DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

Re d'amore e di pace al servizio di tutti

Pubblichiamo l'omelia che il Card. António Augusto dos Santos Marto, vescovo di Leiria-Fátima, ha pronunciato durante la presa di possesso del titolo cardinalizio della nostra basilica di S. Maria sopra Minerva

"Grazia a voi e pace...da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra... che ci ama e che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre”. Con questo augurio dall’apocalisse rivolgo il mio più cordiale saluto a ciascuno di voi presenti in questa celebrazione eucaristica…

Vi ringrazio di accompagnarmi in questo momento in cui prendo possesso di questa maestosa e bellissima chiesa-basilica di Santa Maria sopra Minerva che Papa Francesco mi ha assegnato come titolo cardinalizio e segno di partecipazione alla sua sollecitudine pastorale nell’Urbe.

Il significato della “titolarità”: il legame a Roma e a Fatima

Non posso non avere presente questa significativa “titolarità “che mi lega sia a Roma che a Fatima . Da un lato, il legame di affetto al Papa per la presenza delle spoglie di Santa Caterina da Siena, la Patrona d’Italia, colei che era tanto affezionata al Papa da chiamarlo “dolce Cristo in terra”. Dall’altro, il legame a Fatima: la basilica è un punto di riferimento per i fedeli di Roma nella loro devozione alla Madonna del Rosario, come si nota dalla statua posta all’ingresso della Chiesa.

Inoltre, c’è la dimensione della bellezza: non solo per la presenza dei grandi artisti (Michelangelo, Beato Angelico…), ma anche per la volta azzurra della basilica che dà uno splendore speciale a questo luogo sacro. È una sua peculiare caratteristica: il vasto azzurro che sovrasta il popolo di Dio. È il richiamo al cielo, alla città santa ed eterna.

Cristo Re paradossale

In questa splendida cornice siamo invitati a celebrare oggi il Signore Gesù quale Re dell’universo. Alla fine dell’anno liturgico, la liturgia chiama l’intera Chiesa, ogni comunità, ogni cristiano a raccogliersi attorno al loro Signore e Re, a rivolgere il cuore e lo sguardo a Lui in atteggiamento di adorazione, di ringraziamento e di richiesta di perdono e rinnovamento.

Dobbiamo innanzitutto interrogarci: in che modo Gesù è re? Come ha manifestato la sua regalità e il suo regno? Che cosa significa per noi oggi e che cosa ci chiedi come suoi discepoli?

Il Vangelo odierno ci invita a contemplare come la regalità di Cristo si rivela in modo sorprendente nella passione, proprio nel giudizio davanti a Pilato e definitivamente sulla croce. Infatti ci presenta l’inerme Gesù in una situazione umiliante davanti al potere romano. Come si può allora pensare e dire che Gesù è il nostro re? Alle domande del governatore romano, Gesù rispose affermando di essere sì re, ma non di questo mondo. Ecco, rimane chiaro in partenza che egli non ha alcuna ambizione politica, economica o militare; non vuol dominare con la forza del potere, delle armi o della manipolazione delle coscienze.

Di seguito precisa subito come lui è un re diverso: “Tu lo dici: io sono re. Per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è della verità, ascolta la mia voce”.

Ma qual è la verità che Cristo è venuto a testimoniare nel mondo? L’intera sua esistenza rivela che Dio è amore: è questa dunque la verità a cui Egli ha reso piena testimonianza con la sua parola, i suoi gesti e atteggiamenti, i suoi incontri, la sua misericordia e il suo perdono fino alla sua consegna totale sula croce. Sì, la croce è il “trono” dal quale ha manifestato la suprema regalità di Dio Amore. card dos santos   Antonio card. Marto,
   Vescovo di Leiria-Fatima
Così ci è possibile vedere che la regalità di Cristo è unica, si distingue da tutte le regalità terrene. Non è un potere tra i poteri di questo mondo, in concorrenza tra loro. Il regno di Gesù è altro: non è dominio, ma servizio a tutti quale “regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace” nei cuori e nel mondo!

Al servizio del regno di Dio nel mondo

Cristo re non si impone, ma si propone alla nostra libertà; non ci conquista, ma ci attrae con il suo amore e la sua tenerezza; non ci domina, ma ci serve con i suoi doni. Egli non incute paura. Bussa alla porta del cuore e della mente di ciascuno e, dove può entrare, apporta misericordia, pace e gioia! Questo è il modo di regnare di Cristo!

Cari fratelli e sorelle, tutti noi siamo chiamati ad accogliere e collaborare nell’ edificazione di questo regno nella storia. Gesù risorto, come ci dice la lettura dell’apocalisse, continua a essere fonte di vita, di amore, di salvezza per l’intera umanità. Egli ci rende partecipi e collaboratori della sua regalità: “ha fatto di noi un regno, sacerdoti (dell’amore) per Dio suo Padre”. Il suo regno cresce non attraverso il proselitismo, ma per contagio, il contagio della testimonianza, del nostro impegno nel rinnovamento della vita personale, famigliare, sociale per costruire un mondo più giusto e fraterno, nella sequela di Cristo. Ognuno di noi può farsi queste domande: come cresce dentro di me il regno di Dio? Come servo gli altri? Come sono a disposizione degli altri con le opere di carità, di condivisione, di solidarietà?

Maria, Regina dell’amore e della pace

In questo impegno ci aiuterà la Vergine Maria con il suo esempio e i suoi appelli. Infatti, Ella è stata associata alla regalità di Cristo in modo singolarissimo. A Lei, Dio chiese di diventare Madre del Messia, e Maria corrispose a questa chiamata con tutta se stessa, unendo il suo sì incondizionato a quello del Figlio Gesù fino alla croce. Anche come Madre gloriosa veglia per l’umanità affinché si compia il regno di amore, giustizia e pace sulla terra degli uomini.

In questa prospettiva possiamo capire la manifestazione della Madonna a Fatima. Ella è apparsa in quel luogo per proclamare la chiamata urgente ad accogliere il regno di Dio in una ora storica in cui era rifiutato, combattuto, perseguitato da poteri totalitari e atei. È venuta come avvocata, difensora e porta voce dei milioni di vittime innocenti dalle guerre mondiali e dalle persecuzioni alla Chiesa. È venuta a cercare collaboratori al servizio del Regno, come quando ha chiesto ai pastorelli: “Volete offrirvi a Dio per riparare il peccato del mondo”, ad essere cioè suoi collaboratori nel suo disegno di salvezza? E chi non vede nei santi pastorelli l’esempio vivo dell’accoglienza del “regno di santità e di grazia” nella loro totale offerta a Dio e nel loro amore ai poveri, ai malati, agli afflitti e ai peccatori?

All’intercessione della Madonna del Rosario e dei santi pastorelli di Fatima, Francesco e Giacinta Marto, affidiamo la Chiesa e l’intera umanità, affinché l’amore di Dio regni in tutti i cuori e si compia il suo disegno di giustizia e di pace.

Antonio card. Marto, Vescovo di Leiria-Fatima
Titolare Basilica Santa Maria sopra Minerva in Roma

Ed iniziò a mandarli a due a due per portare
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