Il sacro Graal
Tra storia e leggenda, lunghi periodi di totale silenzio ed altri di più certa tracciabilitá, in un lasso di tempo di circa 2000 anni, seguendo le Tracce del Santo Calice, raggiungiamo in fine Valencia, città costiera situata nella parte sud-orientale della Spagna. È conosciuta per le sue spiagge, per la cultura raffinata ed affinata lungo il corso dei secoli, ma Valencia oltre a tutto ciò, può vantarsi di essere la custode del Santo Calice.
È Proprio di questo prezioso oggetto che voglio parlarvi in questo breve articolo. La sacra reliquia del Calice del Signore è, secondo gli archeologi, una coppa di agata finemente lavorata, risalente al I sec. A.C., prodotta in Siria oppure in Egitto. Sarebbe “la coppa della benedizione” utilizzata da Gesù nella sua ultima cena, in Gerusalemme. Secondo i vangeli sinottici e gli scritti Paolini, il Signore durante suddetta cena, seguí il rito Pasquale ebraico, e quindi dopo aver consacrato il pane, “prese il Calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: «questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti»”. (Mc 14, 23-24).
Pare che questo prezioso calice fu portato da San Pietro a Roma, dove hanno continuato ad utilizzarlo i papi che si susseguirono. Certo non si può avere certezza assoluta su tutto questo però se analizziamo ad empio il canone romano, scritto di greco antico, troviamo: “ha preso questo glorioso calice nelle sue senti e venerabili mani”. Se vogliamo questa espressione può essere considerata una testimonianza indiretta di una venerazione già esistente del calice. Successivamente durante la persecuzione di Valeriano nel 258, il Papa San Sisto II, riveló al suo diacono San Lorenzo di tale reliquia, e lui, saggiamente, provvide ad allontanarlo da lì, fino a portarlo nel suo luogo di nascita ai piedi dei Monti Pirenei, ad Huesca.
Fu gelosamente conservato in questo luogo fino a quando non si configurò la pericolosa invasione islamica del 711, quando nuovamente la reliquia fu traslata è nascosta nelle viscere dei Monti, nella valle di Hecho. Con l’instaurarsi del regno cristiano di Aragona, il Santo Calice viene traslato nel monastero di San Juan De la Peña. Di questo posto già nell’XI secolo, i pellegrini che percorrevano il cammino di San Giacomo di Compostela ne fecero una tappa del proprio pellegrino. Risale a questo periodo la nascita della leggenda dei cavalieri del Santo Graal.
In seguito il re Martín de Human lo porto all’interno del suo palazzo di Saragozza e da lì, nell’anno 1399 Alfonso V il Magnanimo lo trasferì nel palazzo reale di Valencia fino a quando non fu consegnato finalmente alla cattedrale di Valencia nel 1437. Le peripezie di questo prezioso oggetto non finiscono qui!Fu portato prima ad Alicante poi ad Ibiza e a Palma di Maiorca durante tutta la guerra di indipendenza dal 1809 al 1813. In seguito rimase nascosto a Carlet in Valencia Per tutta la durata della guerra civile del 1936 al 1939 fino a quando non è stata spostata nella sala capitolare della cattedrale che è ad oggi la sua collocazione. Dopo tutti questi secoli, forse anche con la volontà di dare un segno di continuità sulla venerazione di tale calice, l’8 novembre del 1982 il Papa Giovanni Paolo II celebrò nella cappella del Santo Calice, utilizzandolo, proprio come facevano nell’antichità i suoi predecessori. Dopo di lui fu il turno di Papa Benedetto XVI nella visita dell’8 luglio del 2006 in occasione della giornata mondiale delle famiglie.
In questo breve riassunto spero di aver fatto chiarezza sulla storia che accompagna questa preziosa reliquia. Mi trovo a scriverla oggi, quando i media parlano di grandi rivelazioni sulla sacra Sindone, non totalmente originale, secondo i loro studi. A questo punto permettetemi di ribadire che la fede cristiana non si basa né sulle reliquie ne sulle scoperte archeologico-scientifiche e neanche sui miracoli, bensì sull’esperienza vera dell’amore misericordioso del nostro Dio! Con questa inattaccabile certezza nel cuore, andiamo avanti col nostro cammino, ed ogni passo reale della scienza sarà un passo verso la verità!
fr. Domenico G.M. Sprecacenere, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma