo che pervade tanti in questa società. Sentimento, e non ferma decisione di amare. E come tutti i sentimenti, per quanto belli ed importanti essi possano essere, oggi ci pervadono, domani ci abbandonano. Sentimenti che in tanti casi fungono solo da patetici anestetizzanti di coscienze. Coscienza, quella dell’essere umano, che cerca in tutti i modi di raggiungere il proprio optimun, la propria felicità. E che dire dell’altrettanto pericolosa trappola dove sovente si cade!
In nome di un’idea di castità e fedeltà totalmente sbagliata o per paura della forza travolgente dell’amore, troppe volte finiamo con l’uccidere il nostro cuore, col privarlo di ciò di cui vive, di ciò per cui è stato creato. Non serve aver vissuto chissà quante storie più o meno importanti e nemmeno chissà quanti anni di vita religiosa, per comprendere che, come per un fiore se non si dà acqua, così per il nostro cuore se non si vive amore, la strada che si intraprende può condurre unicamente ad una meta, la morte. E allora per chi avremo sopportato privazioni e sofferenze? Perché ci saremo tenuti fedeli, a punto tale da censurare qualsiasi sentimento potesse in qualche modo minacciare la nostra vocazione al matrimonio così come alla vita consacrata? Per chi, perché?
Temo che sia per una ideologia e per le nostre paure, solo ed unicamente per loro e non per il nostro partner, non per Dio! Ma francamente, non saprei cosa farmene di una moglie che pur di mantenersi “fedele” a me, finisce col tradirmi perché non ama più neppure me. E allo stesso modo, credo che a Dio non faccia piacere avere figli col cuore tanto indurito da aver chiuso anche a Lui, l’unica via di accesso per la redenzione!
Sono riflessioni semplici, forse scontate, ma forse lo sono talmente tanto che sono finite per essere dimenticate! Fedeltà, non è castrarsi nei propri sentimenti come castità non è non provare amore per altri all’infuori che Dio.
Sentire di essere bisognosi dell’amore altrui e di voler amare, sentire la necessità di un’intimità, sentire in noi la passione, non sono condizioni che fanno di noi dei traditori o dei non puri o non casti. Bensì sono condizioni necessarie a ricordare che siamo esseri viventi e che la nostra meta sarà raggiunta col raggiungimento dell’Amore.
Tali stati, ci rivelano chi siamo realmente. Oltre che a conoscere, accettare ed aprirci ai nostri moti interiori come parti integranti della nostra persona, ciò a cui dobbiamo educarci, volendolo dire con san Tommaso, è a quel vivere secondo la ratio. Significa, secondo il linguaggio tomista, vivere nel mondo reale, conformemente alla verità di quel che sono io e di quello che sono realmente le persone che amo.
Ecco che la castità ci fa vedere le cose così come sono realmente, senza lasciare spazio ad una fantasia che ci vorrebbe esseri eterei, conducendoci infidamente ad una sterilità mortifera. Concludendo, possiamo e dobbiamo affermare che quel paradiso verso il quale siamo chiamati a correre, è già qui, nella misura in cui impariamo ad amare castamente.
fr. Domenico Sprecacenere, O.P.