Pasqua di Resurrezione
La liturgia del giorno di Pasqua ci presenta il racconto della Resurrezione (Vangelo), il suo annuncio (prima lettura) e le conseguenze morali che ne derivano (seconda lettura).
Celebrare la pasqua vuol dire allora ritornare alle nostre radici, attingere nuova linfa dal fondamento della nostra fede, che è la Resurrezione di Cristo.
Infatti: «se Cristo non è risorto, vana è la nostra fede … e noi siamo da commiserare più di tutti gli uomini» (1Cor 15,17.19).
Vuol dire rinnovare l’accoglienza di quell’annuncio in forza del quale la fede è arrivata fino a noi e in essa siamo stati battezzati.
Ma quali sono i comportamenti che ne derivano? Paolo li riassume in questo imperativo: «Cercate le cose di lassù, pensate alle cose di lassù».
E quali sono le cose di lassù da cercare e le cose di quaggiù da evitare? Qual è il vestito vecchio che dobbiamo deporre? Non la parte corporea, che deve essere mortificata per esaltare lo Spirito, né gli impegni del mondo, che devono essere abbandonati per ritirarsi nella solitudine. Il vecchio vestito sono i valori illusori ed egoistici, soprattutto quell'istinto del possesso che spesso si trasforma in idolatria (Col 3,5). E il vestito nuovo è il superamento delle divisioni che oppongono l'uomo all'uomo, popolo a popolo, razza a razza (Col 3,11). Vestito nuovo sono i sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di pazienza: «Sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri» (Col 3,12-13).
Il significato dell’augurio di buona Pasqua che ci rivolgiamo in questa circostanza deve essere questo: ci auguriamo e desideriamo gli uni per gli altri di vivere sempre di più con questi sentimenti e con questi impegni per rispondere con fedeltà alla nostra vocazione di battezzati e testimoni del Regno di Dio.
Buona Pasqua!
fr. Aldo Tarquini, O.P.
Priore Provinciale