Dalla quaestio “de fide” alla praxis fidei ecclesiale
Il contributo chenuano alla “teologia del popolo”
«Dal punto di vista formale il pensiero ecclesiale è attiguo al pensiero delle masse popolari»1. Questa breve e densa annotazione di Florenskij circa il carattere intrinsecamente popolare del pensiero cristiano, può offrire una interessante chiave di lettura per comprendere il rinnovato interesse intorno alla nozione di “popolo” anche nel mondo cattolico, non solo da un punto di vista filosofico e politico (nella sua distinzione ad esempio da altre categorie correlate, come quella di élite, di moltitudine, di populismo, ecc.), ma anche da quello più strettamente teologico.
Un impulso significativo in tale ottica è venuto dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium del 2013, che contiene ad esempio un’intera sezione del Capitolo Terzo sull’azione evangelizzatrice del popolo di Dio (“Tutto il popolo annuncia il Vangelo”, nn. 111-134), in cui si sviluppa una riflessione sulla Chiesa come unità poliedrica e missionaria fondata sul Battesimo, in stretta risonanza con l’ecclesiologia di comunione del Concilio Vaticano II e in particolare con l’insegnamento di Lumen Gentium sul nuovo popolo di Dio. A seguito di tale documento numerosi sono stati anche i contributi diretti a ritracciare le fonti e le origini di una “teologia del popolo”, radicata in particolare nella cultura argentina ed elemento chiave della formazione stessa di papa Francesco, distinta come tale dalla più nota teologia della liberazione2. In genere viene citato il teologo argentino di origini italiane Lucio Gera (1924-2012) come maggiore esponente di questa corrente, tesa a promuovere una riflessione teologica sul e a partire dal popolo; ma non mancano altri riferimenti, come il peruviano Ricardo Antoncich o il cileno Joaquìn Alliende, fautori di una teologia inculturata ispirata a una metodologia induttiva, in dialogo sia con il pensiero filosofico, che con l’analisi delle scienze umane (sociologia, storia, antropologia culturale). Il saggio sulla teologia del popolo come “radice” del pensiero di papa Francescodel gesuita argentino Juan Carlos Scannone3 recentemente scomparso, cita insieme agli autori summenzionati anche Marie-Dominique Chenu O.P. (1895-1990) tra gli ispiratori di questa linea teologica, per l’attenzione da lui rivolta alla vita e alla prassi della Chiesa come specifico locus theologicus, quale fonte cioè di conoscenza della Rivelazione, avente un ruolo non «costitutivo come la Scrittura o la Tradizione, ma dichiarativo»4. Vale allora la pena soffermarsi un attimo sul contributo almeno indiretto offerto dal teologo domenicano a questa corrente della teologia argentina, anche perché il suo itinerario, così legato al pensiero di s. Tommaso e al rinnovamento degli studi sull’Aquinate nel secolo scorso, può offrire alcuni stimoli e spunti interessanti anche da tale punto di vista.
In un volume apparso nel 2018 dal titolo La teologia è sapienza5, in cui l’autore raccoglie lo scambio di conversazioni e lettere avuto direttamente con Chenu negli anni in cui preparava la sua tesi dottorale in teologia, Antonino Franco ricostruisce l’itinerario intellettuale e spirituale del teologo francese, che lo ha condotto, attraverso lo studio storico di s. Tommaso al Saulchoir, ad ampliare l’orizzonte piuttosto intellettualista nell’analisi dell’atto di fede tipico del neotomismo, in direzione di una maggiore attenzione alle dinamiche della vita ecclesiale, come luoghi in cui si esprime concretamente la fede della comunità cristiana. Partito infatti dallo studio della celebre Quaestio 14 del De Veritate relativa proprio al tema della fede (“De fide”), in cui, riprendendo la definizione agostiniana “cum assensione cogitare”6, Tommaso descrive l’esistenza del credente come tensione polare di stabilità e ricerca, assenso fermo, ma capace anche di mettere in moto un processo di approfondimento e sviluppo nella comprensione di ciò che si abbraccia nella fede; Chenu ha via via allargato in senso comunitario e pastorale questa dimensione dell’atto di fede, inizialmente limitata ad un approccio prevalentemente individuale e intellettuale. Se infatti all’inizio della sua riflessione “soggetto” dell’atto di fede è soprattutto il singolo nella sua esistenza personale, lo sviluppo successivo lo ha portato piuttosto ad approfondire la dimensione anche intersoggettiva ed ecclesiale della vita di fede, e ad interessarsi quindi alle forme e pratiche di vita concrete in cui essa si esprime:
«È l’ultimo sviluppo e l’ultima conquista del mio pensiero, sono diventato sempre più comunitario. Tutto è socializzato in una dimensione comunitaria. È il Popolo di Dio che è il soggetto della fede, e non l’individuo, anche se geniale»7.
Il riferimento al concetto di “popolo”, che è quello che qui ci interessa, sta ad indicare un rimando alla Chiesa come comunità articolata nei diversi carismi e funzioni dei suoi membri, evitando così una nozione ristretta (tipica della teologia neoscolastica) limitata ai soli pastori e al ruolo del Magistero. Dire che è tutto il Popolo di Dio ad essere “soggetto” della fede, significa includere nell’analysis fidei anche la vita concreta della comunità cristiana con le sue pratiche ecclesiali, canoniche e pastorali, senza limitarsi ai soli enunciati e alle formulazioni dottrinali. Un ampliamento di orizzonte che comporta inevitabilmente anche un arricchimento sul piano della metodologia teologica, che in tale opera di fenomenologia della vita ecclesiale e di ricognizione del tessuto culturale e sociale in cui si radica il vissuto della comunità cristiana, è chiamata a praticare un metodo induttivo (sul modello della Gaudium et spes, non a caso, influenzata nella sua stesura proprio da Chenu), che richiede il ricorso all’apporto delle scienze umane, oltre che a quello della riflessione filosofica e teologica. La fede vissuta dalla Chiesa, intesa come unità di pastori e di fedeli, diventa infatti autentico locus theologicus, mediante cui è possibile entrare in contatto con la Tradizione vivente, cioè con la Parola del Dio vivo nell’oggi della storia:
«Fondare la teologia sulla praxis ecclesiale significa che la teologia non può fare un percorso autentico di intelligenza della fede, critico e costruttivo, isolandosi dalla tradizione e dalla fede in atto del Popolo di Dio. E non solo. Il lavoro teologico, esercitato all’interno della Chiesa, tradizione viva del messaggio di salvezza nella storia, deve generare nel teologo un’adesione di fede, che sollecitandolo costantemente alla conversione, gli apre orizzonti per una ricerca insaziabile»8.
Il contributo del teologo domenicano alla teologia del popolo, può quindi essere ravvisato proprio in tale apertura a una riflessione teologica situata e comunitariamente orientata (e vissuta), «non solo del popolo (…), ma a partire dal popolo»9, perché la Comunità-Chiesa è il contesto in cui essa matura e si elabora e non solo il nodo tematico preso ad oggetto della sua riflessione.
Il che ci riporta allo spunto iniziale di Florenskij sulla contiguità strutturale tra pensiero ecclesiale e pensiero popolare con cui abbiamo iniziato questa riflessione, che può assumere una duplice fecondità nell’attuale contesto storico.
A un livello di vita intra-ecclesiale, la teologia del popolo si offre come traduzione ermeneutica fedele dell’ecclesiologia di comunione del Concilio Vaticano II, capace soprattutto di sostenere e motivare quel percorso di Sinodalità, che come ha sottolineato papa Francesco, «è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio»10 e che richiede l’ascolto e il coinvolgimento di tutti i membri della comunità ecclesiale, nella diversità dei rispettivi ruoli e carismi. Al livello dei rapporti tra Chiesa e società, il ricentramento sulla nozione di popolo come unità differenziata e articolata della moltitudine intorno a un comune sentire e a pratiche di partecipazione politica regolate dalla Costituzione e dalle leggi, potrebbe dare un contributo significativo oggi nella cura del legame sociale e nello svolgere quel ruolo di raccordo tra «sfera istituzionale e mondo della vita»11, necessario per superare le evidenti polarizzazioni tra élites (politiche, economiche e culturali) divenute insensibili ai vissuti e ai dinamismi della moltitudine, e populismi reattivi e mistificatori, che caratterizzano l’esperienza più recente delle democrazie occidentali.
fr. Daniele Aucone, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma
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1 p. florenskij, Il pensiero medievale e il pensiero rinascimentale, in id., La concezione cristiana del mondo, Edizioni Pendragon, Bologna, 2011, p. 146
2 Si veda ad esempio a. methol ferré-a. metalli, L’America Latina del XXI secolo, Marietti, Genova-Milano, 2006, pp. 88-91; o la stessa biografia intellettuale di Jorge Mario Bergoglio, scritta da Massimo Borghesi, m. borghesi, Jorge Mario Bergoglio. Una biografia intellettuale, Jaca Book, Milano, 2017, pp. 68-77
3 juan carlos scannone, La teologia del popolo. Radici teologiche di papa Francesco, Queriniana, Brescia, 2019
34 Ivi, p. 48
45 m.-d. chenu-a. franco, La teologia è sapienza. Conversazioni e lettere, Morcelliana, Brescia, 2018
5
6 tommaso d’aquino, Quæstiones disputatæ De Veritate, q. 14 (De fide), a. 1
7 m.-d. chenu-a. franco, La teologia è sapienza. Conversazioni e lettere, cit., p. 143
8 Ivi, p. 154; nel suo scambio con l’intervistatore Chenu dice che l’idea di una Parola di Dio che lavora nella Chiesa «è moderna» (ivi, p. 171), riferendosi alla sua tematizzazione riflessiva e agli strumenti di indagine che permettono di analizzarne le dinamiche; ma il suo vissuto antepredicativo si radica ovviamente nella tradizione più genuina della comunità cristiana e nell’esperienza teologica già patristica e medievale
9 juan carlos scannone, La teologia del popolo. Radici teologiche di papa Francesco, cit., p. 6
10 Francesco, Discorso in occasione della Commemorazione del 50.mo anniversario dell’Istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015; commissione teologica internazionale, La Sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_20180302_sinodalita_it.html#_ftn1
11 v. costa, Élites e populismo. La democrazia nel mondo della vita, Rubbettino, Catanzaro, 2019