Tutto è compiuto
Tutto è compiuto!
Sono le ultime parole di Gesù sulla Croce così come riportate dall’evangelista Giovanni. Ora tutto è compiuto. Dopo queste parole e il silenzio profondo che ne ha fatto seguito, sembra di rivivere il compimento dei giorni della creazione, quando Dio, nel settimo giorno, portò a perfezionamento il lavoro che aveva fatto e cessò, in quel settimo giorno da ogni suo lavoro.
E il creatore rimaneva quasi in un riposo contemplativo nel quale gustare la bellezza della sua creazione. Tutto è compiuto. Eppure no, il grido di Gesù non parla del compimento del creatore, non ancora.
É ora l’umanità, la creazione più bella di Dio, quella fatta a sua immagine e somiglianza, che ha compiuto la sua parte. Ha dimostrato come non mai di quanto male sia capace, di quanto odio e morte possa seminare, di quanta perversione ha potuto accumulare nel cuore quando ha urlato: “Crocifiggilo”, questo non è il nostro re. E piange la madre di Dio. Piange ai piedi della croce. Piange non solo la morte di suo figlio, ma soprattutto piange nel vedere lo smarrimento del popolo, lo smarrimento dei suoi figli, di fronte a quelle ultime tremende parole di Gesù in croce: tutto è compiuto! E’ come se l’umanità avesse iniziato a percepire che ciò che aveva compiuto questa volta era davvero tremendo. Tutto è compiuto con Gesù di Nazareth crocifisso e morto?
Maria aspetta nella fede i frutti di questo compimento, e forse intanto, con quello stesso stupore delicato che provò quando l’Angelo le annunziò che sarebbe stata la Madre di Dio, si chiede, attonita, “cosa hanno fatto queste nazioni benedette da Dio”? Dov’è quel popolo di cui Dio disse ad Abramo il giusto: “Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce” (Gn 22,18). Dov’è la benedizione di Dio di fronte a tanto dolore? Tutto è compiuto. La stessa umanità che in Maria ha detto “si” al Signore, uccide il suo Signore. Ciò che l’umanità doveva fare l’ha fatto!
Tuttavia, abbiamo appena sentito Isaia assicurarci che quest’umanità afflitta, percossa dal turbine, sconsolata, non sarà mai abbandonata dal suo creatore, anzi, per essa sarà costruito un riparo! “Io pongo sullo stibio le tue pietre e sugli zaffìri pongo le tue fondamenta. Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di berilli, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose” (Is 54,13). Che promessa di splendore e bellezza per la dimora dell’umanità. Promessa che Dio mantiene. “La mia parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55,11). “Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro” (Ez 36,23). L’umanità ha compiuto la sua parte!
Ora, in questa santa notte, una volta per tutte, Dio, liberamente, e per amore verso di noi, compie la sua! Quelle tracce di bontà divina che derivano dall’essere creature a immagine del creatore e che abbiamo riconosciuto nel momento della passione, nel pianto amaro e pentito di san Pietro, nella confessione del centurione ai piedi della croce, nella conversione del buon ladrone, nelle azione amorevoli di Giuseppe d’Arimatea, nel dolore di Maria Santissima, quelle tracce di bontà, non sono che i primi segni della lotta tra il bene e il male, i primi segni della vittoria di Dio su ogni male! Questa notte Dio annienta il male più grande: con la Passione, Morte e Risurrezione del suo Figlio è vinto il potere della morte, il nemico più violento, il vuoto più drammatico, la disperazione più aggressiva. Il Signore è risorto, la luce ha vinto le tenebre, la vita si riveste di speranza nella pace e nella gioia. Ora, in Dio, tutto è veramente compiuto. Dio ci ha aperto la dimora dell’eternità.
Eppure, pensando alle nostre vite, a noi, oggi, qui, percepiamo quanto sia faticoso accogliere, e direi abituarsi, ad una Grazia così grande rivolta ad ognuno di noi.
Dio ci propone una vita risorta, con un orizzonte d’eternità e noi, tramite le nostre scelte ripiegate su noi stessi e chiuse, col nostro smarrimento di fronte alle prove del dolore, attraverso le nostre disperazioni, continuiamo in un certo senso a cercare Gesù ancora morto nella tomba. Lo cerchiamo certo sinceramente, per rafforzarci con la sua vicinanza, bramando quasi consolazione per la sua assenza, impauriti di fronte alla vita a volte così dura, ma lo cerchiamo come le donne la mattina di Pasqua che tenevano il volto chinato a terra (Lc 24,5). Lo invochiamo accoratamente, ma come se in fondo non cogliessimo la potenza della sua presenza risorta in mezzo a noi. Lo invochiamo come un Dio disarmato, impotente, morto! Dio lo sa. Sa che il nostro cuore e la nostra mente hanno bisogno di essere continuamente guidate a scoprire la sua presenza risorta.Quanti angeli, persone dalla fede salda e autentica, nel corso della nostra vita, ci parlano di resurrezione, ci aprono gli occhi all’eternità, quando noi siamo incastrati nella morte! Come per le donne al sepolcro, Dio ci manda messaggeri pasquali, uomini e donne di fede, che con amore, illuminati dalla luce della loro speranza - luce proveniente da quel cero pasquale che abbiamo seguito questa notte, scaldate da quel fuoco nuovo che abbiamo benedetto, irrorate da quell’acqua battesimale che li ha fatti rinascere a vita nuova – ci chiedono: “perché cercate tra i morti colui che è vivo” (Lc 24,5)? Risorgi! Confida nella forza di Dio. Rialzati! Ritrova la gioia! Non permettere più che le morti della tua umanità ti ingannino facendoti dimenticare che come Cristo risorgiamo a vita nuova e che attraverso di lui respiriamo già quell’aria di eternità che Egli ha innestato nella nostra umanità. Non perdiamo la speranza che Dio ci ha offerto con la sua risurrezione!
E noi stessi che abbiamo ricevuto l’annuncio dell’Alleluja pasquale chiediamo al Signore risorto di renderci messaggeri di risurrezione, di far riscoprire al mondo la dignità e la dolcezza dell’essere popolo perdonato, vivificato e custodito da Lui, di poter offrire all’umanità, attraverso la nostra testimonianza, la serenità e la pace di chi respira la Grazia del sapersi cittadino della vita eterna e non solo di questa terra. É consolante, e meravigliosamente rassicurante poter dire che tutto è compiuto in Dio questa notte. É consolante e rassicurante sapere che il grido di Gesù sulla croce “tutto è compiuto” attendeva la luce di questa notte per avere un senso. É consolante e rassicurante che anche i crocifissi di oggi che gridano dalle loro croci sono redenti dalla luce di questa notte in cui tutto si compie nell’Alleluja della Resurrezione del Signore. Si, Cristo ha vinto la morte, Cristo è veramente risorto! Ora tutto è compiuto, Alleluja!
fr. Gian Matteo Serra, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma