L’ardore eucaristico di s. Caterina
Omelia 28 aprile 2020, III giorno del Triduo di S. Caterina da Siena
Cari fratelli e sorelle,
siamo entrati nei primi vespri della nostra amata Santa Caterina. Provando ad immaginarla che cammini sulla via del Papa mi vengono in mente le parole Davide Rondoni il quale, a partire dal romanzo di Louis De Wohl sulla vita di Caterina, così descrive la nostra santa senese: “La piccola donna, scricciolo e guerriera, sta all’incrocio del tempo che va dal ritiro avignonese del Papa [...] fino all’alba livida in cui si intravede in lontananza arrivare la grande lacerazione della Riforma Protestante.” (D. Rondoni, Tempi, 2015).
Caterina fu scricciolo e guerriera con lo scopo di tenere in comunione una Chiesa lacerata da lotte intestine e da un panorama politico poco rassicurante. A tal fine, ha ricordato nei suoi scritti senza tempo che il primo modo di essere Comunione è quello di vivere nella Comunione Eucaristica di Gesù, Verbo Incarnato.
Ricordiamo nelle Orazioni quando espone il suo grande ardore Eucaristico;
“Che cibo è questo? Cibo degli angeli, somma ed eterna purezza; perciò richiedi e vuoi tanta purezza dall’anima chi riceve te in questo dolcissimo sacramento che, se fosse possibile che la natura angelica - che non ha bisogno di purificazione - si purificasse, essa avrebbe bisogno di purificarsi di fronte a un così grande mistero“
Il primo elemento che descrive questo grande affetto eucaristico è la purezza dell’anima. Questa può essere vissuta se non ci si oppone all’azione dello Spirito Santo che è in grado di aprire i nostri cuori, rendere pure le anime perché diventino i tabernacoli viventi di Gesù Eucarestia.
Nella prima lettura, troviamo il primo fondamento di queste riflessioni cateriniane e in particolare quando Stefano si rivolge agli anziani e scribi con parole amare: “Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo”.
L’insegnamento più grande del martirio di Stefano è proprio questo: il primo incontro con Dio può avvenire solo se c’è un’apertura del cuore e delle orecchie. Trasponendo queste immagini nel nostro linguaggio, diremmo che non può darsi apertura a Gesù Eucaristico se non c’è innanzitutto un atto di tenerezza verso il bello di Dio e quindi di ascolto attento e obbediente delle sue verità. A quel punto davvero l’anima diventerà pura, pronta a ricevere l’ostia pura santa e immacolata; lo Spirito Santo porrà la sua epiclesi in quel corporale aperto che è tutta la nostra persona.Ma il nucleo centrale di tutta l’orazione cateriniana è evidentemente il vangelo di Giovanni, nella frase finale: “«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!»”.
Gesù con questa occasione risponde alla richiesta di un segno da parte della folla, come era tipico della mentalità ebraica domandare segni di conferma di fronte a un profeta. Gesù, per mostrare che non è un profeta, ma che è Dio stesso, riprende il racconto della manna: su questo costruisce la rivelazione profonda. Lui è la manna eterna, il pane eterno di Dio. Ciò mostra, come nel donarsi nelle specie eucaristiche, Dio ci pone in comunione fra anime pure e aperte al dialogo con Dio. Più siamo in una forte tensione comunione con Dio, più siamo in una forte tensione comunionale con il prossimo e con tutta la Chiesa.
In questo anno 2020, l’aspetto della comunione sembra sfuggire a molti, perché attingiamo alla Comunione Spirituale se; proviamo a vivere questo digiuno eucaristico come l’occasione per fare memoria del nostro primo incontro con Gesù, il giorno della prima comunione. Caterina ci ha ricordato e continua a ricordare anche adesso, alle nostre vite inquarantenate, che esiste una comunione fortissima su questa terra: una comunione Eucaristica che fonda una comunione ecclesiale. Oltre i colori, i partiti, le squadre di calcio, le mode, le preferenze musicali e artistiche, una cosa sola ci è chiesta: essere uniti nel Suo Preziosissimo Corpo e Sangue di Cristo.
Chiediamo al Signore, per intercessione della santa senese, di gettare nel nostro cuore un germoglio eucaristico, e affinché la nostra natura si elevi diventi un fuoco per ardere tutto il mondo della parola di Dio.
Così sia.
fr. Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma