Giubileo San Domenico (1221-2021) e felicità domenicana costituzionale
Oggi, solennità dell’Epifania del Signore, si apre il Giubileo dell’ottocentenario del dies natalis del nostro Santo Padre Domenico. “Il giubileo sarà un’occasione propizia per focalizzare la celebrazione sull’attualizzazione creativa del progetto fondamentale di san Domenico. È l’unico modo per onorare degnamente la sua memoria.
Abbiamo ricevuto la grazia del carisma domenicano, abbiamo l’enorme dono della Famiglia domenicana; la nostra responsabilità è quella di essere fratelli uniti nella missione, di mettere tutta la nostra vita al servizio dell’annuncio del Vangelo in questo mondo meraviglioso ma spesso bisognoso di senso e di guarigione.” (Atti del Capitolo generale Biên Hòa, 2019, n. 85).
“La grazia del carisma domenicano” per volere del nostro Santo Padre Domenico è passata nel testo delle nostre Costituzioni, che attraverso i secoli grazie ai frati che ci hanno preceduti sono giunte a noi, arricchite dal progresso della vita ecclesiale e civile. Nella nostra tradizione le nostre leggi sono considerate “massimamente ordinate alla beatitudine … alla felicità comune” (S.T. I-II, q. 90, a.2). Perciò gli attuali 619 numeri delle nostre Costituzioni ci “costituiscono” nella felicità comune della vita domenicana.
Si tratta di una felicità automatica? Guardando le nostre Costituzioni più da vicino notiamo una particolare costruzione del testo, tipica per tutte le costituzioni: una “distinzione prima” che descrive la vita dei frati e una “distinzione seconda” che tratta del governo dell’Ordine. Sono due distinzioni che formano l’unica vita dell’Ordine (non due divisioni come vuole l’ultima tradizione italiana del 2005). La felicità della nostra vita rimane rinchiusa nelle parole delle nostre leggi, “principi evangelici e teologici” (LCO Appendice n.1) se manca l’unità di queste distinzioni nelle nostre menti, nei nostri cuori, nelle nostre parole ed azioni. Queste due distinzioni non possono essere divise perché vengono professate per intere da ogni frate come unica Costituzione da attuare.
L’attuazione della felicità domenicana comune, della vita dei frati, dipenderà perciò dalla seconda distinzione, dal governo. Perciò in realtà Domenico non ha semplicemente affidato il suo carisma alle parole della Costituzione ma ai frati futuri che le accoglieranno e le attueranno. Di fatto “governare è condurre alla realizzazione” (S.T., I, q. 103, a.1) a immagine del governare divino. Se “l’attualizzazione creativa del progetto fondamentale di san Domenico è l’unico modo per onorare degnamente la sua memoria.”, come afferma l’ultimo Capitolo generale, la felicità domenicana dipenderà dalla qualità del nostro governo.
Chi governa la nostra vita nei nostri conventi, nelle nostre province, nel nostro Ordine? “Ogni vera legge per sua natura è ordinata al bene comune.” mi(I-II, q. 90 a. 2). Ogni frate che professa le nostre leggi promette di occuparsi dell’attuazione felice del bene comune che è il nostro Ordine, che è la propria Provincia, che è il proprio convento, che è ogni frate dell’Ordine con le sue caratteristiche e carismi personali.
Ogni frate in forza della sua professione si impegna a realizzare il fine del nostro Ordine… perciò secondo Tommaso “governa” (I, q. 103, a.1), contribuisce alla felicità personale e comune. Ma questo felice governo promesso e condiviso potrà funzionare se ogni frate desidera e vuole che ogni frate si occupi del bene comune, che ogni frate abbia una propria idea della consacrazione religiosa, della sacra liturgia, dell’orazione, dello studio, del ministero della parola, della famiglia domenicana, della formazione, del governo e dell’economia nel proprio convento e nella propria provincia e in tutto l’Ordine.Inoltre ogni frate dovrebbe volere che ogni frate esprima liberamente questa sua concezione del bene comune dell’Ordine in relazione alle priorità costituzionali elencate in un dialogo continuo o per iscritto e a voce in assemblee regolari. Così attuiamo quanto il Vicaire ricorda essere un desidero del nostro fondatore. “Domenico si ispira … all’assioma del Diritto romano che i canonisti di Bologna e lo stesso Innocenzo III hanno fatto assurgere a principio del Diritto pubblico: «Ciò che coinvolge tutte le parti, deve essere trattato e approvato da tutti.»” (Vicaire, Humbert, Storia di San Domenico, 533).
Molto illuminante ed incoraggiante può essere al riguardo quanto Papa Francesco scrive in Fratelli tutti al n. 203: “L’autentico dialogo sociale presuppone la capacità di rispettare il punto di vista dell’altro, accettando la possibilità che contenga delle convinzioni o degli interessi legittimi. A partire dalla sua identità, l’altro ha qualcosa da dare ed è auspicabile che approfondisca ed esponga la sua posizione perché il dibattito pubblico sia ancora più completo. … Infatti, «in un vero spirito di dialogo si alimenta la capacità di comprendere il significato di ciò che l’altro dice e fa, pur non potendo assumerlo come una propria convinzione. Così diventa possibile essere sinceri, non dissimulare ciò in cui crediamo, senza smettere di dialogare, di cercare punti di contatto, e soprattutto di lavorare e impegnarsi insieme». La discussione pubblica, se veramente dà spazio a tutti e non manipola né nasconde l’informazione, è uno stimolo costante che permette di raggiungere più adeguatamente la verità, o almeno di esprimerla.”
Noi promettiamo a Dio di realizzare la vita dell’Ordine insieme. Senza la modalità di dialogo descritta da Papa Francesco “realizzare il progetto fondamentale di San Domenico” diventa un’impresa quasi impossibile. Occuparsi solo della realizzazione personale secondo Tommaso, in accordo con Agostino e con tutta l’etica classica e la dottrina sociale della Chiesa, è “vergognoso” (IIª-IIae q. 47 a. 10 ad 2), perché “il bene comune è meglio e più divino del bene del singolo” (Tommaso, Commento alla Politica, l. I). Il rischio di scivolare nella categoria degli scontenti indisposti all’apertura è sempre attuale. “Mi sono scocciato. D’ora in poi mi occupo dei fatti mei.” Atteggiamento che favorisce la percezione erronea che l’Ordine, la Provincia, il convento sia solo di un singolo frate, del priore, provinciale o maestro di turno o di una classe dirigente ristretta. Secondo le nostre Costituzioni, invece, il nostro Ordine, la nostra Provincia appartengono felicemente a ogni frate.
Le nostre Costituzioni, se volute da tutti per tutti, sono la democrazia perfetta, felicità domenicana. Ma questa felicità costituzionale dipende dal coraggio di pensare la vita dell’Ordine in modo personale e di parlarne in pubblico per favorire “l’attualizzazione creativa del progetto fondamentale di san Domenico”. Quanto espresso qui per la vita dei frati in modo analogo si potrà applicare anche nella vita delle monache, delle suore e laici. L’anno giubilare 2021 ci doni di poter sviluppare un crescente “amore politico” (Fratelli tutti n.180 e ss) domenicano che ci dischiuda la felicità immensa racchiusa nelle parole del Libro delle nostre Costituzioni. Buon anno giubilare 2021!
fr. Christian-M. Steiner, O.P.
Convento S. Domenico, Cagliari