Dal sentirsi amati scaturisce l’amore
Per riflettere sulla preghiera di intercessione, potremmo evidentemente considerare i tanti esempi che la Bibbia ci propone, sia nell’antico che nel nuovo testamento, come potremmo del resto meditare gli scritti dei Padri della Chiesa.
Potremmo istruirci pienamente su di essa prendendo ad esempio i tanti Santi e Sante che si sono fatti intercessori per il prossimo, o anche confrontandoci con il Magistero e col Catechismo della Chiesa Cattolica, ma quello che mi propongo di fare, molto semplicemente, è cercare di comprendere in che modo questa scaturisca dal cuore dei tanti personaggi biblici, come nei Padri o nei Santi, o in seno alla Chiesa, che sapientemente ha trascritto tutto per istruire l’intero popolo di Dio su quello che consideriamo il più alto grado di carità.
In realtà non so se istruire è il termine più corretto da utilizzare, probabilmente no in quanto ritengo che una speculazione del proprio essere o in altri termini, più vicini alla nostra dottrina cattolica per l’appunto, un profondo esame di coscienza, possono condurci ad una medesima e comune risposta, come se questa fosse inscritta in noi e nostro unico compito fosse quello di spolverare i reconditi recessi della nostra coscienza per accorgerci di possederla dai tempi che furono.
Quello a cui mi piacerebbe che giungessimo concordemente, è che la preghiera di intercessione, essendo come già detto, il più alto grado di carità, non può nascere se non dalla Carità stessa, dall’Amore, da Dio.
Come ci suggerisce il termine stesso, intercessione è mettersi in mezzo, interporsi… ma interporsi tra cosa, tra chi?
È un interporsi tra le situazione problematiche che riguardano i nostri fratelli e sorelle, vicini e lontani, amati o anche non amati, fino anche a raggiungere, con l’aiuto di Dio, quelli odiati, interporci dicevamo tra loro e la salvezza che proviene evidentemente solo da Dio, porci in mezzo affinché possiamo diventare conduttori, ponti per far sì che i nostri fratelli siano raggiunti dalla grazia di Dio, e non meno importante e quasi consequenziale, che questi ultimi siano a poco a poco sgravati delle loro zavorre, materiali ma soprattutto spirituali.
Questo richiede che l’intercessore, abbia un atteggiamento di solidarietà nei confronti della persona o per la situazione per cui intercede, e richiede ancora, un atteggiamento di umiltà, l’umiltà di chi sa di essere un semplice e talvolta misero conduttore della salvezza divina e non l’artefice!
Richiede anche coraggio e forza perché, passatemi l’immagine, un po’ come chi si pone a difesa di un amico che le sta prendendo, rischia di prenderle a sua volta e ne uscirà sicuramente provato e nel peggiore dei casi ferito.
Ma ora ditemi un po’… l’immagine dell’intercessore descritta, non vi ricorda un po’ quella di Gesù, ponte per noi tra Cielo e Terra, deriso, flagellato, caricato dei nostri peccati e infine morto per noi, affiche noi potessimo ricevere la vita dal Padre per mezzo di Lui? Può forse nascere la preghiera d’intercessione da un cuore che non vive l’amore? Direi proprio di no!
Allora così come Gesù ha amato noi e ha dato la Sua vita per noi, così noi nel nostro piccolo, colmati dall’amore di Dio, possiamo, dobbiamo e vogliamo offrire questo sacrificio, piccolo o grande che sia, ed intercedere per i nostri fratelli, sapendo che in questa missione siamo stati preceduti in prima battuta da Gesù stesso, che “alla destra del Padre intercede per noi”, poi dallo Spirito Santo, che “con insistenza intercede per noi con gemiti inesprimibili”, e dalla Beata Vergine Maria, “Avvocata” nostra, nostra “Ausiliatrice” ,”Soccorritrice” e “Mediatrice” e poi, come fosse un fiume di grazia in piena, dai tanti santi e sante di Dio, dalla così detta Chiesa militante, purgante e trionfante. Dunque, concludendo, infinitamente grato a Dio per avermi dato tanto, è vero, con i miei limiti, ma anche con la mia speranza e fiducia in Lui, mi preparo a restituire quel molto di più che mi sarà chiesto.
fr. Domenico Sprecacenere, O.P.