DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

“Sia che moriamo sia che viviamo”. Il Signore e la nostra vita in Lui

Stiamo vivendo un momento che dire difficile è dire poco. Una pandemia che oltre ad essere gravosa da sopportare in sé, lo risulta essere particolarmente per l’uomo contemporaneo il quale, al seguito di sistemi di pensiero che avevano fatto dell’immanenza l’assoluto, si è ritrovato sconcertato con un pensiero che si era illuso di aver cestinato come un file obsoleto: il pensiero della morte!

Quest’anno la Settimana Santa, il centro dell’anno liturgico, verrà vissuto con il suono di questo silenzio che ha spento la fiamma esuberante e dagli scoppiettii assordanti della nostra “città che sale”, per citare il titolo di un’opera del futurista Umberto Boccioni che decantava appunto il sogno vano del superuomo. Una città che sale come la biblica Torre di Babele, non per tendere la mano a Dio come l’Adamo di Michelangelo, ma in segno di sfida all’Onnipotente. Una sfida insensata che sempre più rivela questa sua vanità. Vanità per un motivo fondamentale: perché quel Dio che abbiamo voluto sfidare è Amore. La Pasqua ci viene a ricordare che Cristo ha patito, è morto ed è risorto per amore nostro, per liberare noi dalla corruzione eterna del sepolcro, dalla tomba del peccato e donarci la vita eterna. Padre Reginald Garrigou-Lagrange OP esemplifica tutto questo dicendo: «Adamo fu il rappresentante dell’umanità per la sua rovina, così Cristo è il rappresentante e il capo dell’umanità per la sua salute, la sorgente inesauribile della grazia» (R.Garrigou-Lagrange, Il Salvatore e il suo Amore per noi, Società editrice internazionale, p.305).

Ma nulla di quel che pure potremmo capire capiremmo davvero se l’amore con cui Gesù ci ama lo sganciassimo dal suo essere Signore. mario padovano   fr. Mario Padovano, O.P.Colui che patisce, che muore, che risorge è Dio secondo la natura umana assunta. Non è l’amore di una persona qualsiasi, per quanto spettabile, che ci conduce attraverso le tempeste di questa vita al porto sicuro del Paradiso. E’ l’amore di Dio, il Signore, Colui che ha perfettamente nelle sue mani la nostra vita e ogni suo istante, la nostra storia e ogni sua epoca, la nostra società e ogni suo aspetto. Dio che ha in mano non solo le sorti della Chiesa ma le stesse sorti degli stati e delle nazioni: Dio che è Signore anche di Cesare, dato che Cesare è anch’egli realtà finita. Perché diciamo tutto questo? Per avere meglio una seppur piccola idea di Chi «è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi» ( Rm 14,9). Eppure il Signore ha voluto mostrare il suo dominio in un modo del tutto singolare, come singolare è Egli stesso nella sua essenza: lo ha voluto mostrare rivelando la sua onnipotenza nello stesso “atto” di subire la morte come uomo, morte che è «la paga del peccato» (Rm 6,35). E’ in questo modo che davvero comprendiamo che apparteniamo con tutto ciò che a sua volta ci appartiene a Colui il cui regno non è di questo mondo ma lo trascende e proprio per questo ne ha il dominio definitivo, in duplice modo: apparteniamo al Verbo e in quanto è Dio e in quanto è il Salvatore che ci ha riscattato. E’ quanto risulta anche dall’analisi teologica del potere giudiziario che compete a Cristo (cfr Sum. Theol. III q. 59). E’ per questo che San Paolo non separa la kenosi del Verbo dalla sua Signoria, perché solo il Signore dei Signori poteva restare tale anche nell’indigenza, anche nel dolore, anche nella morte. Lui solo può con tutta verità affermare: «io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo» (Gv 10, 17-18). La vita eterna è promessa al di là della morte, nonostante la morte. Per questo San Paolo ancora ci insegna: «sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita» (Rm 14,8-9). Questa è la Pasqua del Signore e la promessa dell’eternità, della nostra vita in Lui.

fr. Mario Paolo Maria Padovano, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

 

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