Gesù non ne aveva bisogno, ma...
Ad una settimana dall’Epifania la liturgia ci fa celebrare il Battesimo del Signore. Gesù ha già circa trent’anni, vissuti nella sua terra, in Galilea, nella discrezione della sua quotidianità, probabilmente in famiglia, alla bottega di Giuseppe, educato dalla premura materna di Maria. I Vangeli non ci dicono niente di questi primi trent’anni della vita di Gesù.
- Gesù, dopo trent’anni di discrezione, di normalità, di quotidianità, si sposta dalla Galilea al Giordano per ricevere il Battesimo di Giovanni Battista. Il Battesimo di Gesù in qualche modo ha a che fare con sua la quotidianità.
- Questo Battesimo rappresenta anche l’inizio della sua vita pubblica. Al momento del Battesimo si aprono i cieli, che il peccato aveva chiuso; ed è di quei cieli aperti e di una vita nuova in Dio che Gesù inizia a predicare, compiendo segni di compassione, di rinascita, di vita. Il Battesimo ci fa pensare che sta sempre alla fonte di ogni missione, come lo è stato per quella di Gesù.
- Nel momento del Battesimo nel Giordano lo Spirito, lo stesso che aleggiava nelle acque al momento della creazione, si fa presente in modo visibile: lo Spirito scese sotto forma corporea di una colomba ; e il Padre si fa sentire: dal cielo una voce chiama Gesù “Figlio mio, L’amato”. Il Battesimo ci parla della presenza intima di Dio che è nostro Padre e ci fortifica e perdona attraverso il suo Spirito.
Quotidianità, missione, presenza di Dio, sono parole che guardando al Battesimo di Gesù ci parlano anche del nostro essere Battezzati.
La maggior parte di noi è stato battezzato da bambino. Non abbiamo un ricordo del nostro Battesimo. Il Battesimo ci ha permesso di ricevere tutti gli altri sacramenti, ai quali altrimenti non potremmo accedere. Il Battesimo è il grande discreto, fra i sacramenti. E’ il fondamento sui quali si posano tutti gli altri. Molti si sposano, alcuni sono chiamati al Sacerdozio o alla vita consacrata … è un cammino di santità, una forma che prende il Battesimo, un colore del Battesimo. Con la Cresima siamo fortificati nella testimonianza di fede che deriva dall’essere battezzati; nutriamo la nostra anima redenta dal Battesimo in Cristo con l’Eucaristia; possiamo sempre implorare il perdono di Dio con la confessione perché anche noi in Cristo siamo “amati” in qualche modo come Lui è l’amato; e come Battezzati attraverso l’unzione degli infermi possiamo chiedere la santità e la guarigione nel momento della malattia. Tutto grazie al nostro Battesimo che quasi come il nostro stesso sangue nel corpo avvolge tutta la nostra esistenza, tutta la nostra quotidianità. La nostra è una quotidianità permeata dalla grazie dell’essere Battezzati. Ogni gesto, piccolo o grande che sia, confuso nella quotidianità, diventa cammino di santità grazie al Battesimo.
Questa quotidianità non è una gara solitaria per andare in paradiso! In Paradiso andremo se avremo vissuto desiderando di portare qualcuno con noi, essendo cioè missionari del Battesimo che da vita. Col Battesimo inizia la missione pubblica di Gesù, col nostro Battesimo questo seme di missione è lì che aspetta di essere curato: con la pazienza, con la gratuità, con la benevolenza, con la generosità, con la rinuncia, con la preghiera … con l’esempio, andando anche controcorrente. Il Battesimo ci fa missionari dell’amore che a nostra volta abbiamo ricevuto. Ci invita ad aiutare gli altri a sentirsi a loro volta figli amati! Senza missione il Battesimo continuerà a fremere, direi a ribollire dall’interiore, dal nostro cuore per risvegliarci dal sonno dell’egoismo e della pigrizia e per trasformarci in apostoli. Il battesimo ci fa missionari.
Gesù non aveva bisogno del Battesimo di Giovanni. Si trattava infatti di una sorta di segno che portava con se una dichiarazione pubblica di impegno nella penitenza e nella conversione, un lavacro che non è una purificazione solo fisica, come tanti ne esistevano allora, ma anche spirituale. Gesù non aveva bisogno di questo, perché non aveva di che convertirsi. Il suo Battesimo certamente serviva per mettere in risalto l’operato di Giovanni il precursore.
Principalmente però Cristo si fa Battezzare come tutti gli altri perché condivide in tutto eccetto il peccato la nostra natura umana. E il Padre, proprio nel momento in cui il Figlio si fa simile a tutti gli altri peccatori, mettendosi in fila con loro, ne conferma l’identità e la missione: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”.L’Amato porta la nostra natura umana con perfezione e quindi attraverso il suo entrare nel Giordano santifica le acque. E’ come se simbolicamente rendesse puro quell’elemento di vita attraverso il quale riceviamo il Battesimo: l’acqua. Allo stesso tempo con l’acqua che purifica ci dona lo Spirito che vivifica che ci dà vita, vigore, coraggio. Con il lavacro dell’acqua e lo Spirito che abbiamo ricevuto nel nostro Battesimo, Dio è sempre presente nella nostra vita. Col Battesimo perdona la colpa antica e diventiamo “gli amati” perché a sua immagine. Lo ricordiamo ogni volta che entrando in una chiesa ci segniamo con l’acqua benedetta! Ricordiamo la presenza della grazia di Dio nelle nostre vite e facendo il segno di croce chiediamo a Dio di risvegliare in noi la coscienza della sua presenza. Il Battezzato non è mai abbandonato da Dio. Lo stesso Spirito disceso come colomba su Gesù abita nel tempio del nostro cuore per l’eternità. Siamo tempio dello Spirito ricevuto nel Battesimo. Non esitiamo a chiedere che la sua grazia ci fortifichi ogni volta che ne abbiamo bisogno. Ricordiamo che il Battesimo ci ha aperto le porte del perdono, e che Dio non vuole che siamo separati da Lui. Ricordiamo che lo Spirito è in noi.
Gesù non aveva bisogno del Battesimo di Giovanni, ma in un certo senso, pensando al suo Battesimo come all’origine del nostro Battesimo, noi avevamo bisogno del Battesimo di Gesù. Grazie al nostro Battesimo siamo testimoni di santità nella quotidianità, missionari dell’amore che abbiamo ricevuto e tempio della presenza di Dio che perdona e fortifica. Tutto questo ha la sua sorgente nel Battesimo di Gesù, e di conseguenza da quel momento in cui qualcuno, pronunciando il nostro nome ha detto “Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Amen
fr. Gian Matteo Serra, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma