Un amore che visita le nostre tenebre
I cristiani che celebrano il Natale sanno che quel Bambino, deposto in una mangiatoia, è il nostro salvatore, il Dio fatto uomo, venuto ad abitare in mezzo a noi per condividere la nostra storia. E’ questo il messaggio racchiuso in quella buona notizia che è il vangelo. A ogni Natale si ripete l’annuncio dato ai pastori di Betlemme: “Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è Cristo Signore”. Non è un caso che la festa sia collocata nel solstizio di inverno e che uno dei segni più suggestivi ed evocativi del Natale sia la luce della stella cometa, che in questi giorni abbiamo visto accendersi, insieme a tante altre luci, nelle case e nelle strade.
Ma il segno della luce fisica è indice di una illuminazione interiore, spirituale, che ridà la fiducia e apre una prospettiva di speranza a coloro che si sentono oppressi dal peso della vita: “Vi annuncio una grande gioia: è nato per voi un salvatore”. Questa è la risposta a quella preghiera che abbiamo ripetuto nei giorni di avvento ”Rorate coeli…Mandate cieli la vostra rugiada e voi nubi lasciate piovere il giusto; si apra la terra e germini il salvatore”. Anche se il cielo sembra chiuso e ostile, anche se la terra appare arida e minacciosa, c’è un Salvatore che viene, c’è una salvezza che crea “cieli nuovi e terre nuove”.
I segni di questo cambiamento sono umili e modesti, come umile e modesto è un bambino che nasce nella povertà e nell’indifferenza del mondo. I pastori, anch’essi umili e modesti, sono i primi destinatari di questa bella notizia, i primi a essere chiamati, i primi ad ascoltare la parola di Dio che si rivela in un neonato che non sa parlare. Il segno indicato è questo: “troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. Non ha i segni del potere e della grandezza ma è rappresentato nell’umiltà e nella povertà. In un neonato che giace in una mangiatoia i pastori riconoscono il dono di Dio, e vedono il suo amore infinito che è venuto ad abitare con loro: e se ne tornano pieni di gioia annunciando il grande evento.
In ogni parte del mondo, anche oggi, in mezzo a tante esperienze di insuccesso, di debolezza, di peccato, c’è qualche segno di questa salvezza, di questa liberazione. E noi, come i pastori, siamo invitati a vedere questi segni e a vedervi, al di là dell’apparente irrilevanza, la presenza del Dio con noi, di quel Dio che si fa uomo per condividere e sostenere la nostra lotta quotidiana contro il male. E anche se questi segni non sono decisivi per risolvere tutti i problemi che agitano il nostro mondo, sono tuttavia sintomi di un processo che va sviluppandosi e che sta a noi portare avanti.
La luce che risplende a Natale è la luce del Cristo, lo splendore di un amore che ha visitato le nostre tenebre. Dio appare come colui che nel bambino di Betlemme, nato, vissuto e morto per noi, offre a ciascuno la possibilità reale di diventare creature nuove.
Anche in questo Natale risplende per noi questa luce. Non dobbiamo e non possiamo restare come siamo e dove siamo. Come i pastori dobbiamo metterci in cammino, per incontrare colui che viene. Dobbiamo muoverci dall’indifferenza, dalla pigrizia, dalle abitudini, dalla rassegnazione. La salvezza, cominciata a Betlemme, deve espandersi e rendersi visibile nella nostra vita di tutti i giorni, attraverso i nostri gesti concreti di amore, di solidarietà e di giustizia.
Che il Signore ci dia la grazia di essere fedeli a questo impegno.
Buon Natale!
fr. Aldo Tarquini, O.P.
Priore provinciale