Domenico - “faccia moderna del medioevo” vs Ordine domenicano - “faccia moderna del XXI secolo”?
“Perché prima della riforma protestante, Francesco e Domenico obbligheranno i loro adepti a non stare più chiusi in convento ma a uscire a mendicare, per non dovere lavorare e di conseguenza avere tempo a disposizione per predicare. Ecco così apparire la faccia moderna del medioevo, quella della comunicazione.
Molti francescani e domenicani infatti finiranno per diventare quei grandi della Scolastica nelle università – questa è una rivoluzione assoluta. … Sono gli anni nei quali si comincia a riscoprire il passato, sono gli anni nei quali i frati – discendenti di quel mondo non più monastico ma diventato conventuale, quindi non più il mondo del Nome della rosa, ma del mondo nuovo di Francesco e di Domenico – cominciano a girare per biblioteche e ritrovano i testi antichi, si impegnano a ridestare un latino decente … sono gli anni che portano, all’inizio del Quattrocento, al nostro Rinascimento. La nostra identità vera ha il suo cuore, le sue radici all’interno del Medioevo.” (Daverio, Philipp, Quattro conversazioni sull’Europa, Rizzoli, Milano 2019, 70.76). Sempre più storici (Jacques Le Goff, Alessandro Barbero, ecc.) e critici d’arte a livello sia scientifico sia divulgativo, stanno cambiando la narrazione tradizionale del medioevo.
Questo cambiamento d’interpretazione dell’epoca medievale, che evidenzia quanto il medioevo stia alla radice della civiltà attuale, ha implicazioni piacevoli anche per la concezione dell’origine medievale del nostro Ordine e della figura di San Domenico. Riscoprire Domenico come una delle “facce moderne” del medioevo in quanto promotore di una nuova cultura della comunicazione e dello studio significa riconoscere in lui uno dei tanti precursori della civiltà digitale della cultura e della comunicazione di massa. Per Domenico lo studio è come respirare. Quando decide di inviare i frati della sua piccola comunità di Tolosa per predicare il Vangelo li invia a due a due nelle città universitarie del tempo, dove potevano aggiornarsi alla cultura e alla teologia più evoluta d’allora. Subito dopo la fondazione dell’Ordine i frati uniti in Capitolo decideranno in profonda sintonia con le intuizioni di Domenico di celebrare il Capitolo generale ogni anno, un anno a Parigi e un anno a Bologna. L’Ordine sceglie come luogo della sua formazione e progettazione iniziale per decenni i due centri culturalmente e teologicamente più evoluti del continente. Così da un lato l’Ordine si nutre direttamente delle linfe più vitali dell’Europa crescente e dall’altro contribuisce con i suoi frati, in prima linea con Alberto e Tommaso allo sviluppo teologico e culturale del continente, alla sua “faccia moderna”. Con questa decisione l’Ordine si autoradica in due istituzioni centrali per lo sviluppo dell’Europa e della civiltà attuale: nelle università e nelle città.
Ma la celebrazione annuale del Capitolo generale evidenzia un'altra “faccia moderna” dell’Ordine domenicano: la sua natura democratica, che si è probabilmente ispirata alla nuova attualità degli statuti comunali delle città crescenti e nascenti del primo rinascimento medievale nel XI e XII secolo. Pare che questo fervore e questa creatività democratica durassero almeno fino alla 1372, anno nel quale una bolla papale di Gregorio XI del 27 agosto dispensava l’Ordine dalla celebrazione annuale del Capitolo generale “uno anno Parisiis, alio Bononiae” (citato in Centi, Tito, La crisi del sistema democratico dell’Ordine domenicano, Memorie domenicane, II-III, 1967, 132). L’Ordine era permeato da crisi varie e le distanze da percorrere annualmente apparivano troppo faticose. Ma sicuramente è venuta meno la ricchezza e forse anche l’efficienza dei capitoli generali del primo secolo dell’Ordine che in Caterina da Siena e la sua riforma troveranno nuovo vigore.
Anche le Costituzioni attuali mettono l’accento sulla costruzione comunitaria e democratica del progetto domenicano. Le Costituzioni sono composte da 25 capitoli.
15 capitoli (Divisione seconda), la maggioranza, si occupano del nostro governo democratico. Questi 15 capitoli seguono i primi dieci (Divisione prima) nei quali si delineano le caratteristiche della nostra vita e della nostra formazione iniziale. La realizzazione dello specifico domenicano illustrato nella Divisione prima viene affidata alla Divisione seconda, vale a dire al governo democratico dell’Ordine. Perciò secondo le costituzioni la vita domenicana è per sua natura un progetto comunitario che si attua a livello di tutto l’Ordine, a livello di provincia e a livello di convento in modo democratico attraverso elezioni (7 capitoli sono dedicati alle elezioni).Quale potrebbe essere un arricchimento specifico che la civiltà attuale offre al nostro modo di governare come il Duecento ha offerto le università, le città, le costituzioni comunali e le vie come ispirazioni e promotori della vita domenicana nascente? Un dono immenso che la civiltà occidentale del XX secolo offre al III millennio è sicuramente la liberazione e la promozione della persona. Mai come oggi così tante persone sono così tanto liberate da condizionamenti che opprimevano la massa per millenni e si trovano favorite nella realizzazione dei vari livelli della propria personalità. Grazie alla “grande fuga” (Deaton, Angus, La grande fuga, Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza, Bologna 2015), vale a dire “la liberazione dell’umanità dal suo retaggio di povertà, malattia e morte precoce” (Pinker Steven, Illuminismo adesso, Milano 2018, 62), grazie al benessere e alla cultura di massa, grazie allo stato sociale di diritto e a tanti altri aspetti le nostre persone sono molto più realizzabili che nei secoli precedenti. Le grandi società digitali come Google, Facebook, Amazon, ecc. spiano persino le nostre caratteristiche più quotidiane come gusti culinari, interessi culturali, abitudini di comportamenti perché hanno un valore economico enorme!? Tanta promozione della persona singola ha costretto il legislatore italiano ad aggiornare la legge della famiglia nel 1975 con una frase che tutti i coniugi si impegnano a realizzare: “Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire educare ed assistere moralmente i figli, nel rispetto delle loro capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni ,” (Codice civile, n. 147) espressioni assai incomprensibili ed inaccettabili fino alla prima metà del Novecento.
Questa liberazione e centralizzazione dell’individuo offre perciò alla democrazia domenicana a livello conventuale, provinciale e di tutto l’Ordine un nuovo dono e una nuova sfida: la ricchezza della persona del frate, che mai come oggi è riconoscibile e realizzabile e che fino adesso l’Ordine ha solo menzionato nella sua forma selvatica: l’individualismo. Invece dal punto di vista teologico si potrebbe dire che mai come oggi abbiamo i mezzi e la possibilità per favorire la manifestazione e la realizzazione della ricchezza del nostro essere a immagine di Dio. Ogni capitolo conventuale e provinciale potrebbe costituirsi come soggetto creativo della conoscenza e della realizzazione delle caratteristiche dei frati che compongono la comunità. Il progetto comunitario potrebbe elaborare modalità di dialogo e di incontro per favorire la conoscenza reciproca “delle capacità, delle inclinazioni e aspirazioni” umane, cristiane e domenicane dei componenti della comunità. La comunità come tale potrebbe sentirsi fiera e arricchita delle caratteristiche dei singoli frati e riconoscere nella loro realizzazione la sua missione e la sua gioia. In questo modo il governo del convento e della provincia potrebbero prendere più sul serio l’essere a immagine di Dio dei propri frati e la loro specifica vocazione come fondamento della vita comunitaria e pastorale dei nostri conventi. La vita domenicana acquisterebbe nello stesso momento maggiore trasparenza teologica e civile, diventerebbe più “faccia moderna del XXI secolo” perché maggiormente in sintonia con la modalità con cui il Risorto promuove la persona nella cultura attuale (Gaudium et spes 38).
fr. Christian-M. Steiner, O.P.
Convento S. Domenico, Cagliari