Il Silenzio dei Piccoli - meditazione su Mt 11, 25–30
Ricordo quando, in noviziato, facevo volontariato in una casa di domenicane, a Napoli, ai quartieri spagnoli. I bambini, sapevano fare domande curiose, però allo stesso tempo molto profonde ed acute.
Mi viene in mente anche quando G. K. Chesterton in Eretici ha scritto “Non può esservi sintomo più evidente di una vigorosa salute fisica della tendenza a inseguire nobili e folli ideali; è nella prima esuberanza dell'infanzia che vogliamo la luna.” Credo che il brano del vangelo considerato voglia insegnarci proprio questo.
Questa pericope innanzitutto può essere messa in parallelo con Rm 8,9 c quando San Paolo scrive che in ognuno di noi dimora, abita lo Spirito di Dio. È uno Spirito divino, insomma Dio stesso che è a stretto contratto con noi. Non qualcosa di semplicemente esterno e lontano da noi, nulla che rimanga esterna. È un dono intimo e allo stesso vivificante che produce effetti cioè vivi e visibili in noi: lo Spirito di Dio ci permette proprio di essere piccoli.
L’originale greco mostra che quel vocabolo, letteralmente si potrebbe tradurre con “colui che è senza parole”, dunque giustamente piccoli, infanti o bambini. La piccolezza evangelica infatti non è l’ingenuità, la stupidità o la falsa modestia. Essa intende invece il saper rimanere in silenzio, dunque la capacità di ascolto profondo e attento nel silenzio di Dio. Un silenzio piccolo, privo di orgoglio e di pretese nei confronti di Dio. Dio ci dà questo dono che accettiamo e al tempo stesso educare con la nostra libertà e azione: è dono per tutti. Questa intimità silenziosa col Signore permette al “piccolo” di portare il giogo di Gesù, perché chi è piccolo in Gesù Cristo sa che ogni prova, sofferenza, croce o impegno che Dio gli chiede di portare, non sarà mai solo a portarlo. Per questo è un giogo dolce e leggero: perché il primo a caricarlo sulle proprie spalle è Gesù stesso.
Gesù dolce Gesù amore,
fr. Gabriele Scardocci, O.P.
Convento S. Maria sopra Minerva, Roma
Mt 11
25 In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare. 28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».