DOMENICANI

Provincia Romana di S. Caterina da Siena

"Cor orans": tempo di discernimento e decisioni

Il 15 maggio 2018 è stata presentata l'Istruzione della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica che applica le disposizioni della Costituzione Apostolica Vultum Dei Quaerere, per i Monasteri femminili di Vita Contemplativa. I passaggi salienti sono: formazione, autonomia, monastero “sui juris“, vigilanza - federazioni, tipo di clausura

Tra le novità rispetto al passato: al primo posto vi è messa la formazione permanente ed iniziale, la prima costituisce l'humus in cui si inserisce quella iniziale che prevede un serio discernimento sia per la candidata alla Vita contemplativa che per la Comunità, che deve accogliere o meno. Pertanto è stato disposto l'obbligatorietà di un minimo di nove anni di formazione ed un massimo di dodici anni.

Diventa obbligatorio: un anno di Aspirantato, un anno di Postulantato, due anni di Noviziato e cinque anni di Professione semplice temporanea. Il documento precisa chiaramente il significato dei vari termini in questione: per monastero “sui juris“, tradotto volgarmente in monastero autonomo, si intende un monastero in cui la superiora è superiora maggiore e gode di autonomia di governo, formazione ed amministrazione economica.

La novità consiste nella verifica di fatto di questa autonomia di diritto, che è un vero privilegio se si pensa che la superiora di un monastero di sei monache (è il minimo per avere diritto all'elezione della superiora) è equiparata ad un superiore o superiora generale di Istituti con minimo quaranta religiosi, se di diritto diocesano, oppure di cento cinquanta se di diritto pontificio (almeno all'inizio per ottenerne l'approvazione). Ora l'autonomia di diritto deve essere un'autonomia di fatto che andrà verificata grazie alla regolare visita canonica che l'Ordinario religioso o il Vescovo diocesano devono fare, ma non più da soli, bensì con la Presidente Federale, la quale poi dovrà relazionare alla Santa Sede, da cui i Monasteri in ultima analisi dipendono.

antonio cocolicchio 2    fr. Antonio Cocolicchio, O.P.Le strutture di comunione tra i Monasteri creati per superare il loro isolamento e a volte l'auto-referenzialità diventano ora obbligatorie: vengono elencate e spiegate le differenze tra Federazioni, Associazioni, Conferenze, Congregazioni Monastiche; in quest'ultimo caso la Presidente è anche Superiora maggiore, si dà il caso tra le Monache Benedettine o Passioniste che non avendo la Consociazione giuridica con l'Ordine maschile corrispondente potranno adottare questa possibilità.

Ogni Monastero, anche se all'interno di un unico Ordine, potrà scegliere il tipo di clausura più consono al proprio carisma e alle attività che svolge, per cui oltre alla clausura papale, che non prevede opere esterne ed istituisce una separazione materiale più netta (ad esempio, le monache non andranno tra la gente in Chiesa o altro locale del monastero per la Lectio divina), la clausura costituzionale o monastica prevede la possibilità di accoglienza - foresteria e attività spirituali e culturali, che potranno svolgersi nei locali monastici destinati allo scopo, mentre la restante parte del monastero dovrà destinarsi ad esclusivo uso della comunità.

Concludo per motivo di tempo e di spazio sul tema della Vigilanza, in quanto è ciò che tocca maggiormente l'identità delle monache domenicane. Il nuovo documento non dà più la possibilità di una “doppia“ vigilanza, cioè come previsto attualmente nella maggior parte dei monasteri domenicani, accanto al Maestro dell'Ordine dichiarato Superiore regolare di tutti i monasteri e di tutte le monache dell'Ordine, per una recepita disciplina il Vescovo diocesano aveva alcune competenze. Con le nuove disposizioni deve essere netta la Vigilanza: o dell'Ordinario religioso o del Vescovo diocesano.

Nel caso delle Domenicane non si potrà avere se non il solo Ordinario religioso, essendo il Maestro dell'Ordine il Superiore regolare di tutte le monache domenicane; anzi costituendo un vero e proprio unicum rispetto agli altri Ordinari religiosi, in quanto al Maestro dell'Ordine sia le monache che i frati promettono obbedienza nell'atto della professione religiosa e ciò per salvaguardare l'Unità dell'Ordine e della sua Missione. Questo è specifico delle monache domenicane, riguarda la loro identità carismatica, essendo state associate dal Santo Padre Domenico alla sua “Santa Predicazione“ e quale parte integrante e fondamentale dell'Ordine, le monache hanno lo scopo di nutrire con la loro vita di intima comunione con Dio la vita apostolica dei frati e degli altri membri della famiglia domenicana. La Chiesa chiede di approfondire, custodire e tutelare l'identità carismatica, e di viverla fedelmente con gli strumenti che ci mette a disposizione oggi. Ecco perché al primo posto vi è la formazione permanente che non è solo ed esclusivamente accademica, ma anche spirituale e pratica, dovendo essere in grado ognuno di noi di dar ragione della propria identità vocazionale e di conseguenza di viverla secondo le proprie capacità.

Buon lavoro, dunque, alle nostre consorelle: è tempo di discernimento e di presa di decisioni e poiché il Santo Padre Domenico ci ha affidato reciprocamente, sono questioni che ci riguardano. Questa unità complementare che è la più forte che si dia nel diritto particolare di un Ordine religioso, è stata sempre motivo di fierezza e di manifestazione di identità per noi domenicani. Tuteliamola quindi, amiamola, viviamola.

Sant Padre Domenico, prega per noi e intercedi per il discernimento e le decisioni delle tue figlie, che sia conforme alla tua meravigliosa intuizione carismatica attualissima: una sola Famiglia con i diversi stati di vita, unita giuridicamente e nella missione.

fr. Antonio Cocolicchio, O.P.
Convento di S. Maria sopra Minerva, Roma

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