Il De Idiota di Nicola Cusano, un monito per i nostri giorni: “cercate Dio in ciò che vi circonda”
Il De Idiota è la terza opera filosofico-teologica prodotta da Nicola Cusano. E’ composta da quattro libri e nonostante presentino ognuno un titolo diverso, essi sono uniti da un medesimo filo conduttore rappresentato appunto dalla figura dell’idiota.
Il protagonista principale, l’idiota, è presentato da Cusano come un uomo consapevole della propria ignoranza, contrapponendolo alla figura dell’oratore umanista e del filosofo aristotelico, i quali, fieri della propria cultura, riconoscono come verità solo ciò che possono comprendere con l’intelletto, restando però in tal modo lontani dalla vera sapienza.
Secondo quanto espresso nel testo, la conoscenza, e soprattutto il desiderio di conoscere, non deriva e non si acquisisce dai libri, o almeno non solo, ma piuttosto dalla meraviglia, dallo stupore, dalla libera scoperta della mente nei libri scritti da Dio, ossia nel creato1. Il De Idiota segna il passaggio decisivo dalla ricerca della verità nelle tenebre, presente nelle opere precedenti, alla sua rivelazione in tutte le cose; e in questo passaggio, ruolo fondamentale è assolto dalla mente umana, in quanto ontologicamente legata al Verbo, e in quanto essendo immagine di Dio la sua libertà finita di creare gnoseologicamente il mondo congetturale consente di risalire alla parola di Dio2. Nicola di Cusa è uno dei più significativi pensatori del primo rinascimento, filosofo: teologo, scienziato, politico. È cardinale (1448) di San Pietro in Vincoli e legato apostolico in Germania.
Il discorso portato avanti nel De Idiota si ricollega in vari punti a opere precedenti. Già nel De coniecturis (1442), per esempio, Cusano si era espresso in merito al fatto che nel suo pensare l’uomo non produce altro che congetture, essendo a lui precluse le certezze assolute; tali congetture, però, come aveva spiegato anche nel De docta ignorantia (1440), non mancano di avere una struttura razionale e danno evidenza alla fondazione razionale del creato.3 Nel De Idiota, Cusano pone in evidenza come l’intelletto sia in grado di volgersi alla verità indipendentemente dal grado di erudizione di cui un individuo dispone.4 Grazie al proprio intelletto, l’uomo può decidere per sé cosa essere: “La regione dell’umanità, pertanto, abbraccia nella sua potenza umana l’universo mondo. L’uomo può quindi essere un Dio umano; e come può essere un Dio in modo umano, così egli può essere un angelo umano, una bestia umana, un leone umano, un orso umano o qualunque altro essere. All’interno del potere dell’umanità, infatti, esistono tutte le cose, ciascuna nel modo che le è proprio”5.
Nel suo dialogo con l’Oratore, dunque, l’Idiota sottolinea come l’erudizione lo abbia in realtà allontanato dal sapere vero, paragonandolo a un cavallo che “per natura è libero, ma che è stato legato con la cavezza alla mangiatoia, dove non si nutre di altro da ciò che gli viene somministrato”6. E’ interessante sottolineare come già qualche secolo prima San Tommaso d’Aquino fa notare che lo studio della filosofia non serve a far conoscere quanto gli uomini hanno pensato, bensì ha il fine di ricercare la verità delle cose7. A differenza degli antichi, dunque, che nulla avevano di scritto a cui rifarsi, ma dovevano fare esperienza diretta della realtà per poterla conoscere, gli eruditi moderni si limitano a studiare quanto già scritto, e a costruire sulle parole altrui la propria conoscenza, dimenticando, che la somma sapienza è sapere “come […] l’inattingibile venga attinto inattingibilmente”8. Non dai libri, dunque, o almeno non solo da quelli, si attinge la verità; essa infatti, rivela loro l’idiota “grida nelle piazze”, chiunque può udirla, sebbene nessuno possa coglierla in modo definitivo9. L’Idiota di cui ci parla Cusano, nella sua cosciente ignoranza, si oppone all’arrogante sapienza dell’oratore e del filosofo, evidenziando come in realtà il sapere da questi acquisito non possa dirsi vicino al vero, in quanto lontano dalla realtà che li circonda.
Ciò che tutti sono desiderosi di conoscere è Dio, di trovare le parole giuste per definirlo. E rispetto a ciò, le parole dell’idiota lasciano ancor più pieno di stupore l’oratore: “su Dio non si possono attingere né una domanda né una risposta precise e allora la risposta è presupposta nel medesimo modo in cui la domanda si approssima alla precisione”10. La conclusione a cui dunque l’oratore giunge è che “essendo Dio il concetto dei concetti, il concetto del concetto è il concetto di Dio”11, ed è la mente che ne rende possibile la concettualizzazione, che consente di cogliere che “il concetto assoluto”12, ossia la Ragione di Dio, nella quale “vi sono tutte le realtà così come diciamo che esiste anteriormente nella ragione ciò che senza una ragione previa non procede in esistenza”13.
Come non riconoscere tratti di assoluta modernità nel De Idiota. La ricerca di Dio è e continua a essere preoccupazione costante dell’essere umano, e l’insegnamento di Cusano, di ricercarla in ciò che ci circonda, di recuperare il contatto con l’essenza delle cose, ben sembra adattarsi alla condizione dell’uomo contemporaneo. Oggi più che mai, l’uomo ha bisogno di silenzio per imparare ad ascoltare, così come la saggia tradizione domenicana insegna: “silentium est pater praedicatorum”. Un silenzio che deve essere prima di tutto interiore, per ascoltare il grido della Sapienza, che vuole farci udire la sua voce di madre. Una voce più che consolante, che mai si dimentica dei suoi piccoli. “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”(Is, 49,15).
fr. Mario Rosario M. Abete, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma
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1Cfr. Monaco D., Deus Trinitas. Dio come non altro nel pensiero di Niccolò Cusano, Città Nuova, Roma 2010, p. 118.
2Cfr. Ivi, p. 123.
3Cfr. Cusano N., De coniecturis, I,1,5; 2,7, in opere filosofiche, teologiche e matematiche, a cura di Enrico Peroli, Bompiani, Milano 2017, pp. 315-317.
4Cfr. Ivi, II, 14,142, p. 473.
5Ivi, II, 14, 143, p. 475.
6Idem, De Idiota, I, in L’occhio mistico della metafisica, trad. it. A cura di Matteo Andolfo, ESD – ESC, Bologna 2017, p. 51.
7Cfr. Tommaso d’Aquino, De caelo, lib. 1 l. 22 n. 8.
8Cusano N., De Idiota, I, p. 59.
9Ivi, pp. 61-63.
10Ivi, p. 97.
11Ivi, p. 101.
12Ibidem.
13Ibidem.