Il testamento spirituale di san Domenico
S. Domenico di Guzman morì a Bologna, all’età di 50 anni, il 6 agosto 1221. Tra le ultime parole rivolte ai frati che assistevano al suo transito, ci sono tramandate queste raccomandazioni: “Fratelli carissimi, ecco l’eredità che vi lascio come a miei figli: abbiate la carità, conservate l’umiltà, abbracciate la povertà volontaria”.
“Abbiate la carità” cioè vivete della vita di Dio stesso, perché Dio è carità. In questa espressione così semplice, la vita del predicatore è tutta orientata e fissata e persino elevata alle altezze dove deve fiorire e irradiare. Ma questo tesoro della carità e della vita divina lo portiamo in vasi troppo deboli, i vasi della nostra fragile umanità. Domenico non lo ignora e per questo aggiunge “conservate l’umiltà” mettendo in guardia così dal nemico interiore, che è l’io, l’amor proprio. E per questo dice ancora “abbracciate la povertà volontaria”, contro il nemico esterno, la cupidigia, che è causa di tanti mali.
Nella consegna che Domenico lascia ai suoi figli c’è anche la descrizione di ciò che lui stesso ha vissuto. La carità praticata in totale purezza; la povertà che lo portava ad accontentarsi dello stretto necessario; l’umiltà che lo induceva a stare al di sotto di tutti. Questa vita in Dio è stata la sua caratteristica fondamentale, tanto che i suoi contemporanei dicevano che egli parlava sempre e unicamente di Dio o con Dio. Nel giorno della sua festa tutti noi della famiglia domenicana siamo sollecitati a tornare alla sua ispirazione che è la radice della nostra vocazione.
Se interroghiamo il suo cuore di Padre, egli ci rivolge anche oggi quelle raccomandazioni che affidò in punto di morte come eredità ai suoi figli: “Abbiate la carità, conservate l’umiltà, abbracciate la povertà volontaria”. In questo suo testamento, nella sua sostanziale brevità, è racchiusa la vita spirituale del predicatore. Per realizzarla concentriamo il meglio delle nostre forze e invochiamo l’aiuto di S. Domenico con quella preghiera tanto familiare alle nostre orecchie: O spem miram.
“O meravigliosa speranza che nell'ora della morte hai dato a coloro che piangevano mentre promettevi ai frati di esser loro più utile dopo la tua morte. Adempi, o Padre, quanto hai promesso, aiutandoci con la tua preghiera. Tu che con tanti miracoli hai risanato corpi di ammalati, guarisci il nostro cuore portandoci la grazia di Cristo.
Che il nostro Padre S. Domenico accolga le nostre invocazioni e benedica la nostra Provincia.
fr. Aldo Tarquini, O.P.
Priore Provinciale della Provincia Romana di S. Caterina da Siena