DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

S. Caterina da Siena, dottore ecclesiale

La presenza della tomba di Santa Caterina da Siena nella nostra basilica è davvero un privilegio per noi frati del convento Santa Maria sopra Minerva, soprattutto in questo periodo di quarantena, in cui solo noi abbiamo accesso al transetto della basilica in restauro. Questa quotidiana prossimità si fa sentire e diventa una vera e propria amicizia spirituale con la nostra sorella, che manifesta l’unicità della vera Chiesa, in parte qui sulla terra ancora peregrinante, in comunione con la parte trionfante nel cielo. La santa senese veglia su di noi, intercede senza mai smettere, ne siamo certi, per il nostro vero bene e per il bene della Santa Chiesa, che lei ama tanto!

L’amicizia spirituale con santa Caterina mi ha spinto ad immaginarmi come lei stia apprezzando gli sviluppi della Chiesa e del mondo che è quello in cui viviamo!
Non parlo di una rivelazione personale che la santa mi avrebbe fatto in occasione di una mia preghiera presso le sue reliquie, ma di un tentativo di immaginarmi come lei stia gioendo del bene e intercedendo per noi tutti, affinché possiamo contribuire sempre di più alla salvezza delle anime, che è lo scopo principale del nostro Ordine di Predicatori.

I santi sono come degli anticipatori e dei realizzatori, dei costruttori del Regno di Dio sulla terra! Vivono la comunione con Dio con maggiore pienezza e così manifestano più chiaramente l’unione che c’è fra cielo e terra, che è assicurata nella Chiesa dallo Spirito Santo, e che il Signore Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico, ci ha guadagnato definitivamente sulla Croce e con la Sua Resurrezione. I santi vedono meglio, partecipando più profondamente alla visione di Dio, e vivono nel mondo come se fossero già pienamente nel Regno, andando spesso contro la cultura e i principi del loro tempo, come ricorda spesso Papa Francesco, quando ci esorta ad andare contro la corrente della mentalità del mondo!

Pensiamo a Santa Rita da Cascia (1381-1457), la cui storia di santità ruota tutta attorno al suo rifiuto di piegarsi alla mentalità della società del suo tempo, che imponeva la vendetta. Oggi viviamo in una società dove la vendetta non è un principio fondante, perché abbiamo sviluppato un sistema giudiziario, certo non perfetto, ma molto più cristiano della vendetta dei tempi della santa di Cascia. Pensiamo alla luminosa comprensione della salvezza possibile anche per i non Cristiani, che il nostro e comune Dottore San Tommaso d’Aquino (1225-1274) aveva già capito e messo nero su bianco nella Somma teologica, anche se con le dovute cautele, poiché la società della sua epoca non era ancora pronta a cogliere questa profonda verità. Abbiamo dovuto aspettare il Concilio Vaticano II, e la costituzione dogmatica Lumen Gentium per poterla leggere chiaramente definita (cf. LG 16, cf. Cf. S. TOMMASO, Summa Theol. III, q. 8, a. 3, ad I.). Non è sorprendente che anche la nostra Caterina abbia anticipato e costruito il Regno di Dio! Ne ha combinate davvero tante di sante cose veramente rivoluzionarie per la sua epoca, anticipando quello che la Chiesa e la società hanno scoperto e incarnato solo in seguito e che noi abbiamo la grazia di vivere oggi.

Di queste rivoluzioni anticipatrici di santa Caterina, la prima che mi viene in mente l’ha evocata la settimana scorsa il nostro molto Reverendo P. Priore, nella sua bella predicazione per la Messa che dedichiamo a Caterina ogni mercoledì: cioè il ruolo che santa Caterina ebbe nella Chiesa come donna e come laica. riccardo lufrani2   fr. Riccardo Lufrani, O.P.A leggere i numerosissimi testi che stigmatizzano la situazione catastrofica in cui versava la Chiesa all’epoca di santa Caterina (1347-1380), si evince chiaramente un’idea di Chiesa eminentemente clericale1: la Chiesa è fondamentalmente la gerarchia, il clero e gli ordini religiosi. Anche Caterina distingue nella “Religione Cristiana”, tra il “corpo universale” costituito dai fedeli, e il “corpo mistico”, formato dal clero e dai religiosi (cf. Dialogo XIV e XXIII). Eppure, Caterina si adopera, offrendo e operando per il bene della Chiesa, come un membro ben vivo del Corpo Mistico, rivolgendo esortazioni a vivere la comunione con Dio nella Chiesa a tutti, consacrati e laici.

Grazie all’Enciclica di Pio XII Mystici Corporis, del 1944, e ancora più chiaramente con la Lumen Gentium, del 1964, viviamo sempre più pienamente e consapevolmente la realtà della Chiesa-Corpo Mistico, dove i laici trovano sempre più chiaramente la loro dignità di pietre vive. Santa Caterina deve sicuramente gioirne! Il ruolo della donna nella Chiesa e nella società che santa Caterina svolse fu assolutamente straordinario per la sua epoca, e sono certo che lei si rallegri molto nel vedere che, secoli dopo, le donne abbiano assunto una dignità ed un ruolo nella Chiesa e nella società che lei aveva così mirabilmente anticipato.
Davvero l’anticipazione e la realizzazione del Regno che operano i santi è come una luce, una guida nella lettura del presente e nel progettare il nostro futuro, sempre più a immagine del Regno, che si realizza nella comunione con Dio e nell’assoluta fedeltà alla vera tradizione, che i santi ci hanno trasmesso in maniera speciale con il loro esempio di vita e che noi, creati per essere santi, come ci ha ricordato Papa Francesco con l’enciclica Gaudete et exultate, siamo chiamati a incarnare nel mondo contemporaneo.

Anche il Vangelo di oggi ci esorta alla santità: « Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà». A cinquant’anni dalla solenne proclamazione di Santa Caterina da Siena come Dottore della Chiesa, vorrei accogliere e rilanciare la sfida fraternamente proposta la settimana scorsa da un nostro follower, come riportava P. Antonio, e cioè di trovare un epiteto da associare alla qualifica di Santa Caterina Dottore della Chiesa. San Tommaso d’Aquino è il Dottore Angelico, ed anche il Dottore Comune, e la nostra santa come potremmo nominarla? San Paolo VI nella sua omelia del 3 ottobre 1970, pronunciata in occasione della proclamazione del Dottorato di Santa Caterina la chiama “donna politica”, e insiste su quello che lui definisce “il magistero politico” di Santa Caterina, che anticipa anche la separazione tra Stato e Chiesa, distinguendo bene le cose di Cesare dalle cose di Dio: “Niuno stato si può conservare nella legge civile e nella legge divina in stato di grazia senza la santa giustizia” (Dialogo, c. CXIX).

L’omelia di San Paolo VI si conclude evocando come la ricchezza del magistero della santa senese, che visse anche numerose e profonde esperienze mistiche, sia stato suggellato dall’offerta finale della sua vita per il Corpo Mistico, la Chiesa, che la nostra santa ha contribuito così mirabilmente ad edificare. Forse l’epiteto che potrebbe esserle attribuito è quello di Dottore Ecclesiale, ricordando che per ecclesiale si intende ciò che riguarda la Chiesa come comunità di fedeli, da distinguersi da ecclesiastico, che ha invece le connotazioni giuridica, canonica, e gerarchica (cf. Dizionario Treccani online). Chissà se la nostra santa sia d’accordo con questo epiteto … nel dubbio, continuiamo a chiedere la sua potente intercessione per la Chiesa nella sua parte peregrinante, unita alla parte trionfante, perché possa santificare sempre più il mondo con i sacramenti, le opere di carità, l’insegnamento della Dottrina e la testimonianza più autentica dell’amore e della misericordia di Dio. Amen!

fr. Riccardo Lufrani, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

 

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1 - Cf. E. Delaruelle, E.-R. La bande, P. Ourliac, Storia della Chiesa dalle origini ai nostri giorni, VolCf. E. Delaruelle, E.-R. La bande, P. Ourliac, Storia della Chiesa dalle origini ai nostri giorni, VolXIV/3 (EDITRICE S.A.I.E.:Torino, 1971) p. 1113.

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