DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Laici domenicani: un gruppo o un Ordine?

Quando si parla di laici si tende ad identificarli con una "massa indistinta", normalmente atei oppure un gruppo di "bigotti" o persone ai quali si chiede il minimo impegno, se vogliono, quando addirittura non si pensa alla Chiesa composta solo da un gruppo ristretto di chierici e religiosi, anche questi confusi tra loro. Insomma, fare chiarezza, distinguendo per unire, non per dividere.

I laici domenicani sono parte dell'Ordine domenicano e al pari degli altri membri dell'Ordine necessitano di una speciale vocazione divina per essere incorporati mediante la professione pubblica di una promessa di vita, secondo la Regola dei laici di S. Domenico approvata dalla Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata. Trattandosi di una vocazione ad un Ordine religioso e non di una associazione cattolica a cui ci si iscrive per il conseguimento di finalità condivise, richiede il discernimento ecclesiale da parte di chi è preposto a farlo, cioè il candidato, in primo luogo, aiutato dal Responsabile della Formazione, dal Priore Presidente della Fraternita e dall'Assistente religioso. Infine il Consiglio di Fraternita si esprimerà sull'ammissione o meno con voto segreto.

I laici domenicani appartengono, da laici, ad un Ordine religioso, quello dei Frati Predicatori, accettandone la giurisdizione, ossia i superiori dei frati: il Maestro dell'Ordine e il Priore Provinciale nei confini della sua provincia sono i "capi" delle fraternite, hanno giurisdizione, in quanto devono garantire l'integrità del carisma domenicano partecipato ai fedeli laici appartenenti all'Ordine e questo lo fanno attraverso il Promotore generale e il Promotore Provinciale che fungono da “vicari” dei Superiori maggiori: rispettivamente il Maestro dell'Ordine e il Priore Provinciale. Tuttavia i laici godono come tutti gli altri membri dell'Ordine della giusta autonomia legata alla loro condizione di laici, come le monache alla loro condizione e i frati alla loro. L'autonomia, che non è indipendenza, consiste nell'auto gestione del convento (i frati), del monastero (le monache), della Fraternita (i laici).

Come per le monache domenicane, anche per i laici si richiede un rapporto con i frati che garantisca i due aspetti: autonomia e dipendenza.antonio cocolicchio  fr. Antonio Cocolicchio, O.P. I problemi nascono sempre dalla mancata formazione e consapevolezza da parte degli uni e degli altri e dalla tendenza umana all'abuso di potere, alla manipolazione, al crearsi il “cortile“ sia da parte dei frati che dei laici.

Cosa fare? Puntare sulla formazione e correggere il tiro tutte le volte che sarà necessario.

Un laicato consapevole e formato sarà l'antitodo alla creazione di “feudi“. Per esempio, alcuni presidenti che si ritengono “padroni“ della comunità oppure gli Assistenti che, o si disinteressano di dare quella direzione dottrinale e spirituale secondo il carisma di S. Domenico oppure fanno tutto loro, limitando di fatto l'autonomia nell'organizzazione della vita della fraternita.

Per questi motivi il Congresso internazionale dei laici che si è svolto a Fatima nell'ottobre 2018 ha trattato tutti questi temi e ha tratteggiato il profilo dei formatori e le varie tappe della formazione con i suoi diversi livelli, a partire dal livello umano a quello spirituale, intellettuale e apostolico.

E' vero che i laici, in quanto tali devono per vocazione propria ordinare le cose del mondo secondo Dio, però non sono laici e basta, sono “laici domenicani”, così come i frati e le monache non sono religiosi e basta, ma con lo specifico di essere “domenicani“, il che richiede l'essere capaci di celebrare, studiare, vivere e predicare la Parola di Dio. Ecco perchè il laico domenicano ha, come elementi essenziali di vita, per essere domenicano: la Liturgia delle Ore, l'Eucarestia, i Sacramenti, lo studio (specialmente della Parola di Dio contenuta nelle Sacre Scritture), perché è chiamato (vocazione), secondo la sua condizione laicale, a predicare. Cosa? La Parola! Come domenicano, ha anche la vita fraterna in comunità (cioè l'Adunanza mensile) che non è opzionale, ma è un impegno di vita che si assume con la professione e ci vuole un motivo grave o legato alla famiglia (per chi è sposato) per assentarsene, cosi come, per analogia, i religiosi dalla vita comune. E' vero che le leggi del nostro Ordine non comportano peccato grave, ma questo non vuol dire che sia un invito alla negligenza, pigrizia etc..., anzi il non gravare la coscienza è meraviglioso, perché non siamo schiavi della legge, ma la legge dà una forma all'Amore e ci fa agire felici secondo la vocazione ricevuta. Questo è il motivo per cui non bisogna invitare amici e conoscenti laici ad “iscriversi”, ma ad “entrare”, se scorgiamo elementi di vocazione domenicana, come laici dell'Ordine dei Predicatori.

fr. Antonio Cocolicchio, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma

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